Nutella, mezzo secolo di dolcezza da spalmare sul pane

La celebre pasta di nocciole il 20 aprile compie i suoi primi cinquant'anni. Per l'occasione Poste Italiane stamperà un francobollo, mentre l'azienda di Alba manderà sul mercato due nuove confezioni da un chilo e le storiche collezioni di bicchieri anni Sessanta

Nutella, mezzo secolo di dolcezza da spalmare sul pane

Nell'immaginario collettivo, come dicono quelli che parlano bene e scrivono meglio, c'è Nanni Moretti davanti a un ciclopico vaso di Nutella con la fetta di pane in un mano e un cucchiaio con cui attingere «ad libitum». Forse il miglior spot per la deliziosa crema di nocciole che in questi giorni compie il suo primo mezzo secolo di vita, evento celebrato da un francobollo emesso da Poste Italiane e due confezioni da un chilo in quattro colori «flou». Correva infatti il 20 aprile 1964 quando dagli stabilimenti Ferrero di Alba usciva il primo di una interminabile serie di vasetti. In questi anni ha diversificato i formati, dalla microscopica vaschetta in plastica da 30 grammi fino al «magnum» da un chilo, totemico e rassicurante, mai la qualità. Conquistando uno dopo l'altro tutti i mercati internazionali, diventando ormai indispensabile in una prima colazione degna di questo nome.

La corsa irresistibile di uno dei più famosi prodotti italiani, iniziò nel 1942 quando il signor Pietro Ferrero, maestro pasticcere di 44 anni, aprì un laboratorio ad Alba. Il costo dei semi di cacao erano andati alle stelle, anche per le elevate tasse di importazione, per cui il pasticciere decise di utilizzare un prodotto largamente disponibile su piazza: le nocciole. Con cui del resto già dal 1806 gli artigiani piemontesi realizzavano il celebre impasto chiamato Gianduia, come come la maschera torinese. Ma il signor Pietro ebbe l'idea geniale di aggiungere al tradizionale impasto il burro di cocco, che rendeva ancora più morbida e spalmabile la crema. E già nel 1946 vendette ai negozianti il suo primo lotto da 300 chili di «pasta giandujot», un blocco unico da smerciare poi ai clienti in piccoli tranci, per passare successivamente alla produzione di pezzi più piccoli chiamati «cremini». Narra poi la leggenda che nella torrida estate del 1949 il giandujot fondeva per il gran caldo e quindi doveva essere travasato in vari contenitori. Un incidente che avrebbe dato origine nel 1951 alla «supercrema», una conserva vegetale da vendere appunto in barattoli. Ci siamo quasi.

Gli anni passano, l'Italia lascia alle spalle il suo doloroso dopoguerra e nel 1963 Michele, figlio di Pietro, mette in cantiere un nuovo prodotto, con cui andare alla conquista dei mercati europei. Ci vuole un anno intero di gestazione, fino ad arrivare alla magica formula, tuttora segreta come quella della Coca Cola, a base di zucchero, oli vegetali, nocciole, cacao magro, latte scremato, siero di latte, lecitina di soia e vanillina. Per il nome si utilizza il termine inglese «nut», noce, unito al suffisso «ella» per italianizzarlo. Il successo è subito travolgente anche perché i Ferrero impiegano come contenitori normali bicchieri da riciclare poi nell'uso quotidiano. La Nutella conquista rapidamente prima il mercato interno poi quello mondiale arrivando a vantare, come «La Settimana enigmistica», «innumerevoli (quanto vani) tentativi di imitazione». Ogni Paese poi l'adatta alla propria cultura e alle proprie ricette, qualcuno usandola come ingrediente base per dolci e biscotti, altri per piatti salati, pizze e persino per condire le patatine fritte. Accostamenti quanto meno arditi.

Negli anni la Nutella, rimasta comunque «core business» dell'azienda con 250mila tonnellate all'anno, viene affiancata da altri prodotti di grande successo. Nascono così i Pocket Coffee e i Kinder Cioccolato (1968), le caramelle Tic Tac, (1969), i Ferrero Rocher (1982), l'Estathè (1972) e Gran Soleil (2006). Attualmente l'azienda, in mano alla terza generazione, veleggia verso i 10 miliardi di euro di fatturato, con circa 22mila dipendenti, 38 compagnie operative per la vendita, otto stabilimenti in Europa, altri sette in Argentina, Australia, Brasile, Ecuador, Porto Rico, Canada e Stati Uniti. Un successo anche di immagine sottolineato nel maggio 2009 del «Reputation Institute» che, dopo un'indagine su 60mila consumatori in 32 Paesi, ha conferito alla Ferrero la palma del marchio più affidabile, davanti a giganti come Ikea e Johnson & Johnson.

Nutella entra di forza anche nel costume e sarà celebrata in una scena del film «Bianca» di Nanni Moretti, in cui il regista trova sollievo alle sue ansie tuffando il cucchiaio in un bicchiere di cioccolato alto un metro. Giorgio Gaber le dedica un verso della sua canzone Destra-Sinistra: «Se la cioccolata svizzera è di destra, la Nutella è ancora di sinistra».

Imitato dai Negrita nell'album «XXX»: «provare le ricette, collaudare la cucina, usare la Nutella, usare la farina». Chiaro riferimento al binomio «sesso-cibo», come fa anche Ivan Graziani nella sua canzone «La Nutella di tua sorella». Riccardo Cassini la cita nel suo libro umoristico «Nutella Nutellae» mentre Alberto Tomba ha sempre confessato di averla mangiata di nascosto durante gli allenamenti, nonostante i tassativi divieti del suo preparatore atletico. Ora, arrivati al giro di boa dei «Cinquanta», è tempo di festeggiare.

A giorni Poste Italiane emetterà un francobollo commemorativo, mentre da fine aprile arriveranno sugli scaffali dei supermercati due confezioni da un chilo in quattro colori «flou» e gli storici bicchieri da collezioni anni Sessanta.

«Che mondo sarebbe senza Nutella?» è stato uno dei più celebri slogan pubblicitari della Ferrero. E, vista la trionfale cavalcata di questo mezzo secolo, appare davvero difficile trovare risposta a questa morettiana domanda.

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