da Los Angeles
Non è la prima volta che il personaggio di Alex Cross, detective e psicologo, nato dalla fervida penna di James Patterson arriva sullo schermo. Il primo romanzo, del 1993 si intitolava Among Came a Spider, l'ultimo uscirà negli Usa il 25 novembre con il titolo The House of Cross. In mezzo ci sono una trentina di altri romanzi, quasi tutti best-sellers.
Al cinema Cross ha avuto il volto di Morgan Freeman - nei film Il collezionista del 1997 e La morsa del ragno (2001) - e di Tyler Perry in Alex Cross la memoria del killer del 2012. Nessuna di queste versioni è piaciuta particolarmente allo stesso Patterson. Ora invece lo scrittore sembra entusiasta della mini serie tv in 10 episodi Alex Cross che dal 14 novembre è su Prime Video e che lo vede fra i produttori esecutivi. Aldis Hodge dà il volto al famoso detective e Ryan Eggold veste i panni dello spietato serial killer che Cross deve fermare prima che uccida ancora.
L'autore e showrunner Ben Watkins racconta di una lettera di complimenti arrivata dallo stesso scrittore: «Alla fine delle riprese Patterson ci ha mandato una lettera nella quale ci faceva i complimenti. Diceva che per lui questa era la versione migliore di Alex Cross, che considera come un figlio».
Eppure il racconto della serie non prende spunto da nessun particolare romanzo di Patterson. «La storia che raccontiamo riflette i tempi di oggi - spiega Watkins - anche temi sociali, come la questione della complicata relazione che esiste fra le forze dell'ordine e la comunità nera americana. Abbiamo un eroe che è un detective famoso ed è nero. C'era spazio per quella conversazione ed era per me importante inserirla nel contesto del racconto».
Ma quali sono gli ingredienti per far rimanere il pubblico incollato a una serie tv, oggi? Per Watkins è chiaro: «Succede quando ti innamori dei protagonisti. Era necessario che la serie avesse un carattere contemporaneo e che comprendesse il viaggio del protagonista nella vita, che include relazioni sociali al di fuori del mistero da risolvere».
Come l'ha presa lo scrittore? «Francamente ero un po' teso al pensiero di rivelargli che nessuno dei suoi libri sarebbe diventato oggetto del nostro racconto ma, al contrario, mi ha detto subito che era un'ottima idea e anzi, che preferisce così». Watkins racconta che comunque non sono mancati momenti di tensione fra lui e lo scrittore. «Abbiamo discusso molto e ad un certo punto la discussione si è fatta addirittura tesa ma nella maniera più produttiva e positiva del termine. Ma alla fine qualcosa di migliore esce fuori».
La trama è quella classica di un thriller psicologico. C'è un serial killer da fermare prima che uccida l'ennesima vittima e c'è un investigatore che usa le armi che ha affinato in carriera e che hanno a che fare con la comprensione della psicologia dell'assassino. «Per delineare l'antagonista spesso viene usato il paradigma di Hannibal Lecter e cioè viene creato un personaggio intelligente e spaventoso - spiega ancora l'autore - in questo caso volevamo un uomo ancora più carismatico, capace di sedurre il pubblico». Ha il volto di Ryan Eggold, che il pubblico ha imparato a conoscere per la serie tv New Amsterdam. «Finita quella serie non voleva tornare a fare televisione, ma una volta ricevuto il copione ha cambiato idea».
Aldis Hodge, già visto in Die Hard, duri a morire e Il diritto di contare è invece il perfetto Alex Cross: bello, muscoloso, intelligente, sempre integro anche quando mostra le fragilità di un marito colpito dal lutto e di un padre in apprensione.
«Quando fai televisione - continua l'autore - devi prendere al volo i vantaggi del mezzo e il vantaggio della serialità è che hai più tempo per raccontare una storia. È questa la più grande differenza fra i tre film precedenti e questa serie tv ed è per questo che piace tanto a Patterson».
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