La dittatura morbida dei padroni del web

Chat Gpt (sempre più a pagamento) non ci darà più la possibilità di discernere tra il vero e il falso. Ecco perché

Sam Altman
Sam Altman
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Non so se vi è mai capitato di avere a che fare con uno dei giganti del web, soprattutto quando avete un problema. Potrebbero succedere le seguenti cose:

  • Volete iscrivere il vostro sito al canale news e ricevete come risposta un “no”. Alla richiesta di spiegazioni verrà ribattuto un “se vuoi sapere perché leggiti le regole”, che ovviamente sono tante e, spesso, incomprensibili. Per cui lasciare perdere.
  • Un vostro video viene cancellato da una piattaforma per una segnalazione esterna che lo reputa offensivo, e magari invece si tratta di un video che offensivo non è. Quando opponete la vostra sorpresa, il sistema replica che avete la possibilità di fare ricorso. Tempi della risposta? Non specificati.
  • Il gestore di tutte le attività sul web decide nottetempo di cambiare algoritmo e vi trovate più che dimezzato il traffico sul vostro portale, perché non più conforme alle regole SEO (quelle che fino al giorno prima andavano bene). Cosa potete fare? Nulla.

Sono solo tre esempi dell’attuale vita digitale, nella quale la dittatura morbida di chi gestisce il mondo di internet al massimo vi permette di interagire con un bot, ovvero un risponditore automatico basato sull’intelligenza artificiale. Ecco, appunto, proprio quella.

Perché la notizia di questi giorni è che Chat-GPT, ovvero l’invenzione di Sam Altman per semplificare le nostre vite (come spesso dice lui) adesso si è evoluto nella versione Search, il che vuol dire concorrenza feroce a Google (e a Edge, Safari, Firefox etc etc). E, per noi, essere imprigionati in una gabbia dorata, visto che le intenzioni di Open Ai è quella di servirsi solamente di fonti con cui ha stretto accordi di collaborazione, come Associated Press, Axel Springer, Condé Nast, Le Monde, Reuters e Vox Media. Non che si voglia dubitare della correttezza di questi media, ma di certo l’obbiettivo che si erano dati i padri fondatori della tecnologia, cioè quella di aprire il mondo libero a tutti, ormai è definitivamente naufragata. Altman, che ha già fatto sapere di voler trasformare la sua “no profit” in un’azienda con fini di lucro, quantomeno ha gettato la maschera, e la sua intelligenza artificiale (sempre più a pagamento) non ci darà più la possibilità di discernere tra il vero e il falso: l’unica certezza verrà data da quello che apparirà nella nostra ricerca. Potremmo non credere a quello che leggiamo? Vero, ma ormai internet ci ha anestetizzati anche a quello. E poi: dove andremo a controllare?

Certo, Open Search GPT offre anche dei vantaggi: si potranno avere risposte rapide e accurate in pochissimo tempo, con informazioni contestualizzate rispetto a ciò che si chiede. In più ci saranno alcune funzioni free e addirittura che si potranno utilizzare senza connessi in Rete.

Tutto bello, resta però il problema di fondo: esiste ancora il libero arbitrio digitale? Facendo i conti (88 miliardi di dollari i ricavi di Google l’anno scorso, 11 e mezzo quelli previsti il prossimo per OpenAI, con un aumento del 100%), evidentemente no. Per cui che dittatura sia, visti i (loro) guadagni è quello che vogliamo, speriamo che alla fine sia una dittatura illuminata. E se avremo dei dubbi, d’altronde, potremo chiederlo a Search.

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