Basta porte girevoli tra Procure e politica, così si «scredita la magistratura». Tanto più se è il pm che prima raccoglieva le denunce che passa dall'altra parte della barricata.
Il procuratore capo facente funzioni di Palermo Leonardo Agueci (il Csm deve ancora decidere chi sarà il successore di Francesco Messine, ora in pensione, ndr) va all'attacco. E stigmatizza con insolita durezza il passaggio di una sua pm, Vania Contraffatto, alla corte del governatore di Sicilia Rosario Crocetta, come assessore all'Energia. Il via libera del Csm per la Contraffatto, entrata in squadra col rimpasto, è arrivato da una manciata di ore. E il procuratore se la prende non tanto col magistrato, quanto col Csm, cui chiede un intervento per vietare «passaggi diretti dalla magistratura all'incarico politico.
Certamente - dice il procuratore capo all'AdnKronos a proposito della pm adesso assessore - la sua è una scelta consapevole, ha valutato anche le implicazioni attuali e successive e io non posso che augurarle di operare bene per la Sicilia. Però è un esempio, per certi versi, molto più grave degli altri colleghi entrati in politica, delle interferenze del mondo della politica sull'attività inquirente, in particolare della Procura della Repubblica, che finisce per danneggiarci, perché l'attività della Procura oggi, specialmente quando dirige sempre più la propria attenzione sul funzionamento della Pubblica amministrazione e quanto più emergono dei fenomeni di malcostume e di condizionamenti da parte della corruzione della criminalità sull'attività della pubblica amministrazione - e l'esempio di Roma è assolutamente eloquente - allora la Procura tanto più mette il naso su questi settori, tanto più deve essere immune il più possibile da sospetti anche di situazioni esterne che possono depotenziarla anche sul piano della credibilità e dell'immagine».
Insomma, è il passaggio diretto quello che il procuratore Agueci contesta. Tanto più che la sua procura ha raccolto le denunce che periodicamente il governatore ha presentato. «Quando c'è un passaggio diretto dall'amministrazione della giustizia all'amministrazione attiva - sottolinea infatti - quello è completamente svincolato da qualsiasi regola. Per cui succede, come in questo caso, che una persona che fino a ieri svolgeva una funzione di controllo sull'operato della Pubblica amministrazione da domani fa parte di quella stessa pubblica amministrazione, senza nessun passaggio intermedio. Il legislatore - sottolinea - deve intervenire assolutamente per regolamentare la materia per legge. Secondo me il legislatore deve tracciare dei percorsi senza via di ritorno. L'attività giudiziaria e la politica devono essere completamente separati.
E le tentazioni di condizionamento della politica sulla giurisdizione possono essere contrastate efficacemente se la giurisdizione è totalmente estranea alla politica. «il Csm - conclude Agueci - dovrebbe precludere questi passaggi diretti, oppure devono essere contrassegnati da un trasferimento territoriale».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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