"E' stato molto difficile e faticoso non farsi travolgere ma proteggere 'quel' corpo. Più lo proteggevo e più lo avrei reso pregiato. E in questi trentacinque anni non si è scalfito. Ero l’unico che aveva il corpo del Poeta, intatto. E la cultura, si è nutrita almeno del suo pensiero?". Le ultime due settimane di vita di Pasolini. Un viaggio attraverso le fotografie di Dino Pedriali perché possano diventare un rimando continuo alla poetica e all’immaginario dei film pasoliniani. Quella che tra le mani scorre nell'immergersi tra le pagine di Pier Paolo Pasolini (edizioni Johan & Levi, 128 pagg, 38 euro) è una vera e propria testimonianza del lascito del poeta.
Quale responsabilità accoglie su di sé un giovane fotografo di talento quando lo stesso Pasolini lo sceglie come autore di un reportage sulla sua figura, per illustrare il romanzo che ha in fieri? All'epoca Pedriali aveva 25 anni e aveva già lavorato con Man Ray quando Pasolini gli chiese di fermare nella macchina fotografica i momenti di lavoro e relax a Sabaudia e nella casa di Chia.
Pasolini ha sul tavolo le oltre seicento cartelle dattiloscritte dell’ancora incompiuto romanzo Petrolio, nel quale dichiarerà di voler entrare con tutto il suo corpo, oltre che con le parole. In due sessioni di una giornata a distanza di una settimana, Pedriali ritrae il poeta che scrive con la sua Olivetti 22, che guida la famosa Alfa, che si lascia scomporre i capelli dal vento sul ponte di Sabaudia, che disegna nella casa di Chia, che legge. E poi, Pasolini nudo. Ma non banalmente nudo. Come in un film – e con la connotazione del bianco e nero come vero modello espressivo – le immagini di nudo danno vita a una vera e propria sequenza, studiata eppure naturale.
Il poeta e il suo fotografo concordano. Il nudo è, infatti, ripreso dall’esterno della casa. Inizialmente Pasolini non deve accorgersi della presenza dell’obiettivo, deve essere naturale, fare quel che farebbe se nessuno lo vedesse. Poi, la sorpresa: il poeta si alza, va verso la finestra, "scopre" il fotografo, lo cerca con lo sguardo all’esterno, oltre il vetro.
Il libro emoziona non solo per il suo significato profondo, ma anche per la resa tecnica, per la vitalità conferita a immagini ferme dallo scarto d’angolazione che restituisce un effetto di rotondità quasi cinematografica a una posa congelata dallo scatto.
Una storia particolare che cela un destino e sigla tacitamente e inaspettatamente – lo si comprenderà solo dopo l’uccisione del poeta e più ancora dopo la pubblicazione di Petrolio – una "consegna del corpo" dal fotografo. Pedriali fissa con Pasolini un appuntamento per il 2 novembre 1975: devono scegliere gli scatti migliori. Ma il giorno dell’appuntamento, Pedriali apprende dalla radio la notizia della morte dello scrittore. Il resto è storia, una storia controversa. Petrolio uscirà postumo e senza immagini.
Quale responsabilità ha dunque un giovane fotografo che ha in mano le ultime settimane di vita di un gigante della cultura? Pedriali diventa il custode di un prezioso lascito (al tempo
stesso privato e pubblico) e nel suo percorso di artista sarà fondamentale la ricerca sul corpo e sul nudo per dare seguito e valore a questi scatti-testimonianza.(copyright Dino Pedriali by Siae 2011)
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