Napoli - Luigi Bisignani per tre ore davanti al gip di Napoli, Luigi Giordano, per l’interrogatorio di garanzia. L'uomo d'affari è agli arresti domiciliari dalla scorsa settimana nell’ambito dell’inchiesta sulla presunta loggia P4. Nell’indagine è coinvolto anche il parlamentare del Pdl, Alfonso Papa, magistrato in aspettativa, per il quale mercoledì la giunta per le autorizzazioni della Camera discuterà la richiesta d’arresto inoltrata dal gip. All’interrogatorio sono presenti i pm titolari dell’inchiesta, Henry John Woodcock e Francesco Curcio. L’ex giornalista è assistito dagli avvocati Fabio Lattanzi e Giampiero Pirolo.
L'interrogatorio Le domande del giudice si sono concentrate su almeno tre dei nove capi di imputazione contestati dai pm a Bisignani: tre ipotesi di favoreggiamento per le quali è stato emesso il provvedimento restrittivo. Tra i reati per i quali non è stata, invece, concessa dal gip la custodia c'è l’associazione segreta. Uno dei legali dell'uomo d'affari ha spiegato che "ancora una volta ha chiarito gli aspetti della vicenda, rispondendo anche a qualche domanda nuova del pm. L'interrogatorio - ha proseguito Pirolo - è stato breve perché Bisignani è stato sentito più volte dai pm e io io ho perso il conto, mentre Woodcock ricorda cinque in tutto" dicendo che il gip sia rimasto "sorpreso" dal fatto che Bisignani sia stato sentito "anche dopo la richiesta di custodia cautelare". La difesa presenterà nei prossimi giorni istanza di revoca degli arresti domiciliari e valuterà un eventuale ricorso al tribunale del riesame.
L'ordinanza Insieme all'interrogatorio di garanzia la procura ha reso pubblica l'ordinanza che ha portato all'arresto dell'uomo d'affari e alla richiesta di custodia cautelare per il parlmentare del Pdl Papa. Intercettazioni e interrogatori, che secondo i pm Woodcock e Curcio, dovrebbero suffragare la loro richiesta e definire le accuse per gli indagati. Di seguito i capitoli principali del fascicolo. Disegnano una rete di rapporti che, in questa fase, tutto sembra fuorché un'associazione segreta.
D'Alema e Santini all'Aise Bisignani accompagnò il generale Adriano Santini, direttore dell’Aise (Servizi di sicurezza militari) dal presidente del Copasir, Massimo D’Alema. Sulla vicenda sono stati anche interrogati sia Santini sia D’Alema, nonchè Bisignani in qualità di indagato per l’ipotesi di associazione segreta. Le dichiarazioni sono discordanti in alcuni punti. Santini ha riferito che i due incontri con D’Alerma avvennero "certamente prima della mia nomina a direttore dell’Aise avvenuta il 23 febbraio 2010". "Anche se Bisignani non me lo ha detto apertamente, ipotizzo che tali due incontri, e il fatto che lui mi abbia accompagnato da D’Alema, possano essere collegati alla circostanza che il mio nome era uno di quelli che girava tra i possibili candidati alla direzione dell’Aise". I pm commentano la deposizione di Santini. "Impressiona, nel racconto del Santini - scrivono i magistrati - in quanto la dice più di qualsiasi altra circostanza, il fatto che un alto ufficiale dell’2sercito, capo dei servizi di sicurezza militare in pectore, così docilmente si facesse così docilmente 'intervistare' da Bisignani, che, ricordiamolo, è un comune cittadino gravato da precedenti penali, e si facesse condurre dal predetto anche agli appuntamenti anche di rilievo istituzionale". D’Alema ha riferito di aver incontrato il generale "solo successivamente alla sua nomina. Certamente - ha dichiarato - quando l’ho incontrato c’era già stata la sua designazione... può darsi che non si fosse concluso tutto l’iter formale di nomina. Ricordo che mi limitai a salutare Bisignani e non chiesi né a lui né a Santini che cosa cio facesse Bisignani insieme a Santini". Bisignani afferma di essere stato contattato da Santini: "Parlammo in modo cordiale delle possibilità di sviluppo della sua carriera; in quel contesto lui mi chiese una mano per la sua carriera e mi chiese di parlare bene di lui con Letta. Parlammo anche di D’Alema, presidente del Copasir, con il quale io negli anni ho conservato buoni rapporti conoscendo anche il padre. Negli anni - ha poi spiegato - ho sempre visto D’Alema e con lui abbiamo parlato di argomenti vari, in particolare riferiti all’editoria e ai problemi dell’Unità: in una di queste occasioni io chiesi a D’Alema se potevo portargli Santini, lui mi disse di sì". Bisignani ha poi precisato di aver accompagnato il generale da D’Alema "dopo la nomina del predetto a direttore dell’Aise, non so se prima dell’insediamento". Tale circostanza Bisignani avrebbe riferito anche a Bocchino "per dirgli che mi ero dato da fare nell’interesse di Santini".
Le telefonate della Prestigiacomo "Dobbiamo stare
attenti ai telefoni... dicono che Woodcock ci sta controllando i
telefoni". Lo afferma Bisignani in una conversazione con il
ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo intercettata il 2
dicembre scorso. La conversazione avviene durante il periodo in cui,
secondo i magistrati, Bisignani stava "occupandosi in prima
persona del voto del Parlamento riguardante un emendamento riferito
alla materia dell’Ambiente". Ecco alcuni passaggi della
telefonata.
Prestigiacomo: e quindi? e perchè Woodcock a te ti
controlla? Bisignani: e che ne so perchè mi controlla... non so, non
saprei Prestigiacomo: se ti controlla ti segue, ti fa...
Bisignani:
non saprei Presigiacomo: mamma mia! ma come si può vivere così? dì,
me rovini Bisignani: eh?
Prestigiacomo: se escono le
intercettazioni con me mi rovini! Bisignani: io cerco di stare sempre
attentissimo al telefono
I pm sottolineano come da questa
telefonata si ricava che Bisignani aveva informazioni riservate
rivelando l’esistenza di una indagine a suo carico.
La serata di Vietti “Ho un pettegolezzo su Vietti
enorme... ha offerto una serata a quattro avvenenti ragazze”. Lo
dice il parlamentare del Pdl Papa al telefono con Bisignani. La
telefonata, scrivono i pm nella richiesta d’arresto, “appare di
rilevante gravità” in quanto emerge che Papa utilizzava una sua
amica (Maria Roberta Darsena, ndr) “al fine di carpire notizie e
informazioni in grado di vulnerare la reputazione di Vietti, sia in
ambito privato che pubblico”. La telefonata intercettata tra Papa è
Bisignani è dell’11 settembre del 2009. “Giova evidenziare come
il Bisignani - scrivono i pm - , non parlamentare, in qualche modo
coordini le attività del parlamentare Papa, segnalandogli anche le
priorità da seguire”. Circostanza questa che “può trovare
spiegazione solo all’interno di un diverso sistema” e cioè
“un’associazione a delinquere mantenuta in vita allo scopo di
commettere un numero indeterminato di reati contro la pubblica
amministrazione e contro l’amministrazione della giustizia”. Ecco
il testo della telefonata:
P: martedì sera sarò pronto ho fatto
tutto e tutto a posto ci avevo un pettegolezzo su Vietti enorme B: ah
P: ti ho mandato pure il messaggio per Dagospia
B: e non l’ho
visto...quando me lo hai mandato?
P: ieri...ieri mattina...tanto,
tanto ti frego perchè, nonostante le tue tecniche, sappi che quando
lo accendi il telefono io lo so in tempo reale
B: bravo
P:
quindi ti becco
B: bravo
P: praticamente vuoi sentire
B:
si certo
P: allora praticamente giovedì sera...al ristorante ’i
Pazzì
B: è
P: Michele Vietti...ha offerto una serata a
quattro avvenenti ragazze...che risultano lavorare all’ufficio
legale delle Poste italiane
B: ah
P: la serata è stata
organizzata dal suo segretario Enrico Caratozzolo...e hanno
organizzato per settimana prossima una festa privata in casa Vietti
dove ogni ragazza dovrà cucinare una pietanza
B: fantastico
P:
hai capito?
B: ufficio legale eh?
P: di poste italiane
B:
ah...va bene
P: va bene però va bene però non scopriamo poi
troppo la fonte se no
B: no no
P: eh eh hai capito
dobbiamo...dobbiamo fare hai capito...ristorante I Pazzi a
Trastevere...va bene i dettagli della serata possono essere pure
quelli interessanti?...che cosa si sono detti però ah no
B: con
la scollacciata insomma
P: si si...scollacciata con
avance...promesse
B: fantastico
P: promesse di interessamento
e per qualcuna ci uscirà pure una promessa di inserimento nel suo
staff al Csm.
Al termine della telefonata i pm annotano che “due
circostanze rendono ancor più grave tale vicenda: la prima è quella
che la notizia in esame, obiettivamente compromettente e nella
migliore delle ipotesi destabilizzante per la vita privata di Vietti
(e dunque in astratto idonea ad essere utilizzata come strumento di
condizionamento) viene proposta e presentata al Bisignani per
Dagospia, e ciò a conferma della cogestione occulta da parte del
Bisignani medesimo del noto sito scandalistico”. Ma “vi è di più
- proseguono i magistrati - dalle dichiarazioni rese dallo stesso
Bisignani da Alfonso Gallo (imprenditore napoletano 'costretto' da
Papa a fare un contratto “fittizio” all’amica del parlamentare)
e dal vice presidente Vietti, emerge che la ragazza che avrebbe
fornito al Papa le suddette notizie astrattamente scabrose (tale
Maria Roberta Darsena), fosse molto amica dello stesso Papa”.
Dunque, concludono i pm, “il Papa utilizzava, mostrando non comune
spregiudicatezza, una sua intima amica al fine di carpire notizie e
informazioni in grado di vulnerare la reputazione di Vietti, sia in
ambito pubblico che privato. Ciò peraltro, non può essere nascosto,
era anche in grado di incidere e di condizionare il buon andamento di
un’istituzione di rilievo costituzionale quale la vice presidenza
del Csm. Ricattare l’uomo, infatti significa anche ricattare
l’Istituzione che quell’uomo rappresenta”.
I rapporti con Masi I rapporti di Bisignani con i mass media “costituiscono uno dei punti di rilievo che caratterizzano l’attività del sodalizio” scrivono i pm. “Se per le notizie scandalistiche viene utilizzato Dagospia dal gruppo Papa-Bisignani, i rapporti con la Rai costituiscono un momento rilevante nella strategia mediatica del gruppo”. Nella richiesta i pm riportano il verbale delle dichiarazioni rese dall’ex direttore generale della Rai Mauro Masi definendole “sintomatiche del potere di incidenza e condizionamento esercitato da Bisignani sull’azienda che gestisce il servizio pubblico di informazione radiotelevisiva”. Masi ha spiegato ai magistrati di aver conosciuto Bisignani nel 1995 quando era portavoce di Dini e di aver incontrato lui e il parlamentare del Pdl Alfonso Papa “tre o quattro anni fa”. Più volte Masi risponde ai pm chiarendo il contenuto di alcune intercettazioni di telefonate con Bisignani. “Nella conversazione in esame faccio riferimento alla posizione che riguardava Gianni Minoli, che come dico mi era stata segnalata anche da Gianni Letta; in particolare con Bisignani si parlava della nomina di Minoli come responsabile delle attività della Rai per la celebrazione dei 150 anni dell’Unità d’Italia; Minoli mi veniva segnalato quotidianamente anche da Amato che è il presidente del comitato dei garanti delle celebrazioni dei 150 anni dell’Unità. Nella sintesi della conversazione si dice e si parla di 'fregare' Ruffini nel senso che Ruffini non voleva ospitare sulla seconda serata di Rai Tre la trasmissione di Minoli, di fatto poi è accaduto il contrario, nel senso che ha avuto ragione Ruffini e continua ad andare in onda in seconda serata su Rai Tre 'Parla con me' della Dandini. Dunque ciò che ci diciamo con Bisignani nella conversazione non è accaduto rispetto a quello che riguarda Ruffini. Il Massimo a cui si fa riferimento è Massimo Liofredi che proteggeva la Setta che io non volevo; la lei cui si fa riferimento è la Setta. Effettivamente nelle conversazioni io dico a Bisignani di informare di tali questioni il dott. Letta e ciò perchè Bisignani è sicuramente più legato a Letta di quanto lo sia io. Bisignani per la verità insieme a tanti altri mi ha chiesto la cortesia di far lavorare Monica Setta, ma io non l’ho 'rinnovata' perché fa una televisione che non mi piace. Per la Setta mi hanno chiamato esponenti di tutto l’arco costituzionale...”. Si fa poi riferimento a un’altra telefonata: “Io chiesi a Bisignani di mettermi in contatto con Capezzone sapendo che avevano buoni rapporti...anche per Anna La Rosa mi ha telefonato tutto l’arco politico istituzionale, ritengo compreso Bisignani, sponsorizzando la La Rosa ai servizi parlamentari; anche per Anna La Rosa, come per la Setta, io ero contrario”. Masi commenta poi un’altra conversazione intercettata. Masi spiega di aver chiesto a Bisignani di informarsi presso Letta su “quale fosse l’atteggiamento della politica su talune questioni inerenti alle nomine Rai (riferite al digitale); ribadisco che chiedevo a Bisignani di parlare con Letta perché i due avevano un rapporto più diretto e più personale...insomma ho sempre utilizzato Bisignani per sondare il clima politico riferito in particolare al dott. Letta e ad altri personaggi politici e ciò in termine di consiglio”.
Masi e Santoro L’ex direttore generale della Rai si rivolse a Bisignani per “sondare il clima politico e l’aria del Cda della Rai” sul licenziamento di Santoro. È lo stesso Masi a riferirlo ai pm che indagano sulla cosiddetta P4 e il cui verbale è inserito nella richiesta di misure cautelari avanzate dai magistrati della procura. Masi spiega in particolare i motivi per i quali “mi sono fatto scrivere - afferma - la lettera di licenziamento di Santoro da Bisignani”. “Per dirla ancora più chiaramente - spiega Masi - io ho utilizzato e utilizzo Bisignani per avere una idea delle reali opinioni di Letta con il quale io ho un rapporto formale e che invece Bisignani conosce bene. Non escludo di aver chiesto a Bisignani di sondare l’opinione di Letta in ordine al licenziamento di Santoro, il governo non mi ha dato alcun segnale, ho ragionato, in questo caso come sempre, con la mia testa, perchè Santoro aveva offeso me e non il governo. Io ritenevo di doverlo licenziare. Confermo di aver criticato Saviano a causa di una serie di interviste rilasciate ai giornali dal suddetto, in particolare riferite alle spese che, a dire di Saviano, aveva strumentalmente contenuto e lesinato per mettergli ’il bastone tra le ruotè, cosa assolutamente non vera”.
La P4 e la P3 L’organizzazione creata da Bisognani, Papa e il sottoufficiale dell’arma latitante Enrico La Monica ha una “evidente disponibilità di una fitta rete di informatori, appartenenti infedeli alle forze di polizia”. Lo si legge nell’ordinanza di custodia cautelare notificata a Bisignani, dalla scorsa settimana agli arresti domiciliari e per il quale i difensori oggi formalizzeranno la richiesta di scarcerazione e l’intenzione di sottoporsi a rito abbreviato. Papa e La Monica, scrivono i magistrati, “si incontrano con assoluta sistematicità tutte le settimane” in un noto bar del centro di Napoli, e il sottufficiale dell’Arma passa notizie e informazioni che poi il parlamentare Pdl “gira” a Bisignani che a sua volta contatta “con altrettanta sistematicità” chi ritiene possa essere interessato. Emerge anche sia dalle intercettazioni sia dalle dichiarazioni di diverse persone ascoltate come informate dei fatti, ma soprattutto da servizi di osservazione e pedinamento, che le tappe dell’inchiesta P3, che ha portato in carcere tra gli altri Arcangelo Martino, sentito anche dai pm dell’antimafia partenopea in relazione alle indagini su Nicola Cosentino, sono monitorate dal sodalizio. Martino è indicato come colui cui è “morta la moglie”, e proprio poco prima di essere escusso sulla vicenda Cosentino l’uomo aveva subito il lutto. “Proprio (e anche) a tali dichiarazioni, assolutamente secretate, fanno riferimento tra l’altro Papa e La Monica”. “Come ti avevo già tempo fa preannunciato, anche Napoli si è aperta sulla P3 in maniera molto forte” dice La Monica a Papa al telefono il 17 settembre 2010. “L’inglese - continua - hanno preso tutto il discorso che fa riferimento a questo locale...a Nicola...hanno preso le telefonate...perchè sai come si legano al fatto che Pasquale è stato nominato al consorzio Ce4”. “Ho visto - dice Papa - ma tu della cosa di Di Martino non sei riuscito a sapere niente?”. “No perchè ce l’hanno a Roma - la risposta - però su Napoli ho preso tutto quello che riguarda Nicola...tutti quelli che sono stati gli interventi e i contatti avuti con coso tra Pasquale Martino e coso Cosentino”.
Bisignani e Alemanno “La capacità di influenza di Bisignani e quindi del suo gruppo veniva in rilievo anche con riferimento al sindaco di Roma Alemanno”. I magistrati fanno riferimento in particolare alla testimonianza resa da Maurizio Basile, amministratore delegato dell’Atac, l’azienda di trasporti pubblici capitolina. “Nella primavera del 2010 Bisignani mi ha presentato al sindaco Alemanno e dunque Alemanno mi ha nominato suo capo di gabinetto dal luglio a novembre 2010. Dopodichè sono stato nominato amministratore delegato dell’Atac cumulando le due funzioni per un mese”. “Non c’è dubbio - afferma Basile - che Alemanno ascoltasse le indicazioni di Bisignani comprese la mia nomina. Tuttavia non so spiegare come mai Bisignani potesse vantare tale indubbio potere contrattuale su Alemanno”. A detta di Basile “Alemanno ha partecipato anche a due riunioni-cene a casa della madre di Bisignani”. Basile risponde poi sul contenuto di una intercettazione telefonica e spiega che “il sindaco doveva designare il direttore del Teatro Stabile di Roma e Luca Barbareschi era interessato: nella telefonata - dice - Bisignani mi chiede informazioni; in proposito il sindaco ha poi nominato un altro, e cioè Gabriele Lavia. Ricordo - afferma poi Basile - che in una delle due cene a casa della madre di Bisignani, cui eravamo presenti io, Bisignani e Alemanno, Bisignani fece parlare a telefono Alemanno e Briatore e da ciò che ho potuto apprendere da tale conversazione Briatore spiegò ad Alemanno che non c’era alcun reale interesse da parte delle società costruttrici di auto di fare un gran premio a Roma... Mi ricordo che in un’altra occasione Bisignani mi chiese di dare il numero di Briatore a Alemanno e si parlò della valorizzazione delle aree dell’Eur che doveva conseguire a tale Gran Premio. Maurizio Flammini, che mi pare sia il presidente della Conflazio, è quello che insisteva per il Gran Premio”. Sulla nomina al Teatro Stabile è stato ascoltato dai pm come testimone l’attore e parlamentare Luca Barbareschi. “Effettivamente - ha dichiarato - tra gli altri mi sono anche rivolto a Bisignani per chiedere un suo interessamento in merito a una mia nomina a direttore artistico del Teatro Stabile di Roma. Lui mi promise un interessamento ma di fatto non è riuscito ad ottenere nulla. Tenga presente che io conosco benissimo Alemanno con cui ho fatto campagna elettorale e quando lui per scherzare mi diceva ’se vinciamo le elezioni che vuoi fare, l’assessore?’ io gli dicevo che non mi interessava fare l’assessore ma che mi sarebbe piaciuto dirigere un teatro, un’ esperienza che conoscevo e che volevo ripetere. Alla fine questo posto di direttore artistico è stato assegnato a Gabriele Lavia, che non è certo riconducibile al centrodestra”.
Letta e Bisignani “Bisignani è persona estroversa, brillante e ben informata, ed è possibile che qualche volta dica più di quel che sa”. Così il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta ha risposto il 23 febbraio scorso alle domande dei pm di Napoli, che indagano sulla cosiddetta P4, relative ai suoi rapporti con l’uomo d’affari coinvolto nell’inchiesta. “Con Bisignani intrattengo rapporti di amicizia che io gestisco in modo istituzionale e corretto come ogni altro”. “Bisignani - spiega poi Letta - è amico di tutti, Bisignani è l’uomo più conosciuto che io conosca. Bisignani è uomo di relazioni”. “Non escludo che Bisignani mi abbia potuto dire che era oggetto di attenzioni da parte dell’autorità giudiziaria: sicuramente non mi ha detto che era intercettato e che era Woodcock che lo intercettava. Posso aver detto a Bisignani di non parlare troppo al telefono, visto che lui è piuttosto facondo”. Così Letta ha risposto a una domanda sull’uomo d’affari e la sua presunta conoscenza delle indagini in corso. “Non ho mai cenato con Bisignani e il procuratore generale di Roma, tanto meno per festeggiare il nuovo giudice della Corte Costituzionale Lattanzi, che ho conosciuto solo al Quirinale al momento del giuramento”. Letta ricorda di essere stato testimone di nozze di Bisignani. “Ho conosciuto Bisignani - spiega Letta - quarant’anni fa, dal momento che il padre era molto amico del mio direttore del Tempo Angiolillo, poi ho conosciuto la madre, poi il fratello Giovanni e poi anche Luigi che cominciò a fare il giornalista con Libero Palmieri che aveva iniziato anche me al giornalismo; poi fece carriera e diventò caporedattore dell’Ansa di Roma; Bisignani fu portavoce e addetto stampa di Stammati; io sono stato testimone di nozze, unitamente a Dini, di Luigi Bisignani”.
Borgogni di Finmeccanica “Bisignani si muoveva e veniva individuato come l’uomo di Letta”. A parlare è il direttore centrale delle relazioni esterne di Finmeccanica, Lorenzo Borgogni, nell’interrogatorio dell’8 febbraio di quest’anno. “Ho conosciuto Bisignani - dice Borgogni - nel maggio del 2002, subito dopo essere arrivato in Finmeccanica insieme all’ingegner Guarguaglini; il Bisignani al tempo era una sorta di ’tutor’ dell’ingegner Roberto Testore che allora era direttore generale e amministratore delegato di Finmeccanica; Guarguaglini era presidente e amministratore delegato; c’era dunque una sorta di diarchia. So che Testore era molto legato agli Agnelli e veniva dalla Fiat. Nel 2002 il testore fu nominato in Finmeccanica - credo - grazie a Bisignani. Dunque in quel periodo io e Bisignani 'mediavamo' i rapporti non sempre facili tra il Guarguaglini e il Testore...gli anni 2001 e 2002 furono gli anni delle grandi nomine, ricordo che fu nominato, per esempio e per primo, come presidente della Rai Antonio Baldassarre, che fu la prima nomina che fece il governo Berlusconi, che aveva studio in piazza Mignanelli sopra Bisignani”. È in questo contesto, aggiunge Borgogni, che “il Bisignani si muoveva e veniva individuato come l’uomo di Letta...Ufficialmente lavorava alla Ilte, in ogni caso io so che lo stesso è molto legato, come dicevo, a Letta e Scaroni e che ha le “mani in pasta” in tante cose. A tale ultimo proposito posso dire che Bisignani ha grande influenza sull’Eni”. Dunque, conclude, “credo che il grande potere del Bisignani scaturisca dal suo forte legame con Gianni Letta”.
I contratti pubblicitari Attraverso Bisignani il sito Dagospia ha ottenuto pubblicità per centomila euro all’anno. La circostanza emerge nel paragrafo in cui Papa e Bisignani parlano della cena di Vietti con “quattro avvenenti ragazze”. Una notizia che viene “proposta e presentata al Bisignani per Dagospia - scrivono i pm - e ciò a conferma della cogestione occulta da parte del Bisignani medesimo del noto sito scandalistico, al quale lo stesso Bisignani, come lui stesso ha ammesso, ha fatto ottenere dall’Eni pubblicità per oltre 100mila euro all’anno”. Sarebbe stato sempre Bisignani a “favorire” il rapporto tra il sottosegretario Daniela Santanchè e alcuni enti di Stato. Lo dice lo stesso ex giornalista . I magistrati napoletani gli chiedono conto di una telefonata con l’esponente di Fli Italo Bocchino nella quale, tra l’altro, Bisignani dice “È l’ente più grosso amico mio”.
“Io sono amico dell’Eni perché sono molto legato a Scaroni - risponde Bisignani - e da sempre all’Eni. Ribadisco che ho facilitato, come ho già detto, la costituzione di rapporti commerciali tra Visibilia (ovvero tra la Santanchè) e Eni, Enel e Poste”.
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