Onorevoli clandestini

Ha ragione Storace. C’è un grave difetto di democrazia in questa richiesta di soste di un giro, di analisi del sangue, di passaggi in Purgatorio che vengono da una parte del centrosinistra per quelli che, più che casacca, hanno deciso di cambiare casa. E non c’è neppure crisi degli alloggi, per costringerli a stare all’aperto in attesa! I malumori di alcuni rigidi difensori dei confini, nitidissimi quando esistevano i partiti, come vere e proprie famiglie di appartenenza, che oggi stanno come sentinelle a vigilare perché non entrino clandestini, riportano a una condizione primitiva di scontri fra bande per cui non è ammesso lo sgarro. La stessa terminologia sembra estranea a principi di libertà e di intelligenza rispetto alla difficile situazione politica italiana: tradimento, pentimento, igiene e, perché no, difesa della razza di sinistra. Chi è stato a destra, osserva Storace, è trattato alla stregua di un collaborazionista, sia pure di un regime che non c'è. E mentre era difficile cambiare posizione nel sistema dei partiti proporzionalista, è apparso molto più facile e disinvolto con l'avvento dei due poli, in un sistema prevalentemente maggioritario.
Proprio sui confini è avvenuto, e può avvenire, di tutto. In dieci anni si sono spostati interi partiti, come l'Udeur nato dalle ceneri del Ccd (verso sinistra), o porzioni di partiti, come il Pri (verso destra), o influenti personalità politiche, che hanno costituito temporanee aggregazioni o movimenti, come Dini con la sua lista (verso sinistra). Non si contano personalità (o risorse, come le chiamano) che, senza cambiare idea o natura, sono passate da destra a sinistra, come Agazio Loiero (democristiano con il Ccd, democristiano con la Margherita) o Saverio Vertone (laico con Forza Italia, laico con i Ds). E se la Dc si è equamente divisa tra destra e sinistra, rispettando in qualche modo l'orientamento delle correnti prevalenti nella formazione di origine, un partito come il Psi si è diviso in due, come per una lacerazione netta e improvvisa, senza ragioni di divergenze sostanziali: Ugo Intini a sinistra, Gianni De Michelis a destra. E, oggi che la maggior parte dei socialisti sembra riorientarsi a sinistra, i due fratelli Craxi, Bobo e Stefania, stanno uno da una parte e una dall'altra. Quali differenze, quali radicali ripensamenti connotano il Dini 1 e il Dini 2, il Loiero 1 e il Loiero 2, il Craxi 1 e il Craxi 2 per cui si possa giudicare che la loro scelta rappresenta, non dirò tradimento, ma uno spostamento a sinistra? Essi sono quello che sono sempre stati, il loro essere non muta. Cambia, o è cambiato, il loro stare, determinato da situazioni impreviste e imprevedibili e da loro stessi (pensiamo al caso di Dini) non messe nel conto, compresa quella di essere indicati alla presidenza del Consiglio da Berlusconi e ottenere la fiducia della sinistra.
In tutto questo non c'è nulla che possa neppure essere giudicato incoerente. C'è un vento del destino o una coscienza di impossibilità a trovare un ubi consistam politico credibile e il desiderio di poter testimoniare dove sia consentito farlo. E, in un certo senso, la posizione anfibia, né di destra né di sinistra, di Cossiga indica un malessere che investe (per esempio in alcuni esponenti dell'Udc) tutta quella vasta area che era un tempo al centro e a cui sia imposto, in modo secco, di stare a destra con An e con la lega o a sinistra con i comunisti e con i Verdi. Sarà naturale, sarà normale trovare Gerardo Bianco con Pecoraro Scanio? Follini con Borghezio o con Buontempo? Abbiamo, ipocritamente, per alcuni anni in nome del bipolarismo, della sospirata stabilità, finto di crederlo, sforzandoci di accettarlo. Ma era tanto innaturale quanto senza senso. Così non potendo stare con se stessi, i radicali sono stati malsopportati con la destra e ora cercano o chiedono di stare, malsopportati con la sinistra. Da molti anni si è dunque privilegiato, o imposto, lo stare sull'essere. E oggi, invece di riconoscere le identità, si fanno gli esami di ammissione per i radicali o per me, ignorando che fino a qualche mese fa la democristiana Dorina Bianchi, dell'Udc, era a destra e oggi la democristiana Dorina Bianchi, della Margherita, è a sinistra. Non ha tradito nessuno. E non si è neanche spostata. Ha cercato il suo centro.
Ma per stabilire chi siamo, e quanto siamo degni, si allestiscono tavoli delle regole, magari con convitati non meno clandestini di noi, che devono giudicare i nostri peccati avendo le stesse macchie di origine. E a questi riti grotteschi si aggiungono i giochi di società di giornali come il Corriere che, tutti i giorni, stuzzicano qualche eminente pensatore, o politico coerente, a esprimere la sua opinione, con l'autorità di chi giudica in base al proprio umore e che, come Giorgio Bocca, nella vita è stato tutto: antisemita, fascista, antifascista, comunista, socialista, leghista. Insomma, il più democratico è apparso Storace che ha detto che nessuno di noi è appestato, se decide non di cambiare idea ma di cambiare casa quando la casa brucia, o semplicemente di cambiare posizione, non idee.

Con questo clima di intolleranza, che invero non s'è mai registrato nel centrodestra, rispetto a più rari spostamenti, ci sarebbe da augurarsi che la partita non fosse chiusa e che il centrodestra potesse ancora giocarla per insegnare l'istinto della libertà e la democrazia a una sinistra che si ostina a ignorarle.

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