Ma il Parlamento serve ancora a qualcosa?

La domanda è angosciosa e testimonia più di ogni altra cosa lo stato confusionale del governo. Chi è che scrive i provvedimenti varati dal Consiglio dei ministri che molto spesso approva solo «la copertina» come si dice in gergo tecnico? Nessuno lo sa. Ogni ministro conosce «il pezzetto» di norme che lo riguarda per cui alla fine il «collage» rischia di essere un mostro che non ha né padre né madre. È quello che è accaduto anche ieri nel cosiddetto decreto «milleproroghe» il cui contenuto atarda sera era ancora largamente sconosciuto con voci che si rincorrevano e con altrettante smentite dei vari ministeri. Un modo sconcertante di legiferare il cui responsabile primo, all’interno diunacollegialità costituzionalmente definita, oltre che il presidente del Consiglio è il ministro dell’Economia che non conosce nulla e che va ogni due o tre settimane in Parlamento solo per fare una sorta di conferenza sui massimi sistemi.

Detto questo, però, la cosa più grave è che nel cosiddetto decreto «mille proroghe » di fine anno, secondo le stesse dichiarazioni di alcuni ministri, sono state inserite norme sostanziali e nuove che con le proroghe c’entrano come il cavolo a merenda. Valga per tutti l’esempio della rottamazione delle auto. Siamo a pochi giorni dal varo della legge finanziaria, forte di oltre 200 articoli e di ben 600 pagine di articolato e nella quale non c’è traccia di un provvedimento che avrebbe richiesto ben altra discussione che non l’introduzione di soppiatto in un decreto di fine d’anno e alla vigilia di un complicato vertice di maggioranza pieno di incognite e di prese di distanza.

È vero che quando ci sono gli interessi di mamma Fiat tutte le scorciatoie son buone. Ma vorremmo chiedere, senza urlare e senza pregiudizi, in quale tipo di democrazia il Paese sta scivolando. Due Finanziarie, quella ultima e quella dell’anno precedente, la riforma delle pensioni e la manovra fiscale sono stati provvedimenti tutti approvati con il voto di fiducia senza, cioè, consentire al Parlamento di esprimersi sui singoli punti. Ed oggi ci ritroviamo con un decreto legge, con un provvedimento cioè che entra in vigore dal prossimo 1˚ gennaio, che accanto a proroghe, anche doverose, contiene misure del tutto nuove come quelle della rottamazione dell’auto, forse anche quella degli elettrodomestici, del finanziamento di molte missioni italiane all’estero, della marcia indietro sui consorzi di bonifica ieri soppressi ed ora obbligati ad un riordino altrettanto misterioso come la mano di chi scrive provvedimenti di questo genere.

Il ministro Pecoraro Scanio esulta per gli incentivi ecologici sulle auto da rottamare parametrati sulla quantità di emissione di anidride carbonica. Può cortesemente il ministro dell’Ambiente, indifferente al disastro dei rifiuti nella sua regione, spiegare al Paese perché queste norme non le ha inserite nella legge finanziaria che pure conteneva diversi articoli di natura ecologica? Pecoraro Scanio non lo sa (ed evitiamo di fare cattivi pensieri) e men che meno lo sa Padoa-Schioppa.

È tempo, allora,che i presidenti delle Camere facciano sentire alta e forte la propria autorevole voce su di una produzione legislativa confusa, raffazzonata e sostanzialmente autoritaria con l’aggiunta della beffa di una totale inadeguatezza per la crescita economica del Paese.

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