Il padre invalido dopo l’incidente: la figlia lo rifiuta e viene risarcita

Da quattro anni l’uomo è in sedia a rotelle. Il tribunale: «La piccola lo considera un estraneo e si è attaccata alla madre»

Un padre che gioca con la sua bimba, l’abbraccia, la bacia. E viene ricambiato dalla piccola con lo stesso amore. Poi, in un giorno maledetto, questo padre viene travolto da un’auto e rimane paralizzato al 100%. Dopo 13 mesi di cure quel padre torna a casa, ma non è più la stessa persona: è un uomo inchiodato su una sedia a rotelle. Ma il dramma non finisce qui. La figlia, di un anno e mezzo, non riconosce più in quel «signore immobile» il suo amato papà: quel grave handicap fisico lo ha trasformato in un estraneo. Addio coccole, addio abbracci, addio baci.
Ora il giudice di pace della sezione penale di Milano, Mario Campanini, accogliendo in pieno la richiesta dell’avvocato Rosario Alberghina, ha emesso una sentenza destinata a fare giurisprudenza: per la prima volta infatti è stata infatti riconosciuta a una bambina così piccola una provvisionale di 20mila euro. Un risarcimento concesso in forza di una motivazione di grande sensibilità: «La bambina - scrive il giudice - che aveva 18 mesi al momento del sinistro, ha rivisto il padre solo 13 mesi dopo l’incidente, e non lo ha riconosciuto. Da allora, sostanzialmente, non lo ha più accettato come figura paterna, e si è attaccata morbosamente alla madre».
«Non vi è dubbio - viene spiegato nella sentenza - che i danni subiti dalla bimba costituiscano, nel caso di specie, una conseguenza diretta ed immediata dell’illecito. Alla piccola, in effetti, è venuta meno la figura paterna in tenerissima età, avendo il padre, ora ridotto in carrozzina, riportato lesioni invalidanti ed irreversibili, a seguito dell’investimento subìto».
Una tragedia avvenuta in piazzale Udine a Milano il 10 giugno 2004 alle 6,55, quando l’imputato C.G., alla guida della sua auto, investì in pieno il signor S.A. che stava attraversando via Feltre, sulle strisce pedonali. L’uomo era appena uscito dalla stazione della metropolitana e si stava dirigendo al lavoro. Ma in pochi attimi la sua esistenza si trasformò in un incubo: una Renault sbucata improvvisamente dalla rotatoria lo travolse lasciandolo esanime sull’asfalto. Il referto medico è straziante: «Le capacità motorie e cognitive del paziente sono compromesse». Due mesi di coma totali e cinque interventi neurochirurgici che restituiscono alla famiglia un uomo segnato irrimediabilmente nel fisico e nella mente. S.A. non può più muoversi, ha perso qualsiasi cognizione spazio temporale e non è più autosufficiente. È un invalido totale che dipende totalmente dalla moglie. Dopo un lungo iter giudiziario, il giudice ha concluso che nei confronti dell’imputato «sussistono tutti gli elementi essenziali per l’integrazione del reato di lesioni colpose».


«È appena il caso di ricordare - precisa l’avvocato Alberghina - che il rimborso di 20mila euro riconosciuto alla bambina in qualità di parte civile ha carattere meramente delibativo ed è suscettibile di una ben più ampia quantificazione in sede di effettiva liquidazione dell’integrale risarcimento».

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