
Certo Milano, soprattutto di questi tempi, ha ben altri problemi. E alcuni di ancor più complicati promette di averne anche nel futuro più prossimo. Ma fa comunque specie vedere che oggi la Milano-Sanremo partirà da Pavia. Un paradosso geografico da far venire l'orticaria non solo ai tifosi del ciclismo, ma anche a tutti gli appassionati delle classiche, di qualunque disciplina sportiva (e non), si tratti. Perché la classica è un rito, ciò che si ripete identico e ogni volta aggiunge frammenti di epica al suo mito: siano essi campioni o episodi. Qualcosa di terribilmente rassicurante in un mondo che ormai cambia così velocemente da dar la sensazione di essere su un ottovolante, non fosse che pure quelli sono in via di estinzione, insieme ai luna park. E così dopo aver digerito due anni fa la partenza da Abbiategrasso, l'aver masticato quella dell'anno scorso da Pavia, ora tocca mandarne giù un'altra. Tre indizi che fanno la prova di come qualcosa a Milano si stia inceppando. Perché l'esosità degli organizzatori e la difficoltà di pagare gli straordinari ai vigili, non possono giustificare il rischio di doversi rassegnare alla Pavia-Sanremo. Bandiera bianca issata sull'incapacità di difendere un patrimonio della città, certo non fondamentale, ma nemmeno così insignificante.
E se poi di fronte a un'Italia-Germania, la sfida delle sfide giocata evidentemente da calciatori che non scaldano più i cuori, San Siro non si riempie più fermandosi a 60.344 spettatori, mentre fa il tutto esaurito per Inter-Empoli e Milan-Venezia, qualcuno dovrà finalmente chiedersi dove porti questa ecatombe di miti che precipitano come stelle cadenti.
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