Yara non c’è più. Ma il suo fantasma tormenta le coscienze. Aggirandosi sotto la neve che imbianca la Bergamasca. Proprio come allora. Chiedendo giustizia, o almeno un perché. Era il 26 novembre 2010 quando la piccola ballerina di Brembate sparì dopo essere uscita dalla palestra in cui volteggiava come una farfalla. Tre mesi più tardi venne ritrovata cadavere in campo di Chignolo d'Isola, a dieci chilometri d casa. Centinaia di volontari, carabinieri, polizia, uomini della protezione civile l’avevano cercata invano per tre mesi.
Fu un signore che si dilettava a far volar aeroplanini a trovarla. Il suo «modellino» era precipitato proprio vicino al cadavere. Conservato dal freddo, rilasciato dal manto bianco che l’aveva coperta fino ad allora. Oggi, quattordici mesi dopo, per quel delitto non c’è un colpevole, un indiziato, nemmeno qualcosa che somigli a una traccia. A parte tredicimila Dna raccolti da polizia e carabinieri che finora non hanno portato a nulla. Resta un’indagato, di cui non si riesce a capire la posizione, Mohamed Fikri, marocchino, piastrellista, fermato su una nave mentre andava a respirare l’aria di Tangeri per le vacanze e subito rilasciato con tante scuse.
Tra il silenzio assordante della magistratura. La pm Letizia Ruggeri, incaricata del caso, mai fu loquace.
E oggi meno di ieri. Lei la matassa non è riuscita a districarla. Yara dimenticata, mentre una famiglia, un paese e l’Italia intera vorrebbe risposte. Sa di boutade , servirà a poco, ma perlomeno scuote gli animi la petizione di cui l’assessore regionale leghista Daniele Belotti- l’ultrà dell’Atalanta passato alle cronache per le sue dichiarazioni «pericolose »-si è fatto promotore. Come spiega lui stesso: «L’ho fatto su richiesta di diversi cittadini che chiedono di rimanere anonimi». Cosa vogliono? «Mandare via la pm, far sì che un altro magistrato di provata esperienza e capacità si occupi dell’inchiesta».
È partita così la raccolta di firme tra sindaci, consiglieri della Regione-Lombardia e parlamentari bergamaschi, per la cacciata della pm «inadeguata». Il documento è stato inviato al ministro della Giustizia Paola Severino e per conoscenza al presidente del Csm, al procuratore generale della Corte d’Appello di Brescia e al Procuratore aggiunto di Bergamo.
«Troppi gli errori» commessi dalla Procura, secondo il fumantino assessore. Ultima goccia, quella che ha fatto traboccare il vaso,chiarisce Belotti- «il divieto di accedere agli atti opposto dalla pm a Giorgio Portera, il detective ingaggiato dalla famiglia di Yara un paio di settimane fa». Non uno qualunque: ex tenente dei Ris, 34 anni, già impegnato nel caso Claps, avrebbe dovuto affiancare la procura nelle indagini. Ma a quanto pare non sarebbe gradito. «Purtroppo sono stati segnalati- incalza Belotti- anche da diversi esponenti delle forze dell’ordine, troppi errori nel coordinamento di queste indagini.
So che è una procedura anomala quella di interferire in casi giudiziari, ma questo è un episodio drammatico che ha toccato tutti i bergamaschi.
Per più di un anno nessuno, nonostante i gravi errori, ha criticato, ma ora, di fronte a risultati inesistenti e all’ostracismo nei confronti del perito e del legale incaricati dalla famiglia Gambirasio, è opportuno che qualche rappresentante istituzionale, al di là dei colori politici, sollevi la questione». Facile obiettare che la sua iniziativa sia priva di consistenza istituzionale. Ma a Brembate e dintorni sono in tanti a pensarla così. Persino nei corridoi di Palazzo di giustizia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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