Omicidio dell'Olgiata, la Procura chiede l'ergastolo per il domestico filippino

Il pm Maria Francesca Loy ha sollecitato il massimo della pena per Winston Manuel Reyes, accusato di aver ucciso la contessa Alberica Filo della Torre nella sua villa dell'Olgiata il 10 luglio del 1991. Durante l'udienza il filippino ha chiesto scusa al marito e ai figli della vittima

Nessuno sconto per Winston Manuel Reyes. Il pm Maria Francesca Loy vuole che il filippino reoconfesso del delitto della contessa Alberica Filo della Torre, accusato di omicidio volontario e rapina impropria, sia condannato al massimo della pena. Il magistrato ha chiesto l'ergastolo al gup Massimo Di Lauro, che sta giudicando l'ex domestico della nobildonna con il rito abbreviato. Alla richiesta si è associato il legale della famiglia della contessa, Giuseppe Marazzita, che ha sollecitato anche un risarcimento di tre milioni di euro in favore del marito della vittima, Pietro Mattei. «Winston non ha raccontato tutto sull'omicidio - sostiene il penalista - e ha negato persino di aver rubato i gioielli». La sentenza è prevista il prossimo 14 novembre, dopo le repliche delle parti.
In apertura d'udienza Winston ha preso la parola e, senza versare una lacrima, ha domandato perdono a Mattei e ai suoi figli: «Non volevo fare del male, mi dispiace». Dopo che per 20 anni era riuscito a farla franca, continuando a vivere e a lavorare in Italia. Fino all'arresto, arrivato soltanto lo scorso 29 marzo grazie ai risultati di una consulenza del Ris di Roma che ha individuato una traccia del suo dna sul lenzuolo usato per strangolare la vittima. Dopo l'udienza di convalida, la confessione. Soltanto del delitto, però, avvenuto il 10 luglio del 1991 all'Olgiata. Non della rapina, che il filippino continua a negare, nonostante agli atti del processo ci siano due intercettazioni, saltate fuori soltanto ora dopo che per 20 anni erano state dimenticate in un archivio della Procura, che lo inchiodano. In quelle conversazioni Winston parla con un connazionale a cui chiede aiuto per piazzare i gioielli. Una circostanza che ora smentisce. Per il filippino i gioielli di cui parlava al telefono non erano quelli della nobildonna ma quelli del battesimo di uno dei figli.

«Li volevo vendere perché avevo bisogno di soldi», assicura. La Procura non gli crede. I suoi avvocati, invece, Walter Biscotti e Nicodemo Gentile, hanno chiesto l'assoluzione per il reato di rapina e la derubricazione dell'omicidio da volontario e preterintenzionale.

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