La nuova birra "proletaria" di Kim Jong Il arriva dal Wiltshire

"Orgoglio di Pyongyang", il nuovo prodotto reclamizzato dalla tv nordcoreana, nasce da una fabbrica inglese smontata e ricostruita in Estremo Oriente. "Pensavo che la volessero utilizzare per fabbricare armi chimiche", racconta il vecchio proprietario

In questi giorni gli stupefatti telespettatori della tv nordcoreana possono assistere ad uno spot alquanto insolito. Oltre alla solita propaganda di regime una nuova réclame decanta le virtù della birra «Orgoglio di Pyongyang».
Ma da quando in qua l'integerrimo Stato comunista ha scoperto la passione per luppolo e affini? Bisogna risalire a una decina d'anni fa quando il «caro leader» decise che anche la Repubblica democratica popolare di Corea avrebbe avviato la produzione di birra «di prima classe» per lasciarsi alle spalle decenni di fame.
L'occasione si presentò sottoforma di cessione di ramo d'azienda. La britannica Thomas Hardy Brewing and Packaging aveva infatti deciso di dismettere la fabbrica Ushers di Trowbridge, nel Wiltshire, famosa dal 1824 per la sua caratteristica «ale». Detto fatto: la vendita si concluse per 1,5 milioni di sterline e la garanzia di un istituto tedesco.
«Quando ho ricevuto la proposta pensai che fossero sudcoreani», ha raccontato alla Bbc Peter Ward, manager della Thomas Hardy. «Quando compresi che si trattava di nordcoreani mi preoccupai del pagamento», timore che svanì dopo la presentazione delle garanzie. In realtà, un'altro motivo per non essere troppo tranquilli c'era giacché la Corea del Nord da anni porta avanti il progetto di costruzione di un proprio arsenale atomico. «Non c'è molta differenza tra una fabbrica di birra e una per agenti farmaceutici o biochimici. L'impianto poteva essere utilizzato anche per altri scopi», ha aggiunto Ward che fu rassicurato dal mediatore tedesco dell'operazione il quale assicurò che Kim Jong Il era esclusivamente interessato alla birra.
E così si avviò lo smantellamento dell'impianto per il trasporto in Corea del Nord (l'imobile della fabbrica è stato invece demolito). L'operazione durò 18 mesi, ma la parte più dura fu avviare la produzione con una tecnologia datata e, soprattutto non avendo esperienza alle spalle. Gli assidui nordcoreani non si sono dati per vinti e hanno studiato tutta la pubblicistica sull'argomento.


Risolto il problema degli approvvigionamenti della materia prima (non tutti gli «esperimenti» sono infatti andati a buon fine), l'«Orgoglio di Pyongyang» è oggi una realtà. Con somma soddisfazione e godimento del «caro leader».

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