Massimo Malpica
Francesco Paola è lavvocato che, con Paolo De Caterini, difende il movimento politico «Il Cantiere», di Occhetto, Veltri e Chiesa, nei giudizi contro Di Pietro. Oggetto del contendere, i rimborsi elettorali delle europee 2004 per la lista «Di Pietro Occhetto». Proprio «Il Cantiere» ha sollevato per primo la questione della diversità tra lassociazione familiare di Di Pietro e il partito Idv, stigmatizzando i meccanismi attraverso i quali la prima si è sostituita al secondo per riscuotere e gestire i rimborsi elettorali. Ora lex pm ha cambiato statuto, affidando allufficio di presidenza Idv il controllo dei rendiconti. Aria nuova? Paola, autore con Veltri di un saggio sui conflitti di interesse («Il governo dei conflitti»), è prudente. «Sarebbe essenziale leggere latto notarile prima di esprimere un giudizio».
Ma sul sito web del partito cè il nuovo statuto.
«È solo un allegato allatto notarile. Latto del notaio non cè?».
No. Che cosa cambia?
«Sarebbe stato di certo diverso, per opinabile che fosse questa decisione, se a Bergamo si fosse riunita lassemblea degli associati del partito, e avesse deciso autonomamente di spogliarsi del potere di approvazione dei rendiconti attribuendoli allufficio di presidenza o a un altro organo dellIdv».
E se Di Pietro invece dal notaio fosse andato da solo?
«Da solo o con gli altri due soci dellassociazione familiare, la sostanza non cambia. Una delibera dei tre soci sarebbe priva di valore giuridico per lIdv. Se è così, è unoperazione di pura facciata, giuridicamente inesistente. Lassemblea degli associati del partito, infatti, non sarebbe mai sarebbe stata convocata. Poi cè una terza ipotesi: che quello nato a Bergamo sia un soggetto nuovo, ma in questo caso non avrebbe alcun titolo a riscuotere i rimborsi».
Per Di Pietro è un «passo avanti», si è tolto un peso, dice.
«Può darsi. Ma non sono le sue sensazioni psicologiche quelle che contano. I rendiconti del partito dovrebbero essere approvati esclusivamente dallassemblea degli associati dellIdv, come daltra parte prevede il codice civile. E con molte maggiori garanzie per tutti, mi pare».
Se davvero lex pm ha costituito unassociazione familiare che riscuoteva e gestiva milioni di euro di rimborsi al posto dellIdv, sfruttando la carenza dei controlli istituzionali (Camera e Corte dei conti), questo che significherebbe?
«Se la premessa è questa, sarebbero meccanismi in frode alla legge, predeterminati a una gestione personale dei rimborsi elettorali per deviarli dal loro vincolo di scopo costituzionale. Questa è lipotesi giuridica sul tappeto».
Per i giudizi in corso il nuovo statuto cambia qualcosa? Di Pietro dice che la nuova gestione riguarda contributi elettorali «futuri e pregressi».
«Niente, anzi. È unaltra conferma della separatezza tra associazione e partito, tra chi finora ha riscosso e gestito i rimborsi elettorali e lIdv. Quanto a eventuali illeciti passati, ovviamente non cè niente che può essere sanato. La delibera dal notaio conferma che a gestire i fondi era lassociazione familiare, quella che adesso avrebbe deciso di affidare allufficio di presidenza dellIdv il controllo dei fondi, che spetta comunque per legge solo al partito. Mi permetto di dire che su una questione delicata come lapprovazione di rendiconti per milioni di euro pubblici, toccava allassemblea degli associati la scelta dellorgano a cui affidare il controllo. I tre soci dellassociazione familiare, che hanno curato quei rendiconti in questi anni, semmai avrebbero dovuto astenersi da qualsiasi delibera».
Questa vicenda per lei è unanomalia?
«È unevidente anomalia costituzionale. Che mette a rischio i principi essenziali della gestione democratica dei partiti e della corretta gestione dei rimborsi elettorali, che sono fondi pubblici di scopo di primario rilievo costituzionale. La delibera di unassociazione ristretta non può derogare alle norme che attribuiscono riscossione e gestione dei fondi esclusivamente ai partiti, senza intermediari di sorta».
Per Di Pietro a fondare lIdv sono i tre soci dellassociazione familiare, nata nel 2004, il giorno prima del piano di riparto dei rimborsi elettorali.
«Si vede che milioni di elettori, ogni volta che dal 2001 al 2004 lItalia dei Valori da sola o federata con altri si è presentata alle urne, hanno votato un ectoplasma».
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