Cè Giovanna Melandri, ministro dello Sport, e pure il ministro della Salute, Livia Turco, con un vestito bianco e nero e molti sorrisi per tutti. Ci sono Silvia Costa e Daniela Valentini, assessori regionali allIstruzione e allAgricoltura. Ma di assessori comunali donne appare solo Maria Coscia (Politiche Educative). Tutte le altre, chi per un motivo, chi per laltro, sono assenti. Non solo in platea, ma anche nelle liste del Pd.
Ieri Veltroni e Dario Franceschini hanno presentato le tre liste («Democratici con Veltroni», «Innovazione, ambiente e lavoro per Veltroni» e «A sinistra per Veltroni») dei 24 collegi romani che sostengono il sindaco nella candidatura alla guida del Pd. Lelenco di quelle liste è lungo, i nomi sono tanti. Ovviamente alternati donna-uomo. Perché sia chiaro, dice Veltroni, «il Pd sarà formato da metà uomini e metà donne. Così è per questa platea, così sarà nei futuri organismi dirigenziali del nuovo partito». Aveva dichiarato la stessa cosa anche al momento della formazione della giunta: «Metà dei componenti saranno donne». Così non è stato. Fra i 15 assessori, la componente femminile è formata solo da 4 donne. Di queste, solo una ha deciso di seguire il sindaco nella sua avventura politica. Maria Coscia si trova «blindata» nella lista 1, nel collegio Roma-Prenestino-Labicano, posizionata al secondo posto, dopo Francesco Rutelli e prima dellassessore capitolino al Patrimonio, Claudio Minelli. Non compare, invece, nelle liste lassessore alle politiche della Famiglia, la rutelliana Lia Di Renzo, tagliata fuori dai giochi politici: non ha chiesto di partecipare alla formazione del nuovo partito, ma nessuno lha cercata per offrirle un ruolo. Assenti anche Raffaela Milano (Politiche Sociali) e Cecilia DElia, assessore alle Pari Opportunità. Ex Ds, DElia ha deciso di aderire alla mozione Mussi. La sua scelta di non aderire al Pd è stata quindi inevitabile.
E per tutte le altre? Come spiega lassessore capitolino al Personale, Lucio DUbaldo, tutti volevano essere presenti in quelle liste, «tutti sono stati presi dallesigenza di certificare la loro esistenza in vita». Come se far parte o meno di quellelenco equivalesse ad aver assicurata una vita politica anche per il futuro. Un futuro che, secondo DUbaldo, non è così certo. «Finora - spiega - il Pd ha dimostrato una perfetta continuità con il passato. Non è stato messo in moto un processo di trasformazione». Parla di una «mancanza di collante ideale», aggiunge che «lunica esigenza visibile è il ritiro del certificato anagrafico». Si rivolge anche al deus ex machina del Pd capitolino, il senatore Ds, Goffredo Bettini: «Il Pd porta laggettivo democratico nel suo nome. La democrazia prevede la partecipazione di tutti - spiega DUbaldo -. Ma chi ha deciso che la selezione dei candidati fosse una prerogativa esclusiva della dirigenza Ds?». Eppure lassessore, nonostante le critiche, è nellelenco dei candidati. «Perché il Pd è nostro - chiarisce -, non loro».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.