
Se ne sta in cima a una rete consumata dalla ruggine, con alle spalle il mare. Senza dubbio, il suo. Nella cover di Ragazzo di giù l'ultimo album in uscita il 25 aprile (Sony Music Italy) Rocco Hunt cala da subito l'asso che ogni campano (lui è nato a Salerno ma a tutti gli effetti è napoletano) porta nella manica: il mare, per l'appunto. Che è poi quell'autostrada planetaria giusto davanti a casa, capace di portare a riva tutti i suoni del mondo. È sempre stato così, dai tempi di Carosone, del blues e del jazz che calavano dalle navi, di Pino Daniele e di tutti gli altri. «L'album della maturità», lo definisce Rocco con il rischio di sembrare poco originale. Ma facendo slalom tra le sue 14 tracce (più una speciale), la sensazione è che davvero il rapper di Un bacio all'improvviso faccia un punto e a capo. E presenta la sua nuova fatica in una mattinata di aprile nell'ex Deposito Bagagli della Stazione Centrale di Milano.
Perché questo luogo?
«Perché la stazione è il luogo simbolico mio e di tanti ragazzi di giù, in un rapporto fatto di valigie, treni e ritardi. La stazione di Milano, infine, perché qui sono salito a soli 16 anni, deciso a vivere di musica. Con mio padre parecchio preoccupato».
Se è un album della maturità, è in qualche modo un pretesto per riesaminare il passato?
«Riparto dalle mie radici. Nella tracklist ci sono brani custoditi per tanto tempo. Ho affrontato tematiche serie, molto diverse dal Rocco Hunt sotto l'ombrellone, per dirla così».
Dovesse scegliere un brano identificativo su tutti?
«Uno? Impossibile. Sicuramente c'è Primm' de 30, un rap con ritmo boombap dove analizzo i miei primi 30 anni di vita e musica e dove spiego a mio figlio gli errori da evitare. Il mio riscatto lo rivedo nel suo accento milanese. Anche se d'estate lo alleno al napoletano facendolo giocare nei campetti dove giocavo io. Oggi mette già mano alla chitarra, ho un video dove azzecca le note di Smoke On The Water dei Deep Purple».
Non mancano i featuring.
«Diverse collaborazioni: con Olly anche in fase di scrittura in Domani chissà. Siamo nati in due città di mare, abbiamo un'intesa istintiva. E perfino con Gigi D'Alessio, Zio Gigi per me, in Giura: lui è il ragazzo di giù che ce l'ha fatta per eccellenza. Un brano quasi trap, e lui canta anche con l'autotune».
L'uso del napoletano dà una spinta in più sia alla melodia sia al rap: un bel vantaggio dominarlo.
«Ma lo si può anche imparare: andatevi a sentire Irama in Cchiu bene e me: ci siamo conosciuti a una grigliata ed è nata l'idea di fare qualcosa. Era deciso a fare un pezzo urban in napoletano. Si è impegnato».
La bonus track finale è un ritorno a Sanremo con Yes I Know My Way con Clementino: come mai solo nella versione digitale dell'album?
«Perché non doveva esserci, ma è stato un momento così magico che l'abbiamo inserita, almeno qui».
Come sarà il tour?
«Il ragazzo di giù tour parte il 20 giugno da Campobasso e avrà due ultime date speciali: l'11 settembre alla Reggia di Caserta, il 6 ottobre all'Unipol Forum a Milano»
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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