Novantenne minaccia: «Brunetta non mi considera, deve morire»

Novantenne minaccia: «Brunetta non mi considera, deve morire»

A 90 anni - della serie: non è mai troppo tardi - s’è ritrovato con una denuncia per minaccia a membro del corpo politico amministrativo dello Stato. Protagonista della vicenda è uno spezzino, Giovanni Monno, che ha combattuto in Russia, è stato partigiano, e per tre anni anche arruolato nella Legione straniera. Giunto alle soglie del secolo di vita, non ha trovato meglio che minacciare di morte, con una lettera firmata, Renato Brunetta, ministro della Pubblica amministrazione e dell’Innovazione e candidato sindaco di Venezia. I motivi del messaggio minatorio ha provato a spiegarli l’anziano stesso: «L’Italia non è il Paese giusto e democratico per cui ho combattuto». Non si è capito bene perché l’eventuale responsabilità dovesse ricadere sulle spalle di Brunetta, ma tant’è il novantenne proprio al ministro si è rivolto. Praticamente, firmandosi in calce. Sulla base, infatti, dei dati contenuti nella missiva ricevuta dal membro di governo, la Procura di Roma ha chiesto un’indagine ai carabinieri di Ameglia, frazione spezzina in cui l’anziano risiede, e i militari hanno potuto facilmente verificare che era stato il novantenne a spedirla. Esponendo le ragioni del suo gesto alle forze dell’ordine, l’uomo ha ripetuto la tesi secondo la quale «l’Italia non è il Paese giusto e democratico» per cui ha combattuto. Poi ha aggiunto: «Ho problemi circolatori e sono stato operato, ma non ricevo adeguata assistenza sanitaria. Brunetta è simbolo di uno Stato che non perseguita gli evasori e i disonesti, ma si accanisce con i più deboli». Il nonnino nella lettera ha scritto letteralmente «Brunetta merita la morte. Morirà per mia mano».

E nel seguito ha rincarato la dose: «Onorevole ministro Brunetta, come rappresentante della politica ti ritengo corresponsabile per la tua indifferenza nei miei riguardi e quindi l’ora della vendetta è scoccata». Ovviamente, data l’età e le condizioni di salute - garantiscono i militari - le parole dell’uomo non costituiscono una minaccia reale.

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