Olimpia svaluta e aspetta Hopa

Per la holding bresciana emerge un valore di due miliardi. Il 26 aprile l’assise per vertice e conti

Marcello Zacché

da Milano

I destini di Hopa e di Olimpia tornano a incrociarsi. È successo idealmente ieri quando, sul fronte della cassaforte controllata da Pirelli (che a sua volta detiene il pacchetto di riferimento del gruppo Telecom) è stato deciso di abbassare il prezzo di carico delle azioni del gruppo di tlc da 4,63 a 4,23 euro. Mentre nelle stesse ore, a Brescia, si riuniva un cda della holding (che di Olimpia è socia al 16%) per decidere varie questioni, tra cui la valutazione della stessa Hopa e le modalità del divorzio da Olimpia, voluto da Pirelli e dall’altro socio forte di Olimpia, i Benetton.
Si tratta di due questioni distinte. Ma sta di fatto che dopo il Telecom day di ieri e il cda di Hopa, tutto sembra pronto per un incontro importante tra le parti (Pirelli rappresentata da Bruno Ermolli, Hopa da Roberto Poli). Lo stesso Tronchetti (e pure Gilberto Benetton) lo hanno un po’ fatto capire ieri, evocando porte aperte per i soci finanziari di Hopa (Bpi, Mps, Antonveneta e Unipol), qualora decidessero di restare al 16% in Olimpia da soli, cioè rilevando le quote della Fingruppo di Emilio Gnutti. Mentre Pirelli e Benetton potrebbero rilevare dalla stessa Hopa il controllo di Holinvest, che a sua volta detiene un altro 3,6% di Telecom. La quantificazione del valore di Hopa, che il cda avrebbe individuato intorno ai 2 miliardi (sulla base della perizia di Maurizio Dallocchio), è un altro passo avanti e ora, a due mesi dalla scadenza del termine ultimo per la trattativa (8 maggio), le carte sono un po’ più chiare. Il cda, sotto la guida del presidente vicario Stefano Bellaveglia, ha pure convocato per il 26 aprile l’assemblea chiamata ad approvare il bilancio e rinnovare il cda, essendo quello attuale decaduto in seguito alle numerose dimissioni di questi mesi.
Per quanto riguarda la mossa di Olimpia, la svalutazione dei titoli era da tempo una forte richiesta del mercato. Il prezzo di carico di 4,63 era ben distante dai 2,38 della chiusura di ieri. Così la scelta è stata abbassare di 40 centesimi il valore, a quota 4,23, sulla base della considerazione che di tanto, 40 cent appunto, è calato il consensus degli analisti sul titolo, che oggi è intorno ai 2,7 euro. Il resto (per arrivare a 4,23) lo fa il combinato disposto tra il premio di maggioranza e la volontà di detenere stabilmente la partecipazione (in tutto un premio di oltre il 50%). In realtà Olimpia non poteva fare di più. Questa operazione costerà un miliardo e manderà il bilancio in rosso di oltre 900 milioni. A fronte di un capitale di 4,6 miliardi si tratta di una perdita assorbibile, ma osare di più avrebbe potuto richiedere una ricapitalizzazione.

E lo stesso si può dire sul fronte dei flussi: l’aumento del dividendo Telecom del 28% permetterà di fare affluire già quest’anno 330-340 milioni, contro i 180-200 di oneri finanziari. Un margine destinato a crescer nel tempo, per dare a Olimpia maggiore tranquillità.
marcello.zacche@ilgiornale.it

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