Nola, imprenditore sequestrato: chiesti 5 milioni

Sequestrato ieri sera a Nola Antonio Buglione, un imprenditore di 54 anni. Forse chiesto il riscatto, ma gli inquirenti parlano di vendetta: l'imprenditore era infatti stato arrestato per associazione di stampo camorristico. Ritrovata la sua auto

Nola, imprenditore sequestrato: chiesti 5 milioni

Napoli - Posti di blocco e indagini a tappeto per ritrovare Antonio Buglione, un imprenditore campano sequestrato ieri sera nella zona di Nola (in provincia di Napoli). L'imprenditore 54enne è il titolare della società addetta alla vigilanza privata, "International Security Service", ex "Vigilante 2". In passato era stato coinvolto in diverse inchieste, tra cui una relativa ai permessi rilasciati dalla Prefettura alle società di vigilanza privata. L’auto di Buglione, una Panda, è stata trovata abbandonata in via Abate Minichini, tra Casoria e il quartiere napoletano di Secondigliano.

Richiesto il riscatto Per Antonio Buglione sarebbe stata avanzata già una richiesta di 5 milioni di euro come riscatto. Dallo stretto riserbo degli investigatori è trapelata questa indiscrezione che però deve ancora verificata. Infatti gli stessi investigatori nutrono seri dubbi sul movente del sequestro o se addirittura non si tratti di un rapimento ma di una vendetta. Insieme al fratello Carmine, Buglione ha creato diverse società che si occupano di vigilanza privata e con l’ex consigliere regionale Roberto Conte una società immobiliare. Buglione è stato arrestato il 20 febbraio 2008 proprio per l’appalto di vigilanza della sede del Consiglio regionale campano, ottenuto nel 2005, per i magistrati, grazie all’intermediazione di Conte, pure lui arrestato nell’ambito di una più complessa indagine sugli affitti d’oro delle sedi per i gruppi regionali.

Il passato oscuro di Buglione E' un passato decisamente oscuro e pieno di accuse, anche di legami con la camorra, quello di Buglione. Nel 1993 rimase ferito, al volto in un agguato, a Nola. Poi, pochi anni dopo, iniziano i processi, il primo dei quali relativo a irregolarità nella concessione delle autorizzazioni a istituti di vigilanza privata nel Napoletano. Per tutto questo Buglione nel 1995 fu arrestato: un’inchiesta, nella quale rimasero coinvolti anche l’ex parlamentare, Carmine Mensorio, poi suicidatosi e per il quale fu richiesto anche l’arresto, e l’ex prefetto di Napoli, Umberto Improta. L’accusa, per l’imprenditore rapito, fu di 416 bis e di tentativo di estorsione: secondo i magistrati vennero alla luce collegamenti tra la società Vigilanza 2, di Antonio Buglione, e Vigilanza 3, del fratello Carmine, con i boss della camorra nolana, in primis Carmine Alfieri.

I legami col clan Alfieri Anche negli anni successivi, i magistrati sostennero che gli istituti di vigilanza dei fratelli Buglione sarebbero stati utilizzati dal boss Carmine Alfieri come polizia privata per essere informato sugli spostamenti delle forze dell’ordine sul territorio. Antonio Buglione torna in ballo nel 2008, nell’inchiesta che coinvolse l’allora consigliere regionale della Campania, Roberto Conte, all’epoca del Pd. Conte fu arrestato nell’ambito di un’inchiesta sugli affiti d’oro: cifre da record per locali che dovevano servire al Consiglio regionale della Campania. In questo caso, questa l’accusa, Conte e Buglione, avevano costituito una società, la Europa Immobiliare, alla quale erano affidati i contratti di locazione.

Ultima inchiesta, nel 2010, dove Buglione risulta indagato e dove è coinvolto il senatore Pdl Vincenzo Nespoli. Bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale e reimpiego di denaro di provenienza illecita, l’accusa rivolta a Nespoli.

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