Varcare le porte del Castello Sforzesco al chiaro di luna, con le sue torri medievali illuminate, i cortili interni e segreti che narrano di guerre e di fasti lontani, i capolavori dell'arte antica che celebrano le gesta dei loro committenti, è un'esperienza che ogni milanese dovrebbe provare almeno una volta. Ancor meglio se in primavera, quando il clima mite prosegue anche dopo il tramonto rendendo più gradevoli le passeggiate notturne fra i «tesori» nascosti della città.
L'occasione, da cogliere al volo, è offerta dall'associazione milanese Ad Artem, che oggi alle 18.30 inaugura il nuovo ciclo di visite guidate serali, a porte chiuse, al Castello Sforzesco di Milano, con la possibilità di attraversare le sale museali (dalla Pinacoteca al Museo egizio, fino al nuovo allestimento del Museo dei mobili e delle sculture lignee), ammirare le preziose collezioni (fra cui la straordinaria Pietà Rondanini di Michelangelo, fresca di restauro) e scoprire ambienti normalmente inaccessibili, in orari straordinari.
Il primo incontro ruota attorno alle vicende di Ludovico il Moro, quarto figlio maschio di Francesco Sforza e di Bianca Maria Visconti, e duca di Milano dal 1480 al 1499. Si entra dalla famosa Porta del Carmine, attraverso la quale - secondo i racconti dell'epoca - il duca fuggì segretamente, per non rientrarvi più, il 2 settembre 1499 dopo la discesa del re di Francia Luigi XII. Ludovico si rifugerà a Innsbruck presso l'imperatore Massimiliano I d'Asburgo, e quando nel 1500 tenterà di riappropriarsi di Milano ormai in mano ai francesi, sarà catturato a Novara e fatto prigioniero nel castello di Loches, nella Loira, fino alla morte, nel 1508. Mentre Milano resterà sotto il dominio straniero per altri 350 anni.
Superata la porta del Carmine, si accede alla Rocchetta dall' ingresso originario, protetto da un'antica torre-passaggio, per raggiungere l'area più protetta della fortificazione, dove Ludovico collocò il suo tesoro. Attraverso gli scritti lasciati da Giacomo Trotti, ambasciatore ferrarese alla corte degli Sforza, sarà possibile ricostruire la magnificenza della sala e ammirare l'affresco rinascimentale «Argo dai cento occhi», la cui paternità è tuttora contesa fra il Bramante e il Bramantino. Percorrendo una galleria normalmente invalicabile si scenderà fino alla sala sottostante, deposito di materiali lapidei, oggetti e testimonianze legati alla famiglia degli Sforza e alla sposa del duca Beatrice d'Este.
Il percorso termina nella Sala delle Asse, attualmente oggetto di interventi di restauro, che prende il nome dalle assi in legno che un tempo rivestivano le pareti.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.