Palme a rischio per colpa del «punteruolo rosso»

È arrivato all’Axa (la prima segnalazione), all’Infernetto, a Casal Palocco, è segnalato fra Pontinia e Sabaudia e nel sud Pontino il nemico acerrimo delle palme a cui Regione Lazio, Comune, EUR e Ordine degli agronomi e dei forestali hanno dedicato una giornata di studio, cui hanno partecipato esperti del Centro Studi e Ricerche per le Palme di Sanremo e i maggiori ricercatori del settore. Un problema che ci riguarda da vicino visto la quantità di palme di Roma. Il Comune ne ha censite più di 8.000, per più della metà patrimonio di ville storiche e spazi pubblici nel centro storico e nel litorale, 1.800 della specie Phoenix canariensis, potenziale obiettivo del parassita. A Villa Torlonia ci sono 214 palme, molte degli anni ’20, a Villa Pamphili 174, a Villa Sciarra più di 100, altrettante all’EUR e ben 58 impiantate nel 1910 a piazza Cavour (in pericolo anche per il parcheggio). Più difficile fare il conto di quelle dei giardini privati. Dati regionali e dei comuni portano a più di 300 le piante colpite nel Lazio, per 150 è già stato deciso l’abbattimento, effettuato però solo per 25.
Volgarmente noto come «punteruolo rosso della palma» è un coleottero lungo dai 35 ai 40 millimetri con il corpo rosso ferruginoso a macchie nere, l’ultimo prodotto della civiltà degli scambi internazionali. Originario dell’Asia centrale viene segnalato per la prima volta in India nel 1891 sulle palme da cocco, solo nel 1980 nella Penisola Arabica e nel ’92 in Egitto. Colonizza vaste aree dell’Asia, è in Iran, Giordania, Israele, nel ’94 nel Sud della Spagna e nelle Canarie, quindi in Grecia e in Italia. In un vivaio della Toscana compare nel 2004, l’anno dopo i primi focolai in Campania e Sicilia. La femmina in circa tre mesi depone più di 200 uova, che si trasformano in tempi diversi in larve voracissime. Il guaio è che quando ci si accorge che la pianta è infestata (collassamento e disseccamento delle foglie) è troppo tardi e non resta che abbatterla.
Lotta impari e senza speranza, destinata a eliminare dal nostro panorama visivo la pianta esotica che ha contribuito a creare il mito della Riviera e della Costa Azzurra? Forse no e non solo perché la natura è imprevedibile e può dare risposte inaspettate alle aggressioni più severe. Si può intervenire con trappole, con sostanze distribuite sulla chioma capaci di penetrare nella circolazione linfatica della pianta o con l’endoterapia, siringhe particolari che all’interno del tronco dovrebbero incontrare i vasi della palma.

Come si sta facendo in Egitto e Arabia Saudita dove vengono utilizzati prodotti chimici e biologici che hanno dato risultati soddisfacenti. Ma da noi pochissime sono le sostanze consentite in zone urbane e per le palme.

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