OBBIETTIVO CHIAREZZA

Questa volta i voti non sono proprio tutti uguali. Hanno un’anima, un peso specifico, una sorta di marchio di fabbrica. Ci sono dei voti, infatti, che se arrivano con la mediazione di certi simboli, di certi partitini, fanno volume, magari ti danno qualche senatore in più, ma poi ti stringono, ti limitano, ti danno guai. L’unico modo per renderli sani è intercettarli alla fonte, strapparli ai mediatori, liberarli. Il vecchio Cuccia diceva che le azioni si pesano e non si contano. Questa volta vale anche per i voti.
Berlusconi si presenta al Teatro Nuovo di San Babila, a Milano, senza la cravatta. E forse non è un caso, ma un segnale. La stagione delle lunghe notti di mediazione, dei piccoli ricatti, delle quote di senatori blindate per questo o per quello è finita. L’ultima stagione di governo è stata faticosa. Berlusconi si è sentito stretto in una morsa di veti e lamentele. È un’esperienza che non vuole ripetere, a nessun costo. Quello di cui ha bisogno, adesso, è la chiarezza. E spesso per essere chiari bisogna saper dire qualche no. Berlusconi non ha chiuso porte in faccia. Ma ha cercato di dare un’identità al suo progetto. È un modo per dire: questo è quello che voglio fare. Ci state? La risposta è binaria: sì o no. Berlusconi sembra sempre più stanco dei «ma». Qualcuno dice che così rischia la sconfitta. Altri sostengono che è un azzardo e temono di giocarsi un successo annunciato. Ma ci sono situazioni in cui una vittoria dimezzata, pasticciata, vale quanto una sconfitta.
È la chiarezza il punto di svolta. Il Popolo della libertà ha un confine. Storace, Mastella e probabilmente Casini sono rimasti al di là della linea. Ognuno a questo punto sa dove andare. Conosce il suo progetto. Valuta rischi e opportunità. Non si possono forzare certi incontri. Non serve. Non serve a nessuno. Neppure a quest’Italia che, mai come adesso, ha bisogno di una rotta precisa, magari anche di una speranza. Le ultime trattative andranno avanti fin quando è possibile, ma poi bisogna dire basta. Anche lo stillicidio fa male. Ma qualcosa forse davvero sta cambiando. Mastella, commerciante di voti, sceglie di camminare più o meno da solo, alla ricerca del centro del centro, una sorta di non luogo, una cattedrale dell’antica civiltà democristiana. Ci crede, vada. Senza ambiguità.
La chiarezza dovrebbe essere anche l’obiettivo di Veltroni. È con questa bandiera elettorale che è partita la sua sfida. È, o dovrebbe essere, la sua scommessa. Solo che all’improvviso è spuntata la toga di Antonio Di Pietro e, a sinistra, l’orizzonte è apparso molto meno limpido. L’ex pm sì, i socialisti no.

Emma Bonino si può fare, Marco Pannella non se ne parla. Ma quei sì e quei no non si basano sull’identità, ma sulla convenienza (umana e politica). E forse questo è un modo diverso di fare chiarezza. Berlusconi ha tracciato un confine, Veltroni ha chiuso le porte.

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