Odalische d’Italia

Al cinema spopola la protagonista di "Cous Cous". In Italia le praticanti di danza del ventre sono più di 100mila. È boom di libri e dvd che spiegano le virtù di questa arte orientale

Odalische d’Italia

Forse è merito del film Cous Cous di Abdel Kechiche o del festival internazionale del Cairo (una specie di Olimpiade delle danze orientali). Sta di fatto che in Italia non ci sono mai state tante ballerine di danza del ventre come oggi: oltre 100mila apprendiste, senza limiti di età, che frequentano un migliaio di corsi dal costo medio di 120 euro. Cifre e indirizzi si rincorrono sui siti che oggi esaltano la «cultura della danza del ventre», dispensando anche libri, cd e dvd.

Ad aprire la strada al boom dell’«odalisca all’italiana» hanno cominciato i villaggi turistici con i loro «corso di danza del ventre». Lezioni estive alle quali si iscrivono tante donne, sempre ammaliate dalla frase: «... in poche ore imparerete a muovervi in modo sensuale e sexy...». Un’attività che ha iniziato ad essere preferita ad altri must del pacchetto-animazione per famiglie quali «risveglio muscolare», «aerobica on the beach», «gioco aperitivo», «balli di gruppo» ecc. Una moda che dai Valtour si è diffusa da Nord a Sud, tanto che ora non c’è palestra che non annoveri tra le sue specialità pure la «ombelico gym». Non tutte le danzatrici, però, hanno la costanza di trasformarsi da dilettanti in professioniste, come dimostrano gli annunci su internet dove si tenta disperatamente di rivendere mise acquistate forse troppo frettolosamente. Qualche esempio? «Offro gonna con spacchi bianca con bordi paillettes e perline argento, velo rettangolare bianco con bordi argento, cintura e reggiseno bianco e argento + accessori. Bellissimo, posso inviare foto. Prezzo: 250 euro, trattabili. Roma»; oppure «Vendo gonna e velo in chiffon professionali turchese con spacchi, bordata di paillettes e perline oro, mai indossati bellissimi! Il tutto per 70 euro».

Per non parlare di libri, cd e dvd che sull’argomento «danza del ventre» sfornano titoli a raffica esaltando le virtù di questo ballo orientale: «Un'arte antica le cui origini risalgono ai culti religiosi della madre terra praticati nelle antiche società matriarcali della Mesopotamia». Ricostruzione tanto suggestiva quanto difficile da verificare. Avvolta nel dubbio anche la leggende secondo cui - se oggi tante donne muovono con grazia bacino e ombelico - il merito sarebbe dei «viaggiatori francesi grazie ai quali l’Occidente scoprì nell'800 l’esistenza di una sensualità orientale da sogno».
E, a proposito di sogni, non manca chi giura sui «numerosi benefici per il corpo e per la mente» che sarebbero abitualmente associati all'esercizio della danza orientale (chiamata Raks Sharki in lingua originale e Belly Dance in inglese).

«A livello fisico - sostengono alcuni medici - si verifica un miglioramento della circolazione sanguigna e il rilassamento dei muscoli addominali facilita il parto.

A livello psicologico, invece, i vantaggi sono stati spesso indicati in termini di rilascio delle tensioni, di acquisizione di una maggiore consapevolezza corporea, di un senso di rinascita e di riscoperta della femminilità».
Inevitabili le ricadute anche su mariti e fidanzati che, davanti a una partner in versione odalisca, restano senza parole. O scoppiano a ridere.

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