Maria Grazia Coggiola
da New Delhi
Come lorco della favola, il terremoto si è mangiato tutti i bambini nelle aree più colpite del Pakistan settentrionale. Il portavoce militare pachistano Shaukat Sultan ieri ha detto che «unintera generazione è stata spazzata via nelle zone più devastate». Interi villaggi, come quello di Balkot, a nord di Islamabad, sono diventati di colpo demograficamente vecchi. Ci sono dei genitori che hanno perso tutti i figli nel crollo delle due scuole elementari e che, fino allultimo, hanno sperato in un miracolo mentre scavavano a mani nude e pregavano. Ma quel mostruoso cumulo di detriti ieri ha risputato solo alcuni piccoli vivi. Gli altri, forse mille, o forse anche più sono stati inghiottiti dallorco e ora non rimane che il fetore dei corpi in decomposizione, come hanno raccontato alcuni giornalisti arrivati ieri sul luogo insieme ai primi soccorritori.
Ci sono decine di villaggi della morte come Balkot, che è stata letteralmente rasa al suolo, dove non si sentiranno più le voci dei bambini giocare in strada. Una generazione perduta in un terremoto che, ogni giorno che passa, assume proporzioni più gigantesche. Secondo le ultime stime dellUnicef si teme che in Pakistan le vittime possano toccare le 40mila morti, di cui almeno la metà sarebbero bambini. È salito anche il bilancio sul versante indiano del Kashmir dove si contamo finora 950 vittime, ma i dispersi sono migliaia e molte zone sono ancora isolate a causa dellinagibilità di strade e ponti.
Secondo le agenzie umanitarie, il terremoto ha colpito 2 milioni e mezzo di persone. I senza tetto sarebbero 200mila e hanno passato la terza notte consecutiva alladdiaccio o sotto tende di fortuna per proteggersi dai rigori di un inverno che sta per iniziare.
Dopo laccorato appello del presidente Musharraf, la catena della solidarietà internazionale si è messa in moto velocemente. Dagli Stati Uniti sono arrivati 6 elicotteri da trasporto dislocati dalla vicina base in Afghanistan. Ma è una goccia nel mare e ci vorranno forse ancora alcuni giorni prima di raggiungere tutte le zone terremotate. Soltanto ieri il primo convoglio umanitario dellesercito è entrato a Muzaffarabad, capitale del Kashmir pakistano e ora ridotta a una città fantasma, senza acqua, cibo e corrente elettrica. I camion sono stati presi dassalto dagli abitanti esasperati per la troppa attesa.
Con il passare dei giorni, cresce anche il risentimento e la rabbia tra la gente per il ritardo dei soccorsi. Il Pakistan, come anche lIndia, è del tutto impreparato ad affrontare le emergenze dei disastri naturali. Sotto accusa anche lassenza di norme urbanistiche antisismiche soprattutto per quanto riguarda la costruzione di scuole e ospedali, per di più in una zona altamente a rischio per i terremoti come il Kashmir.
La massiccia presenza di militari sul confine indo pachistano, uno dei più militarizzati al mondo, ha accelerato solo in parte le operazioni. Numerose caserme, posti di osservazione, trincee lungo la linea di controllo, che divide i due Kashmir, sono crollate intrappolando centinaia di soldati.
Musharraf ha dichiarato tre giorni di lutto nazionale e ha chiesto allOnu di coordinare le operazioni di soccorso. Il presidente pachistano ha anche accettato lofferta di aiuti umanitari da parte dellIndia, che invierà un aereo con un carico di 25 tonnellate di tende, medicinali e generi di prima necessità.
Intanto continua a preoccupare la sorte di Andrea Bonanni, il dipendente dellambasciata italiana a Islamabad, di cui non si hanno più notizie da sabato.
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