Ora i Gamberi rossi vanno a caccia d’aiuti

Se chi si preoccupa, compreso il direttore del Tg2, che da Internet si sostanzi l'ondata antipolitica avesse fatto attenzione, nella rete delle reti avrebbe scoperto che tra grilli e gamberi quello che si spande è solo cicaleccio. Paradigmatico al proposito è quanto accade attorno ad un caso economico editoriale che agita il mondo dell'enogastronomia. Stefano Bonilli, direttore del Gambero Rosso e presidente della Grh che lo edita, nel suo blog chiede solidarietà ai colleghi giornalisti per «la porcata pubblicata su Il Giornale», di cui il sottoscritto è autore, e aggiunge «eppure se le cose scritte o adombrate fossero vere sarebbe clamoroso per il piccolo mondo del food & wine». Collega Bonilli: ha tutta la mia solidarietà, sincera. Dirò perché. Immagino che dopo anni e anni di lavoro, di fatica, e di riverenze deve fare un certo effetto sentirsi isolati, avendo anche la consapevolezza di aver contribuito, e non poco, a rendere migliore il vino e il cibo italiano. Certo più e meglio ha fatto Carlin Petrini con la sua Slow Food che resta un esempio unico nel mondo e che merita rispetto per i contenuti ideali della sua azione. Il punto infatti non è se ciò che è stato fatto è buono. Il punto è semmai se come è stato fatto, soprattutto negli ultimi anni, è giusto. Il Gambero Rosso, gruppo editoriale controllato dalla Food Wine Factory, è in mano ad una finanziaria senza volto: la Compagnia Fiduciaria Nazionale che ha il 50,5% delle azioni della controllante Fwf e il 92,52%, in modo diretto e indiretto, della Gambero Rosso Holding. È la stessa fiduciaria usata da Gnutti, Consorte e Fiorani nella stagione dei furbetti del quartierino. Secondo alcune voci, la Fiduciaria custodisce le azioni in nome e per conto di Paolo Panerai, editore di Class che però è anche vignaiolo. Questo nuovo assetto azionario del Gambero Rosso, che ha rapporti e finanziamenti anche da enti pubblici, potrebbe dare luogo a qualche dubbio di opportunità e alimentare un risiko editoriale affascinante oltreché economicamente rilevante. Per dirne una: sta per uscire con Il Sole 24 Ore, quotidiano di Confindustria, una serie di fascicoli del Gambero Rosso che se fosse di proprietà di Panerai, tra le altre cose editore di Italia Oggi, quotidiano economico, sarebbe riuscito a vendere i suoi contenuti alla concorrenza.
Perché Bonilli, creatore del Gambero Rosso, ha perso il controllo del suo piccolo impero (lui e la moglie conservano il 37,05% per cento della Fwf e Marinella Viglione è stata sostituita come amministratore delegato di Grh da Sergio Cellini che ha tutti i poteri). E tutto per due milioni di euro. A confermarlo ci sono studi fatti da agenzie finanziarie per conto di diversi partner che nel tempo si sono interessati a un possibile acquisto: l'editore Boroli, Alfredo Cazzola (presidente del Bologna calcio) che aveva il 32% di Grh e che se ne è andato dopo una lite furibonda con Bonilli & C vendendo le sue azioni alla Fiduciaria dopo aver liquidato Interbanca che era intervenuta con la sua merchant nel capitale di Grh. Stando a quei report il Gambero Rosso, che ha elaborato due diversi piani industriali per il suo rilancio, aveva una crisi di liquidità. È comparso allora il misterioso Cavaliere bianco che si cela dietro la Fiduciaria. La Maginot tracciata per evitare l'esproprio di quanto Bonilli & C. hanno costruito con fatica è stato un road show a pagamento del vino italiano da cui si attendevano appunto due milioni di euro. L'organizzazione di questa operazione è stata affidata alla società della moglie del direttore della Guida ai Vini d'Italia Daniele Cernilli che è anche socio della Fwf (4,59% delle azioni), consigliere della Grh e collaboratore di un mensile di Class Editori. Circostanze da lui smentite. Ma anche con questa operazione i conti non tornano, mancherebbero circa 700mila euro. Le cantine che hanno aderito al road show, pagando mediamente 32mila euro per ogni azienda più Iva e spese di viaggio e soggiorno, sono a tutt'oggi 49. Per un incasso lordo stimato attorno al milione e trecentomila euro. Ora il Gambero Rosso si trova in triplo imbarazzo: non sa come fare fronte al Cavaliere bianco, sta per far uscire la Guida, che gli assicura il maggior introito editoriale e pubblicitario, editata insieme a Slow Food sempre più insofferente a quanto si dice verso questa partenrship, con una lista di 49 cantine che hanno pagato un road show e deve assegnare i tre bicchieri. A chi? In media i vini premiati sono oltre 200. Tra questi ci saranno quelli del misterioso Cavaliere bianco e tutti i produttori che hanno sottoscritto il road show? E se qualcuno mancherà come farà il Gambero Rosso a dire che ha portato nel mondo il meglio del vino italiano? Questi sono i fatti, altri ce ne sono, e una domanda è lecita: in nome e per conto di chi la Compagnia Fiduciaria Nazionale detiene la maggioranza? Eppure nelle reazioni sui blog i fatti sono scomparsi. È scattata tra i lettori la logica del branco, dell'appartenenza e per una parte dei critici enogastronomi la logica di casta. Si è molto discettato della forma, ma non dei contenuti.


Da una settimana l'Italia è in scacco di un altro blog, quello di Beppe Grillo al quale vengono attribuiti progetti per il Paese, capacità di mobilitazione. C'è il rischio che venga preso troppo sul serio. I blog purtroppo non sono libertà di parola, ma parole in libertà.
Carlo Cambi

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