Pazza Juve: in quattro minuti regala al Werder la speranza

Bianconeri a un passo dal successo con Nedved e Trezeguet, ma nel finale due distrazioni difensive girano la partita. Inutile questa volta anche l’ingresso di Del Piero

Pazza Juve: in quattro minuti  regala al Werder la speranza

Marcello Di Dio

nostro inviato a Brema

Il Werder è sinonimo di gol a grappoli. Ne sa qualcosa l’Udinese, che a novembre rimontò addirittura tre gol, se ne è accorta ieri sera la Juventus. Autrice di una partita indegna per un ottavo di Champions League, ma comunque capace di andare a un passo da una vittoria che sarebbe stata immeritata. E invece vincono i tedeschi, grazie a un gol di Micoud in pieno recupero che completa la clamorosa rimonta finale. L’ex parmense fu già decisivo contro i friulani, lo è stato ieri anche se i due gol segnati fuori casa danno una certa tranquillità nel ritorno. Ma ci vorrà una Juventus molto diversa da quella attuale.
Capello lascia fuori Chiellini e Mutu, entrambi per guai fisici. I due non vanno nemmeno in panchina e non saranno disponibili per la partita di campionato con il Lecce. Blasi viene dunque riproposto come terzino destro. Nel Werder il rientrante Klose, come previsto, guida l’attacco mentre il portiere Wiese, ormai titolare dopo l’infortunio al volto di Reinke, indossa una casacca rosa che ricorda quella di Buffon della scorsa stagione. «Mi porta fortuna», aveva rivelato alla vigilia l’estremo difensore. I tedeschi mantengono il pallino fin dall’inizio. Azioni ordinate e veloci, con la Juventus che regge alla meno peggio, specie nella prima mezz’ora. I problemi maggiori arrivano da Frings, mobilissimo da un lato all’altro del centrocampo e temibile con tiri dal limite tanto che i bianconeri non riescono a trovare le contromisure giuste. Il Werder non sfonda centralmente anche perché soprattutto Thuram fa buona guardia, ma si sfoga sulle fasce dove Blasi e Balzaretti hanno il loro daffare. E quando la Juventus prova a uscire dall’area, trova il pressing asfissiante della squadra di casa. Bianconeri dunque costretti a dialogare nello stretto con grandi difficoltà oppure a tentare lanci lunghi che spesso finiscono per agevolare il fuorigioco della difesa tedesca. Emerson recupera diversi palloni, ma Vieira non gli dà la giusta assistenza, mentre Camoranesi e Nedved si vedono a sprazzi.
Dopo un paio di conclusioni innocue verso la porta di Buffon, al debutto in Champions quest’anno, la parte centrale del primo tempo regala spettacolari capovolgimenti di fronte. E così in trenta secondi il portiere della Juve è strepitoso sul diagonale di Frings pescato dall’attivissimo Klasnic e sul conseguente angolo sul colpo di testa del difensore centrale Fahrenhorst, che non rinuncia a sortite offensive. Ma l’occasione più clamorosa capita proprio alla Juve: Nedved libera Ibrahimovic davanti a Wiese, ma lo svedese spedisce a lato. Da quel momento, fatta eccezione per un cross di Camoranesi sul quale Trezeguet non arriva in tempo, il match diventa un monologo verdearancio. Klose mette paura a Buffon, ma la sensazione è che il gol sia nell’aria. E infatti al 40’ arriva, anche se in maniera rocambolesca: tacco di Klasnic per Schulz che si libera in area, Buffon gli chiude lo specchio, Klose prova a deviare in porta ma Blasi rinvia proprio sui piedi di Schulz che davanti alla porta appoggia in rete.
Colpo mortale, sembrerebbe, anche se la Juve potrebbe addirittura pareggiare nel finale di tempo se Vieira non si allungasse troppo il pallone, consentendo la chiusura in uscita di Wiese. Nella ripresa, entra in campo una Juve in apparenza diversa ma è in realtà il Werder a calare. Capello inserisce Del Piero per Ibrahimovic, ma i risultati non si vedono. Fino a quando dopo un errore di Borwski sotto porta, Vieira pesca in area Nedved che pareggia.

Il Werder è colpito e nove minuti dopo Trezeguet fa l’unica cosa buona della sua partita, segnando di testa il 2-1. Ma i tedeschi sono squadra coriacea e negli ultimi minuti Borowski e Micoud ribaltano ancora il risultato, approfittando degli errori di una difesa distratta. Sarà un ritorno da gustare.

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