(da Locarno) Rita è una bimba di sette anni. Ha un fratellino, Lolo, di 5 e un padre padrone, tanto devoto verso i figli quanto aggressivo verso la moglie Mari. La violenza tra le mura domestiche vista con gli occhi dell'infanzia ha tinte e colori di un dramma declinato nei tanti odiosi modi possibili ma la regista, autrice e attrice, Paz Vega, li racconta con il garbo e l'eleganza che solo gli occhi di una bambina possono trasmettere.
A Locarno tornano in primo piano le donne con le loro storie - spesso tragiche - che accomunano un'artista di oggi e una cineasta consacrata. Se Paz Vega guarda attraverso il dolore di una bimba ai tormenti di papà e mamma, la consacrata Jane Campion riceve il premio alla carriera per Lezioni di piano e altri titoli di una filmografia che guarda all'autodeterminazione femminile come a un traguardo spesso calpestato dalla cronaca più dura della nostra quotidianità.
Rita - questo il titolo del film di Paz Vega che uscirà a ottobre in Spagna e in inverno in Italia - torna su tante, troppe tragedie, allargando la prospettiva anche alle madri che scaricano sui figli le colpe dei loro matrimoni falliti. Il compagno di giochi di Rita, figlio di genitori separati, è il bersaglio di una madre anaffettiva. È frequentemente picchiato e a lui va il sentimento e il cuore di una bimba che in casa vive l'aggressività paterna e il desiderio di divorzio della mamma. «Dovrai essere indipendente, quando sarai grande» raccomanda Mari a Rita. Perché la prima forma di sudditanza e schiavitù è la mancanza di autonomia.
Un dramma, insomma, figlio dei nostri tempi a ogni latitudine
che stride ma si sposa con le figure di donne che resistono - pur anch'esse nella sofferenza - tipiche delle sequenze della Campion del Potere del cane in cui altri figli e altre donne sono maltrattati da uomini tracotanti.
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