Caravaggio, così ha cambiato il mondo dell’arte

Caravaggio è stato un genio dell'arte rinascimentale e ancora oggi il suo lavoro continua ad affascinare: ecco il suo rapporto con i colori e con la luce

Caravaggio, così ha cambiato il mondo dell’arte

Michelangelo Merisi, detto Caravaggio, è certamente una delle figure più affascinanti della storia dell’arte, sia per le tecniche e le visioni innovative che introdusse nella pittura a cavallo tra ‘500 e ‘600, sia per ciò che egli stesso rappresentò: un uomo la cui vita e la cui arte si compenetravano indissolubilmente.

La luce e le zone d’ombra nell’arte di Caravaggio

Caravaggio aveva predisposto il suo studio per sfruttare al meglio i benefici scenografici di luci e ombre. Nel suo studio di Roma aveva infatti praticato un buco nel soffitto: in questo modo, la luce poteva riflettersi su speciali superfici - uno specchio convavo e una lente biconvessa - per ricreare un effetto quanto più naturale possibile. Il risultato era una peculiare proiezione del soggetto sulla tela, quasi un procedimento “cinematografico”, in un’epoca in cui il cinema non era neppure immaginabile.

Eppure le composizioni di Caravaggio sono state accostate spesso proprio alla settima arte, per via della precisione cinematografia delle scene che vi sono ritratte. Luci e ombre non sono semplicemente un marchio dell’artista, una cifra stilistica, ma gli elementi di un dipinto che catturano l’attenzione in maniera drammatica. E come se la scena stesse avvenendo dal vivo, di fronte agli occhi dello spettatore, come se non fosse impressa per sempre su tela.​

Le novità assolute introdotte da Caravaggio in pittura sono lo studio del vero, contro ogni regola accademica, e l'impiego violento della luce, come metafora della grazia divina - scrive Flaminia Giorgi Rossi, sulla Treccani - La luce del pittore lombardo squarcia le tenebre e arriva improvvisa agli uomini. Sono queste innovazioni due facce di una stessa medaglia. Caravaggio, in linea col pensiero filosofico e scientifico dell'epoca, sembra volerci dire che solo attraverso la realtà si può giungere alla divinità. Per questo le sue opere, nonostante il carattere rivoluzionario e di rottura col passato, hanno un contenuto profondamente religioso”.

Da dove viene la luce

Conversione di San Paolo

Fin dal paleolitico, l’uomo ha attinto dalla natura per la “creazione” dei colori a lui utili per rappresentare la natura circostante, inventando di fatto l'arte. Ad esempio, le civiltà pre-romane avevano scoperto che il rosso proveniva dalle cocciniglie, il giallo ocra dalla terra, il blu da calcare, sabbia e malachite. Caravaggio fece sua questa lezione della storia dell’arte e si avvalse di ciò che trovava in natura per la realizzazione delle sue opere.

Proabilmente, a influenzare questa tecnica pittorica fu il “Naturalis Magie” di Giovan Battista della Porta, il quale teorizzò il modo con cui, per far risplendere un soggetto al buio, si possa utilizzare una polvere ricavata dalla distillazione e dall'essicazione delle lucciole. L'artista decise di avvalersi di questa tecnica: è forse per questo che alcuni soggetti dipinti da Caravaggio ci appaiono quasi miracolosamente illuminati sulla tela.

Caravaggio: un anticonformista la cui vita e arte si compenetrano

Parlare della storia personale di Caravaggio significa parlare della sua arte. In termini moderni, si potrebbe paragonare a una star del rock o del punk, che ha vissuto troppo in fretta ed è morta troppo giovane. Il suo nome era Michelangelo Merisi - soprannominato in Caravaggio, dal paese d’origine dei suoi genitori - ed è vissuto tra il 1571 e il 1610, trovando la morte appunto quasi all’età di 39 anni.

Fin da ragazzino lavorò in bottega: a 13 anni a Milano prestò servizio dal pittore Simone Peterzano, dove apprese le prime tecniche e le prime scuole di pensiero artistiche a lui contemporanee. Era rimasto da poco orfano di padre, morto a causa della peste che aveva costretto i Merisi a ripararsi a Caravaggio, per poi tornare nella grande città lombarda solo alla fine dell'epidemia.

Intorno al 1596 Caravaggio si trasferì stabilmente a Roma, dopo alcune incursioni di natura professionale e alcuni brevi soggiorni forse a Venezia. Ed è a Roma che il genio di Caravaggio trova espressione e apprezzamento, non solo grazie ai rapporti stretti con altri pittori, ma anche grazie alla presenza di numerosi mecenati, molti dei quali clericali legati allo Stato Pontificio.

Tuttavia non sempre le sue creazioni risposero alle aspettative dei committenti e il carattere fumantino e passionale dell’artista lo portarono ad avere posizioni complicate con la legge, fino a un evento che gli cambiò completamente la vita, rendendolo esule e fuggitivo. In particolare, i suoi dipinti spesso destarono scandalo e non, come si è spesso pensato nell'immaginario collettivo, esclusivamente per il suo utilizzo di modelle “donne di vita”. Le sue interpretazioni, in particolare quelle religiose, talvolta incapparono in pessimi giudizi da parte dei contemporanei.

Conversione di San Matteo

Per esempio, la “Vocazione di San Matteo” del 1599 ritraeva Matteo, non ancora santo, alle prese con il gioco d’azzardo in un’osteria - un luogo che Caravaggio conosceva molto bene - mentre Gesù Cristo gli indica la retta via. Oppure la sua “Morte della Vergine” del 1604, che avrebbe dovuto adornare Santa Maria della Scala, fu rifiutata perché la Madonna aveva i piedi nudi ed era ritratta con il ventre gonfio, come ad alludere a un annegamento: tutto ciò era considerata pura blasfemia.

Il 28 maggio 1606, a causa di una lite durante una partita di pallacorda, colpì a morte Ranuccio Tommaso da Terni. Negli anni precedenti - e non solo del suo soggiorno romano - Caravaggio era stato più volte fermato o in carcere, per risse, ferimenti e detenzioni di armi, tutti reati che alla fine erano stati coperti dai suoi mecenati o si erano risolti a seguito di piccoli esili volontari.

Stavolta questo non era possibile: l’artista fu condannato alla decapitazione, che poteva avvenire da parte di chiunque lo riconoscesse per strada. In pratica, l’ordine pubblico gli aveva messo un bersaglio sulla testa, per cui Caravaggio trovò rifugio in alcuni eremi laziali di proprietà di suoi mecenati, poi si recò a vivere e lavorare a Napoli, in Sicilia, a Malta e poi ancora a Napoli. In questi anni, non a caso fioriscono tra i suoi dipinti soggetti di decapitazione. Uno dei suoi ultimi lavori, “Davide con la testa di Golia” del 1609, è particolarmente significativo: il giovinetto Davide ha il volto dell’artista adolescente, mentre Golia decapitato ha il volto di Caravaggio al tempo in cui venne realizzata l’opera.

Negli ultimi giorni di vita cercò di rientrare a Roma, dopo aver saputo di una grazia in arrivo sulla sua pena, ma un disguido logistico del suo battello e la salute minata da un problema antico mal curato lo portarono alla morte.

Caravaggio da scoprire e riscoprire

Davide con la testa di Golia

Le opere di Caravaggio sono presenti in diversi musei in giro per il mondo, dalla Galleria degli Uffizi di Firenze al Museo di Capodimonte a Napoli - dove tra l’altro ci sono anche opere realizzate da allievi di scuola caravaggesca - passando per il Louvre a Parigi e il Museo del Prado di Madrid, giusto per citare i più noti. Tuttavia si può optare, per una questione di completezza sull’autore, per tour virtuali monografici, che consentano di vistare i musuei di Firenze e Parigi senza muoversi da casa.

Ma non è tutto. Forse ci sono lavori del pittore che ancora nessun contemporaneo ha mai visto e che un giorno saranno di dominio pubblico.

Il pensiero va subito alla vicenda di cui è stato protagonista il critico d’arte Vittorio Sgarbi nell’aprile 2021: il grande conoscitore dell’arte italiana e internazionale è riuscito a trovare e a salvare dall'asta un dipinto “perduto” di Caravaggio, un “Ecce Homo” che gli era stato commissionato da Monsignor Massimi, che però gli aveva preferito il dipinto di un collega con lo stesso soggetto.

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