«Parkinson, asma e autismo La colpa è anche dei virus»

Quando nel 2002 consigliò a Giovanni Paolo II un pool di antiossidanti a base di papaya biofermentata e glutatione al fine di migliorare le sue condizioni di salute rese precarie dal Parkinson, per Luc Montagnier iniziò una vera e propria tribolazione. Nonostante la cura fosse fondata su saldi principi biochimici, incominciarono ad esprimersi dubbi anche da parte di alcuni membri della comunità scientifica. Ma le ultime ricerche condotte da un gruppo di studiosi italiani guidati dallo scienziato Giampietro Nordera hanno dimostrato che l’efficacia della papaya sul Parkinson e su altre malattie degenerative e neurodegenerative è reale. I risultati di questo studio sono stati presentati venerdì scorso alla Camera dei Deputati, davanti al ministro della Salute Ferruccio Fazio e al Presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari del Vaticano (il Ministro della Sanità della Santa Sede) Zigmunt Zimowski, polacco e amico di Karol Woityla.
Una bella soddisfazione.
«I miei studi hanno sempre cercato di stabilire la veridicità del potere degli antiossidanti, e in particolare ho sottolineato gli effetti sorprendenti della papaya biofermentata che ho constatato essere venti volte più potente della vitamina E, anche in grado di stimolare le cellule del sistema immunitario con il compito di sconfiggere le aggressioni esterne. Lo stress ossidativo nel processo di invecchiamento è causa di malattie croniche che dobbiamo imparare a prevenire».
Se lo stress ossidativo ha un ruolo così fondamentale perché non se ne parla di più?
«Perché purtroppo molti lo sottovalutano, o non lo conoscono considerandolo un fattore inevitabile correlato all’invecchiamento. Al contrario è una vera e propria sindrome e il suo trattamento è fondamentale per vivere a lungo e in buona salute. I radicali liberi, se prodotti in eccesso, finiscono per accumularsi nelle cellule ossidandone i componenti e provocando danni irreversibili all’organismo. Oggi abbiamo i mezzi e le conoscenze per misurarlo e contrastarlo».
Quindi ci ammaliamo perché invecchiamo?
«Il processo di stress ossidativo inizia intorno ai 25-30 anni e si potrebbe tenerlo sotto controllo sin da allora. Purtroppo, sono ancora troppe le persone che non lo conoscono che dimenticano che la conseguenza più dannosa di questo inevitabile fenomeno è lo sviluppo di malattie croniche. Verso i 40-50 anni iniziano a fare la loro comparsa i fenomeni degenerativi e l’organismo è in generale atto a neutralizzarli, disponendo di un certo numero di antiossidanti endogeni. Queste difese naturali però non sono sufficienti e richiedono altri elementi coadiuvanti che possiamo trovare negli anti ossidanti».
Ci dobbiamo preoccupare per il futuro?
«L’ambiente che abbiamo creato e deteriorato è sempre più favorevole all’emergere di nuovi agenti virali o batterici. Nonostante il progresso le malattie infettive mietono molte più vittime che non le guerre o le calamità naturali: 15 milioni di persone all’anno in tutto il mondo, pari a un decesso su quattro».
Che tipo di infezioni?
«Infezioni respiratorie, (polmonite e influenza), Aids, tubercolosi, malaria, salmonellosi ecc... Gli studi recenti confermano la possibilità che molte malattie mentali, psichiatriche come ad esempio l’autismo, e le malattie croniche e degenerative possano avere un’origine infettiva. Questi nuovi rischi non sono limitati ai soli paesi poveri, vittime del sottosviluppo, ma sono la conseguenza di cambiamenti dell’ecosistema imputabili all’uomo. E in questi casi i radicali liberi giocano un ruolo fondamentale non solo nel promuovere lo stato di alterazione ma anche nell’aggravarlo.
Dobbiamo temere anche per l’influenza ora che inizia l’inverno?
«Se impariamo a rafforzare il nostro sistema immunitario possiamo stare tranquilli».
Stiamo diventando immunodepressi?
«In ogni malattia infettiva entrano in gioco un aggressore e un aggredito. L’aggressore è il germe, l’aggredito il sistema immunitario. La medicina moderna si concentra essenzialmente sull’aggressore: vaccini, sieri, antibiotici, antivirali funzionano a meraviglia su tante patologie acute. Ma dimentica spesso che bisogna agire prima che la malattia si manifesti. Bisogna concentrarsi di più sulla prevenzione rafforzando il sistema immunitario».
Lei nonostante l’età è molto attivo, viaggia molto, conduce ricerche in ogni parte del mondo, vive tra Parigi e New York e ora anche Shanghai...
«Cerco di seguire un sano tenore di vita facendo molta attenzione all’alimentazione ed evitando lo stress psicologico. Assumo regolarmente la papaya fermentata, grazie alla quale non subisco gli effetti dello stress legati agli spostamenti. Il jet lag per esempio non so nemmeno cosa sia.

Se pensiamo che durante ogni volo aereo siamo sottoposti alla stessa quantità di radiazioni, dovuta ai raggi cosmici, di una radioscopia, posso dire di essere veramente in forma. Per non parlare dell’influenza che grazie alla papaya non contraggo da più di quindici anni».

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