Ora in passerella la moda è tornata nella carta velina

Si riscopre il gusto dei dettagli e della qualità, come facevano le signore che custodivano i loro abiti negli armadi con cura

Paola Bulbarelli

da Milano

Si dice che l’eleganza è fatta di dettagli, di particolari. Una volta i dettagli erano l’orlo perfetto o le asole fatte a mano, le fodere di seta o le pinces riprese al posto giusto. Dettagli da intenditrici, insomma, che allora apparivano normali, e che ora esistono solo in un capo d’alta moda, troppo caro e troppo inarrivabile. Forse dell’eleganza vera se n’è persa traccia da un po’ di tempo e le donne, in generale, si sono piacevolmente adattate a comprare abiti usa e getta. Il prêt à porter ha scordato certi dettami e ce li ha fatti scordare. La vita va troppo veloce, facile alibi per non avere più il tempo per farsi fare un vestito da una sarta. Ma tutto torna e quella stessa vita che corre a trecento all’ora, all’improvviso ci invita a rallentare, a riappropriarci di certi valori. È una questione di stile. Che parte da come si apparecchia la tavola, da come si cucina fino ad arrivare a come ci si veste. Retromarcia, è probabilmente la parola più azzeccata. Retromarcia per ridare importanza a ciò che conta, a ciò che non si brucia in un attimo. Anche un vestito non va bruciato ma, magari, conservato. Proprio come si faceva una volta, come facevano le signore che custodivano i capi tra la carta velina. Sta tornando questo piacere e se ne respira l’aria in passerella. “I simboli sono importanti – ha detto Cristina Tardito, stilista di Kristina Ti, mamma da pochi giorni di Lola - e lo diventano ancora di più quando una generazione è alla ricerca di una identità culturale, quando la moda è imbarbarita dal cattivo gusto scambiato per sex appeal”. Ecco allora che si cerca di recuperare il vestire «all’italiana», un’estetica bella e seducente, fatta di garbo e buone maniere, di educazione. Quella di Kristina Ti è a metà tra lo chic innato di Virna Lisi e Francoise Hardy. C’è il buon gusto scandito da tagli e proporzioni, da una certa compostezza di linee ampie, morbide e scivolate, da pezzi importanti e preziosi, da accessori, come la borsa Boudoir, di pelle plissettata. Gli abiti in seta hanno motivi da tappezzeria inglese o pois irregolari. Le gonne, a ballon, sono chiuse al fondo con forme a bozzolo allungato per slanciare la figura. Una forma, quella a palloncino, interpretata da diversi stilisti. Anche il bravo Alessandro Turci, che disegna la collezione firmata Luciano Soprani, continua il percorso di recupero di un’eleganza autentica fatta di capi di pregio. Dagli abiti a boule, ripresi nell’orlo per volumi vaporosi, si passa a linee a A o a I per citazioni anni ‘60. Giacche minime, top con ali a farfalla portati con pantaloni maschili, piccoli trench. Tutto all’insegna di una femminilità dimenticata e che si cerca di ripescare nel passato. Quella femminilità che non ha mai perso di vista Lorenzo Riva. «Reinterpreto in chiave moderna il fascino indiscutibile d’antan del glamour degli anni ’40 ben incarnato dalla nuova icona Scarlett Johansson in ‘The Black Dalia». Il tutto si traduce in vaporose camicie dalle maniche a sbuffo in voile di seta, a volte con pizzi, passamanerie o con decorazioni di romantiche margherite; in tailleur di shantung o gessati; in abiti da sera super importanti e con tanto di strascico. Immagini che sembrano da film in bianco e nero e che, con grande piacevolezza sono invece parte dei giorni nostri. Così da Clips si parla della donna anni ’50, della splendida vita «en còte».
Un bon ton malizioso per ammaliatrici elegantissime che amano agghindarsi con organze devorè, chiffon, sete impalpabili, pizzi. E con capi ben precisi: un blusa di voile, un tubino scollato, un abito lungo da gran festa. Punta sull’abito Roberto Musso. «C’è la voglia del vestito intero, ben fatto, ben rifinito, da sartoria», spiega. E li propone in mussoline di seta con applicazioni di madreperla impunturate su raso di satin. Quel che emerge è l’artigianalità dei pezzi, la cura dei particolari. Gli stessi che ritroviamo da Mila Schon, nome storico dell’eleganza. L’ispirazione, questa volta, è Florinda Bolkan vista come donna di temperamento e chicchissima. Tanti gli abiti e le gonne preziose arricchite spesso da crinoline.

Che ritroviamo pure da Roberta Scarpa e Gianni Calignano mentre punta, come sempre, su colori accesi e vivaci la stilista spagnola Agatha Ruiz De la Prada. Brunello Cucinelli, il filosofo del cashmere (ha regalato ai suoi 400 dipendenti una copia del Corano per aiutare l’integrazione) traduce l’alta moda in tono sportivo.

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