Notti sonore alla «Versailles» di Bollate

E 22. Tante sono le edizioni del Festival di Villa Arconati, benemerita rassegna con due hatù niente male: la location, la «piccola Versailles» di Castellazzo di Bollate, a una manciata di minuti da Milano; ma anche e soprattutto una programmazione nel segno della musica di alta qualità, dosato mix di nomi affermati ed emergenti, che è riuscita in una missione al limite dell'impossibile agli esordi: «Favorire un pendolarismo culturale all'incontrario, dalla città all'hinterland», per dirla con il direttore artistico Giancarlo Cattaneo. L'assessore provinciale alla Cultura Novo Umberto Maerna, che ha eletto il policentrismo culturale tra le parole d'ordine del proprio mandato, non può non applaudire a questa esperienza festivaliera, tra l'altro attenta a coniugare pubblico e privato e una politica di prezzi calmierati. Altra caratteristica ineludibile, la scelta di privilegiare artisti e gruppi che non sono mai (o quasi mai) transitati dalla villa barocca. Tendenza confermata anche nell'edizione 2010. Non mancano le eccezioni, come nel caso del settantenne pianista-tastierista di Chicago Herbie Hancock, una leggenda del jazz (chi ha la memoria lunga lo ricorderà a Castellazzo di Bollate la bellezza di 18 anni fa!), in concerto domani sera: tra l'altro, quella di Villa Arconati sarà la prima data del suo tour europeo. Prendendo spunto da Imagine, l'evergreen di John Lennon, Hancock si renderà protagonista di un viaggio lungo le canzoni di pace. Al suo fianco, tra gli altri, Vinnie Colaiuta alla batteria, Tal Wilkenfeld al basso, Lionel Loueke alla chitarra e Greg Phillinganes alle tastiere. Stasera, invece, l'onore e l'onere di aprire le danze spetta a Musica Nuda, vale a dire al duo voce e contrabbasso formato di Petra Magoni e Ferruccio Spinetti che, col recente «Canti randagi 2», ripropongono i brani celebri di Fabrizio De André secondo la tradizione della musica popolare. Già, perché la forza della coppia, assai apprezzata anche oltreconfine, sta nel riportare a una struttura musicale essenziale classici del pop, rock e del jazz. Supporter di serata i portoghesi Deolinda con una frizzante rilettura del fado.
Settimana prossima due concerti all'insegna del made in Italy: lunedì 5 luglio jazz sugli scudi con la tromba di Enrico Rava, per l'occasione alla testa del Parco della Musica Collettivo Jazz, e il trombone di Gianluca Putrella alle prese coi classici dell'intramontabile George Gershwin, mentre giovedì 8 sarà il cantautorato a farla da padrone con il piemontese Gianmaria Testa e il lombardo Stefano Vergani, accompagnato dall'Orchestrina Acapulco. È a suo modo musica d'autore anche lo spettacolo «La macchina del capo» di Marco Paolini (17 luglio): teatro civile, racconti di vita (in questo caso di un gruppo di amici tra il 1964 e il ’68), e canzoni, suonate da Lorenzo Monguzzi. Altra chicca, l'unica data italiana, il 13 luglio, della statunitense Tori Amos, che alla carriera da concertista classica ha preferito la canzone pop-rock d'autore, sempre introspettiva e mai banale.

Rimanendo sul fronte internazionale, menzione per due classici come il chitarrista flamengo spagnolo Paco De Lucia (15 luglio) e Maceo Parker (20 luglio), sassofonista erede di James Brown, che avrà come supporter eccellente il nigeriano Sean Kuti, figlio di Fela, il padre dell'Afro-beat, e occhio a Devendra Banhart, vale a dire il menestrello più bravo e quotato tra i nuovi folkettari d'Oltreoceano (14 luglio), per l'occasione abbinato ai redivivi brasiliani Os Mutantes. Chiude in bellezza (il 22 luglio) il nostro Neffa, prima punk, poi rapper, ora popstar innamorata persa della musica nera.

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