Una Fondazione per governare le intelligenze artificiali. Così Randstad ridisegna il futuro

La multinazionale olandese che si occupa di ricerca, selezione e formazione di risorse umane lancia un progetto per far sì che l'innovazione tecnologica non sfugga di mano

Una Fondazione per governare le intelligenze artificiali. Così Randstad ridisegna il futuro
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Il problema è trovare le domande giuste e non, invece, avere le risposte già pronte. Di intelligenza artificiale se ne parla ormai in abbondanza, ma spesso si fa troppo riferimento ai pericoli della rivoluzione smart (che ci sono) piuttosto che puntare l’accento sulle grandi opportunità che potrebbero cambiare in meglio il futuro dell’Umanità.

È per questo insomma che Randstad - multinazionale olandese che si occupa di ricerca, selezione e formazione di risorse umane – ha deciso di aprire una Fondazione per far sì che lo sviluppo sempre più veloce dell’innovazione tecnologica non sfugga di mano a noi umani. Perché, come ha detto la Ministra dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini in apertura del convegno AI & Humanities: una nuova idea di futuro (organizzato al Mudec di Milano appunto dalla Fondazione Randstad AI & Humanities), «è il momento di sviluppare un sapere orizzontale, perché l’Uomo non deve stare al centro, ma deve essere a valle di tutta la rivoluzione in atto».

Ecco, insomma, il perché dell’incontro che ha lanciato il progetto: l'intelligenza artificiale sta rivoluzionando il modo di lavorare, prendere decisioni e vivere, offrendo grandi opportunità di analisi e miglioramento dell'efficienza; tuttavia, bisogna evitare di veder ridurre la capacità umana di sviluppare competenze critiche e creative, limitando la propensione all'innovazione per un cieco istinto di sopravvivenza. Per sfruttare al massimo le potenzialità dell'AI e superare i suoi limiti è insomma necessario integrare competenze tecniche con conoscenze umanistiche, in grado di comprendere le sfide etiche e sociali.

Per raggiungere questo risultato la Fondazione si propone di valorizzare appunto il contributo delle scienze umanistiche nello sviluppo e nell'integrazione dell'AI, promuovendo un uso responsabile e consapevole di questa tecnologia includendo studi filosofici, psicologici, sociali e storici. E d’altronde l’Advisory Board della fondazione è proprio quel mix di conoscenze che può dare una spinta all’obbiettivo:

  • Paola Pisano (presidente)Professoressa all’Università di Torino e già Ministro per l’Innovazione Tecnologica e la transizione digitale

  • Mirja Cartia d’Asero, Amministratrice Delegata del Gruppo 24 Ore

  • Gianni Letta, Presidente Civita

  • Pamela Morassi, Capo Segreteria del Ministro dell'Economia e delle Finanze

  • Massimiliano Patacchiola, Senior AI Research Engineer in Tools for Humanity e Ricercatore presso Cambridge

  • Guido Saracco, Professore ed ex Rettore del Politecnico di Torino

  • Ersilia Vaudo, Chief Diversity Officer e Special Advisor on Strategic Evolution dell’ESA

Una serie di personalità che devono aiutare a trovare appunto le domande giuste per affrontare i problemi dell’AI: per esempio come arginare il fenomeno del "servilismo delle macchine" (ovvero la tendenza dell'AI a confermare le convinzioni degli utenti, rafforzando eventuali pregiudizi); oppure la diffusione delle fake news; od anche la garanzia di tutela del copyright. Questa è solo una parte di ciò che andrà risolto nel prossimo futuro, vista la grande accelerazione dell’intelligenza artificiale generativa, che può offrire nuove opportunità scientifiche, economiche e sociali ma anche presentare rischi imprevedibili.

«Per governare la rivoluzione dell’intelligenza artificiale, è necessario portare la filosofia agli ingegneri e l’ingegneria ai filosofi – ha detto Fabio Costantini, AD di Randstad HR Solutions e Consigliere di Fondazione Randstad AI & Humanities -. La Fondazione esplorerà le intersezioni tra AI e Humanities per promuovere l’adozione di soluzioni tecnologiche che rispecchino i valori umani fondamentali. Sostenendo un progresso tecnologico inclusivo, etico e sostenibile, attraverso attività di ricerca, formazione e dialogo con i massimi esperti a livello nazionale e internazionale».

Il progetto è ambizioso e l’obbiettivo, in fondo, è nella semplicità delle parole di Gianni Letta, uomo di ieri (come si è definito lui) ma che ama sempre guardare al futuro: «Nell’immaginare cosa l’intelligenza artificiale possa fare per noi si deve evitare che l’eccesso di fede tecnologica cancelli i valori antichi dell’umanità». Ovvero: guardare indietro per andare avanti. Domanda dopo domanda.

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