(...) urgentissimo preso ormai settimane fa al quale non è seguito alcun nostro impegno, le chiavi della casa in campagna nella quale non riusciremo ad andare per chissà quanto tempo, troppi rossetti rispetto all'unico che alla fine abbiamo il coraggio di usare, un fard camuffa stanchezza, il vecchio telefonino che non usiamo più dove però ancora abbiamo numeri e fotografie, la chiavetta usb con tutti i file del nostro computer, il caricabatterie e un arsenale di sigarette.
E dire che avevamo «travasato» tutto solo ieri, da quella nera a quella marrone, attente a liberarci dei ricordi di troppo, dei feticci inutili, della «spazzatura» con cui la vita ti ingombra le cerniere interne. Eccolo qui, sempre, tutto quello che non ci deve essere ad appesantire ciò che assolutamente non può mancare. Dio non voglia che il fuori sappia del dentro. Tanto è rappresentativo l'involucro, tanto è imbarazzante il contenuto. La borsa è il nostro biglietto da visita ma è anche casa nostra, e come tale è il soggiorno ma anche la camera da letto, l'ingresso ma anche la cabina armadio. Assieme alle scarpe migliora il tutto, corregge il tutto, solleva il tutto. Ma la borsa, a differenza dei mocassini o delle decolletè, ha anche un ripieno. Che è poi il nostro ripieno.
La borsa è l'unica cosa sulla quale non siamo pigre (la cambiamo quasi ogni giorno a dispetto dei piccoli ma faticosissimi «traslochi» che questo comporta), una delle tante cose sulle quali non siamo tirchie (per lei, assieme alle scarpe a dire il vero, siamo disposte a svenarci più che per qualsiasi altro oggetto di culto sentendoci appagate, ricche, eleganti e deliziosamente irresponsabili), una delle poche cose sulle quali siamo stoiche (non saremmo mai disposte a trasportare qualcosa che pesi quanto lei: ma davvero niente. Beh, certo, eccetto un brillante altrettanto ingombrante). Le star americane paparazzate senza trucco fuori dal supermercato, vestite in qualche modo, con i capelli in disordine sotto ai berretti e mezza faccia coperta da giganteschi occhiali da sole, è di un unico impeccabile trofeo che si fanno forti: della loro gigantesca, griffatissima borsa milionaria. L'unico particolare che non crolla nel traballante equilibrio di qualsiasi signora. Almeno finchè non la si apre
Se a Rossella O' Hara avessero appeso al polso una Kelly, una Prada, una Gucci o una Louis Vuitton, sarebbe venuto molto meglio congedarsi da quel «bruto» indomabile di Clark Gable (in arte Rhett Butler).
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