Ginevra - La pandemia di influenza A è "inarrestabile", per questo tutti i paesi hanno bisogno del vaccino contro questo nuovo virus. Marie-Paule Kieny, direttrice del programma di ricerca sui vaccini dell’organizzazione, ha segnalato che questa è la prima conclusione raggiunta congiuntamente dal comitato di esperti di vaccini dell’Oms e da un nuovo comitato di specialisti dell’influenza, creato dopo la notizia della comparsa dei primi focolai. Gli esperti hanno anche deciso che gli operatori sanitari dovranno essere tra i primi a ricevere il vaccino contro il virus H1N1 una volta che questo sarà disponibile.
In Italia 224 casi E anche in Italia l'influenza colpisce. Dal 9 luglio scorso ad oggi sono stati confermati infatti altri 38 casi di influenza umana A/H1N1. Lo rende noto il ministero del Welfare che, precisa, dal 24 aprile "si sono complessivamente verificati in tutto 224 casi"
Muore un medico in Inghilterra Un medico di base morto sabato nel Bedfordshire, nell’est dell’Inghilterra, aveva contratto il virus della nuova influenza. Michael Day è deceduto al Luton and Dunstable Hospital, ma le cause della morte non sono ancora note. Le autorità sanitarie hanno tuttavia comunicato che l’uomo era risultato positivo al virus H1N1 della nuova influenza. Salgono così a 17 le vittime legate alla nuova influenza registrate in Gran Bretagna. Venerdì è stata registrata la prima vittima sana nel Paese, ovvero che non presentava preesistenti patologie. Oggi in mattinata la conferma di un’altra vittima a Londra, una bambina di sei anni.
Il ceppo del virus Secondo uno studio condotto su modello animale, pubblicato oggi su Nature, il virus originato dai maiali, H1N1, responsabile dell’attuale pandemia influenzale, causerebbe più danni ai polmoni, di quanto faccia il ceppo virale dell’influenza stagionale; e, dai test effettuati, sarebbe ancora sensibile all’azione dei correnti i antivirali. Yoshiro Kawaoka dell’University of Wisconsin hanno analizzato ceppi virali isolati da pazienti infettati dall’attuale virus pandemico ed hanno valutato la loro virulenza e il tasso di contagiosità in quattro modelli animali. Hanno così visto che, nel topo, nel furetto e nel macaco l’infezione, trasmessa dai nuovi virus influenzali originati dai maiali (S-OIVs), si associa a sintomi più gravi, rispetto a quelli provocati dai normali ceppi H1N1 dell’influenza stagionale e che, pur infettando anche i maiali, non causa negli animali i tipici sintomi dell’ influenza. Questo spiegherebbe perché non è stata registrata una fase epidemica tra i maiali precedente a quella ha visto la trasmissione del virus all’uomo. Un’analisi più accurata, ha evidenziato, inoltre, che S-OIVs è geneticamente più vicino ai virus della Spagnola del 1918 e che gli anticorpi presenti nei pazienti nati prima del 1920 possono riconoscere i nuovi ceppi virali. Di anticorpi, capaci di riconoscere il nuovo ceppo pandemico, sono state trovate piccole tracce anche in persone nate dopo il 1920.
Ed infine, si è avuta per fortuna la conferma che tutti gli antivirali, compreso il Tamiflu, testati in cellule di coltura si sono mostrati efficaci contro il nuovo virus. Un incoraggiamento per le autorità sanitarie a continuare ad usare queste molecole come prima linea di difesa contro la pandemia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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