«Papà tu sei il mio eroe Continuerò il tuo lavoro»

Il maresciallo Giovanni Pezzulo, quando era vivo, lo diceva a tutti: «Sono orgoglioso di Giusy». Giovanni, ora che vive solo nel ricordo dei suoi cari, sarà ancora più orgoglioso di avere una figlia così. Una ragazza che riconcilia l’Italia con la parte migliore della sua gioventù. Giusy piange al funerale di suo padre ucciso in Afghanistan, ma le sue sono le lacrime di una diciottenne «vera». Niente a che fare con la banalità delle eroine della «generazione Moccia». Giusy parla dall’altare del duomo di Oderzo e la sua maturità è un esempio anche per chi è molto più grande di lei: «Ciao mio eroe, continuerò il tuo lavoro». Non è una frase di circostanza, una donna come Giusy non l’avrebbe mai pronunciata. Giusy è fiera e determinata, vuole entrare nell’esercito. E l’esercito è pronto ad accoglierla a braccia aperte. Come a braccia aperte, quando era piccola, veniva accolta dal papà: «Io mi vestivo di bianco e giocavamo a far finta di sposarci...». Tutte le figlie, quando sono piccole, sognano di sposare il papà, il loro eroe. Giusy, quel papà-eroe, lo ha perso nel modo più assurdo. Portato via da un vento di proiettili, mentre distribuiva acqua e pane. Ma Giusy è forte. Proprio come suo padre Giovanni e sua madre Maria. Se non si è forti non ci si può rassegnare a una morte così assurda: ucciso nel momento in cui stai sfamando donne e bambini nella valle di Uzeebin. Questo era il compito del maresciallo Pezzulo, che in Afghanistan non era andato per fare la guerra, ma per portare la pace.
Alle esequie nel duomo di Oderzo ieri hanno partecipato in tanti, con la città vestita di tricolore come aveva chiesto Giusy: bandiere che sono spuntate anche nelle cittadine vicine, ma anche lontano da qui, come a Roma, Milano, Napoli, Palermo. Da Nord a Sud, in un abbraccio che si è stretto soprattutto attorno a lei, a Giusy. «Giovanni ha dato il meglio di sé, consapevole che chi non ama non protegge e non difende la vita - ha detto nell’omelia il vescovo di Vittorio Veneto, monsignor Corrado Pizziolo -. Il grande amore per la bandiera è ciò che Giovanni ci lascia come suo supremo testamento».
Poi il momento più toccante della cerimonia, quando Giusy è salita sull’altare, per l’ultimo saluto al papà: «Non voglio ricordarti così, in una bara a terra. Anche da lontano mi facevi sentire molto amata.

Non c’eri per i miei 18 anni perché eri lontano, ma mi sei stato vicino con un mazzo di rose rosse. So quanto mi ami e ricordo quando da piccola giocavo a sposarmi con te. Ora devo crescere in fretta per stare vicino alla mamma, mi sento forte e sono sicura che sei tu a darmi questa forza: stammi sempre vicino».

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