Il boss mafioso al gip: "Percepisco il reddito di cittadinanza"

Il reddito di cittadinanza al boss mafioso di Palermo: Gaetano Scotto coinvolto nell'operazione "White Shark" e accusato a vario titolo di associazione mafiosa

Gaetano Scotto
Gaetano Scotto

Un altro colpo di scena e stavolta lascia esterrefatti. Il boss mafioso dell'Arenella Gaetano Scotto percepiva il reddito di cittadinanza. A confessarlo è stato lui stesso oggi durante l'interrogatorio di garanzia davanti al gip. Lui e gli altri affiliati della cosca dell'Arenella, arrestati ieri dagli uomini della Dia nell'operazione"White Shark", si sono avvalsi della facoltà di non rispondere davanti al giudice per le indagini preliminari. Il boss Gaetano Scotto - che per gli inquirenti e gli investigatori della Dda sarebbe tornato solidamente alla guida della famiglia mafiosa dell'Arenella dopo la scarcerazione avvenuta nel 2016 - nel corso dell'interrogatorio di garanzia si è avvalso della facoltà di non rispondere, ma avrebbe ammesso davanti ai pm di percepire regolarmente il reddito di cittadinanza. Avete letto bene: il boss mafioso che comandava su tutto e teneva in ginocchio un intero mandamento, arrotondava con il sussidio destinato ai più bisognosi. Avviati gli accertamenti di verifica per giungere alla revoca del beneficio. Intanto resta la consapevolezza di un sistema che fa acqua da molte parti e i cui controlli preventivi a quanto pare sono ridotti al minimo. Le indagini della Dda di Palermo, guidata da Francesco Lo Voi, sono coordinate dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca e dai sostituti Amelia Luise e Laura Siani. Secondo gli investigatori Scotto "subito dopo la scarcerazione aveva ripreso il controllo e il recupero del suo ruolo e della sua autorità all’interno di cosa nostra. Inoltre ha il pieno il controllo delle attività economiche, organizza e coordina le attività estorsive, mantiene i rapporti con le altre famiglie mafiose e sostiene i parenti degli affiliati detenuti".

Oltre ai fratelli Gaetano, Pietro e Francesco Paolo Scotto, tra le persone arrestate dalla Dia di Palermo nell'ambito dell'operazione antimafia "White Shark", c'è anche Giuseppe Costa, 52 anni, fratello di Rosaria Costa, la vedova di Vito Schifani, uno dei tre agenti di scorta morti con Giovanni Falcone e Francesca Morvillo nella strage di Capaci, il 23 maggio 1992. Secondo gli investigatori della Dia - e i magistrati della Dda di Palermo - Costa si sarebbe occupato di riscuotere il pizzo nella borgata dell'Arenella controllata dagli Scotto. Scrive il gip di Palermo, Roberto Riggio, nell'ordinanza di custodia cautelare: "per avere fatto parte della famiglia mafiosa di Vergine Maria, mantenendo rapporti con esponenti mafiosi di altre famiglie, nell'interesse primario dell'organizzazione mafiosa; per avere organizzato e coordinato attività estorsive, nonchè atti estorsivi nei confronti di imprenditori/commercianti della zona; per avere provveduto al mantenimento degli affiliati detenuti ed alla corresponsione pro quota ei proventi dell'associazione mafiosa".

Oggi Costa ha deciso di fare scena muta. Rosaria Costa, fortemente turbata, attraverso la stampa ha detto di ripudiare il fratello gli ha chiesto di "inginocchiarsi, di pentirsi e dire tutto".

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