Moda anni '60: dal mitico tubino ai figli dei fiori

Le tendenze polimorfe della moda anni '60 rifletterono i cambiamenti all'interno della società: una carrellata delle novità principali nel costume

Moda anni '60: dal mitico tubino ai figli dei fiori

La moda anni '60, come è comune per la moda di tutte le epoche, ha riflettuto i grandi cambiamenti storici e sociali che sconvolsero il mondo in quel periodo. Gli Stati Uniti erano nel pieno della guerra in Vietnam e subirono nel 1963 lo choc dell’omicidio di un presidente - John F. Kennedy - mentre invece nel Regno Unito il decennio, salutato dalle nozze della Principessa Margaret, avrebbe vissuto, tra musica e costume, la Swinging London, un movimento culturale a 360 gradi - anche se nel Paese di Sua Maestà Britannica l’unico modo per ascoltare la pop music erano al tempo le radio pirata come Radio Caroline. Una bizzarria, dato che quelli erano gli anni dei Beatles e dei Rolling Stones, solo per citare le due band inglesi più celebri, tra cui una “più famosa di Gesù”.

L’Italia continuava intanto a vivere il miracolo economico e quello de “La dolce vita”, il jet set romano che viveva intensamente ogni momento. Al cinema imperavano gli spaghetti western, ma gli italiani si appassionavano anche ai musicarelli e vivevano la favola “di un amore giovane” tra Gianni Morandi e Laura Efrikian in “In ginocchio da te”.

Tutto questo è parte del retroterra culturale e filosofico che ha portato alla costruzione delle tendenze di moda anni '60, tendenze che di tanto in tanto vivono dei revival - minigonna a parte perché quella non è mai tramontata. E si tratta di revival molto amati dagli over 60, che in questo modo possono appunto rivivere e reindossare i capi che hanno amato e sfoggiato in un passato decisamente recente o che magari erano troppo piccoli per osare.

Moda anni '60: il tubino nero di Audrey

Tubino nero sorelle Fontana

La scena di Audrey Hepburn che fa “Colazione da Tiffany” con guanti bianchi e tubino nero è assolutamente iconica ed è un segno dei tempi. Truman Capote aveva scritto alla fine degli anni '50 questo romanzo assolutamente rivoluzionario, che poi diede appunto vita al film, sulla storia personale ed emotiva di una donna indipendente, che sarebbe diventata negli anni '60 uno dei modelli dominanti della società. E quel tubino nero era il suo manifesto: elegante, formale, ma solo apparentemente omologato. Il tubino nero di Audrey è un modo per dire: “Sono speciale, sono unica”.

E fu paradossalmente replicato in serie, ma ognuna lo indossò a modo suo: tutte le ragazze dell’epoca volevano essere come Audrey ma al tempo stesso volevano essere uniche e quindi calzavano il tubino nella propria specificità, arricchendolo con accessori sempre diversi, sebbene solitamente sobri, eleganti e bon ton.

Moda anni '60: il bon ton che resta

Jackie Kennedy con la Regina Elisabetta II, il Principe Filippo di Edimburgo e John F. Kennedy

Nonostante gli stravolgimenti sociali e le rivoluzioni del costume, gli anni '60 non dimenticarono il bon ton tanto in voga negli anni '50. La fecero quindi da padrone i twin set, i colletti da educanda, e soprattutto le Mary Jane - scarpe inizialmente unisex e pensate per i bambini negli anni ’20, che negli anni '60 iniziano a farsi strada tra le adolescenti e le giovani donne come simbolo di raffinatezza ma anche di rivoluzione, con un che di sessuale. Non a caso erano le scarpe indossate dalla giovane Sue Lyon nel disturbante “Lolita” di Stanley Kubrick.

A guidare le irriducibili del twin set ci fu un’icona di stile mutuata dalla politica: si trattava della first lady Jackie Kennedy, la prima della storia a discostarsi dall’aura potente del marito per assumere una propria identità, al di là di un eventuale ruolo filantropico come fu per Eleanor Roosevelt. Jackie appariva su tutte le copertine, sia sulle riviste di moda sia sugli approfondimenti politici e ammaliava con i suoi abiti che trasudavano raffinatezza e appunto bon ton.

Moda anni '60: arrivano Twiggy e la minigonna

Twiggy Lawson

Naturalmente la rivoluzione di stile più importante e duratura si giocò su altri campi. Uno dei prodotti più celebri e utilizzati anche oggi della Swinging London e della Rivoluzione Sessuale è infatti la minigonna, la cui testimonial fu Twiggy Lawson, una modella che irruppe sulle copertine delle riviste di moda con un modello estetico diverso e innovativo, quello della donna efebica e minuta, in contrasto con le maggiorate degli anni '50.

Le minigonne, come Twiggy insegnava, venivano indossate rigorosamente senza collant, con altri capi che però affondavano le loro radici nel bon ton. E quindi via libera ai cappottini sfiancati, ai dolcevita a coste e perfino ai twin set. Senza scordare le Mary Jane, sebbene proprio negli anni '60 iniziano ad affermarsi gli stivali, anche molto alti, da indossare proprio sotto la minigonna.

Moda anni '60: l’optical si fa strada

Sono molte le fantasie di tendenza negli anni '60: resistono i pois, ma si ingrandiscono a diventare evidenti e quasi grotteschi, una sorta di presa in giro infantile. Restano anche il tartan e le righe, ma si fa sempre più strada il bicolore pied-de-poule. Ma la più grande innovazione tra le fantasie di moda anni '60 è rappresentata dai disegni optical bianchi e neri, che tra l’altro resteranno in voga per tutti gli anni '70.

Le fantasie optical bicolori, rigorosamente in bianco e nero appunto, presentavano diverse linee, dallo zigzag ai cerchi concentrici, fino a schemi più arditi e liberi. E riflettevano la diffusione delle droghe psichedeliche tanto amate dai cosiddetti “figli dei fiori”.

Moda anni '60: la rivoluzione trendy dei figli dei fiori

I figli dei fiori, ovvero gli hippie, rappresentarono un movimento globale che unì moltissimi giovani dei Paesi dell’Occidente. Che però trassero i loro spunti di tendenza dall’Oriente, in particolare dal’India, ma anche dalla Cina comunista e dalla Corea, cui guardavano con interesse politico oltre che di costume. Fanno capolino tra loro quindi le camicette con i colli alla coreana, ma anche i camicioni e i pantaloni ampi, spesso di cotone o lino, indossati dai guru in India, che per le donne si tramutavano non raramente in gonne ampie e a fiori. Ma la sensibilità verso il mondo animale è ancora lontana, per cui giacche scamosciate in daino e borse di pelle con le frange sono altrettanto diffuse. E non mancarono capi di abbigliamento militare in segno di protesta contro la guerra in Vietnam.

Pace, rivoluzione culturale e sessuale erano il fondamento filosofico dei figli dei fiori, che furono capeggiati da diversi leader, tra cui Abbie Hoffman, autore di “Ruba questo libro”, che nei suoi interventi pubblici indossava una bandiera statunitense come camicia, un modo eccessivo ma efficace per denunciare gli Usa come “industria”, ma al tempo stesso per reclamarne un’identità sebbene non certo in un'ottica di patriottismo.

Moda anni '60: le groupie

Accanto ad attrici, cantanti e modelle come testimonial delle tendenze, iniziarono a farsi avanti le groupie: portatrici di minigonne e indossatrici di capi hippieschi, diventarono involontariamente anche loro delle icone della gioventù, che copiava il loro abbigliamento o in alcuni casi - quando l’eccesso era troppo - sognava soltanto di farlo. Fu il caso delle ammiratrici di Marianne Faithfull - che tuttavia non era all’epoca una semplice groupie, ma un’attrice e una cantante - fidanzata di Mick Jagger, che sfoggiava nelle sue uscite pubbliche una pelliccia. Tutto regolare in un certo senso, tranne per il fatto che Marianne era nuda sotto la pelliccia.

Ma che groupie o gente comune iniziassero a diventare modelli di tendenza fu in un certo senso l’inizio di un’epoca.

Tanto che l’artista Andy Warhol utilizzò per una sua mostra nel 1968 una frase, attribuita a lui ma quasi certamente non originale: “Nel futuro, ciascuno sarà famoso nel mondo per 15 minuti”. Ma che la frase non fosse originale non dovrebbe stupire, sebbene lui la utilizzò con lungimiranza: in fondo Warhol era il re (e il precursore) delle campionature.

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