«Non so perché non mi ha votato neanche mia madre»

C’era chi, fra i candidati, faceva professione di ottimismo e puntava a centinaia, ma che dico? migliaia di consensi, sotto forma di preferenze conquistate a suon di santini, manifesti e offerta di «spuntini elettorali». Ma lo stesso aspirante consigliere comunale o municipale si era anche premurato - non si sa mai - di sensibilizzare parenti, amici e persino i residenti nel proprio condominio. Lo scopo: assicurarsi, almeno, una manciata di consensi, quelli sufficienti a non doversi nascondere per il resto dei giorni, da «trombato» senza voti e senza gloria. E invece...
«Alla vigilia, avevo spiegato tutto e bene a mia mamma - lamenta Piero Tovani, Lista Unione democratica consumatori e pensionati di Giacomo Bertone -. Eppure, aperte le urne e scrutinate le schede nel nostro seggio di Sampierdarena, ho scoperto che non risultava il suo voto». Ma come? Neanche la mamma? «C’è qualcosa che non va», insiste Tovani, ancora perplesso. Va bene le promesse mancate di qualche parente-serpente, e ci può stare anche l’amico del bar che prima si fa pagare l’aperitivo o la cena e poi, protetto dal segreto dell’urna, traccia un segno e un nome da un’altra parte. Ma la mamma, no, non ci crederebbe nessuno.
E comunque, fosse un caso solo. Invece Giacomo Bertone rivela che ce n’è stato almeno un altro, quello di Maria Grazia Alibrando, stessa lista, stesso esito apparentemente incomprensibile: «Eravamo certi, certissimi delle preferenze dei congiunti - aggiunge il vulcanico ispiratore del raggruppamento consumatori e pensionati -. Invece dobbiamo registrare casi di mancanza totale di preferenze anche da parte di coloro sui quali avremmo messo la mano sul fuoco». Interviene Rita Enrica Erba, una vita di battaglie per il riscatto del centro storico, in lista alle ultime consultazioni con il Movimento Indipendentista Ligure collegato al candidato sindaco Giuseppe Viscardi: «Sapevo di poter contare, a dir poco, su 50-55 voti sicuri. Ne ho preso 2! Me l’avevano garantito parenti e amici fidatissimi, mica degli sconosciuti. Eppure, guarda che mi va a capitare. Due voti, capito? Uno era il mio. Forse...». Rita Erba si appella al mondo: «Ho chiamato Raffaele Migliorini e lo stesso Viscardi, i miei referenti di lista, ma non li ho ancora trovati, sono irreperibili. Voglio il riconteggio delle preferenze, è un mio diritto».
Lo vuole, il riconteggio, anche Edda Fossati, sempre del Mil. Anche lei ha tampinato familiari e parenti, ha ricevuto promesse solenni. Niente da fare. Alla prova del nove, i voti sono stati cinque, una miseria. Si arrabbia anche Andrea Cambiaso, uno dei leader di Liguria Moderata, e fra i principali e più autorevoli sponsor della candidatura a sindaco di Pierluigi Vinai. Ha ottenuto 48 voti personali su 1017 di lista nel Municipio Centro Est. «C’è qualcosa che non quadra - sbotta -. Mi aspettavo molto di più, sulla base non di vane speranze, ma di assolute garanzie di tanti miei amici e congiunti, solidali con le nostre battaglie politiche. Ecco che cosa mi tocca raccogliere. Credo che, senza parlare di brogli, per carità!, ci sia più di un motivo di riflessione su uno scrutinio che non pare irreprensibile. Sarebbe opportuno, insomma - conclude Cambiaso - procedere a una revisione delle schede per verificare precisamente se molte preferenze sono state annullate, magari senza giustificazione plausibile».
La parola passa alla Commissione elettorale centrale. Che potrà raccogliere l’appello e trasformarlo in riconteggio.

O avallare i verbali dei vari seggi, così come sono stati consegnati. Una storia infinita, comunque, destinata a perpetuarsi finché non sarà adottato un criterio più razionale per raccogliere e verificare il voto. Chissà.

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