Pedaggio per i turisti La Lega tuona: "Tassa demenziale"

Il capogruppo del Carroccio Salvini demolisce l’ipotesi del tributo per i turisti ipotizzato dal Comune. Poi critica la scelta di un nuovo collaboratore del sindaco, Elkann: "Non penso che ce ne fosse bisogno"

Pedaggio per i turisti 
La Lega tuona: 
"Tassa demenziale"

La Lega intona il controcanto. E in un giorno solo, con il capogruppo Matteo Salvini, prima demolisce l’ipotesi-tassa sul turismo evocata dall’assessore al Bilancio Giacomo Beretta («sarebbe demenziale»), poi critica l’ultimo acquisto dello staff del sindaco, quello del comunicatore Alain Elkann.
Il Carroccio, dunque, si distingue e si smarca ancora. Non più solo sulla sicurezza o sulla viabilità. E in una giornata tutta giocata fra le periferie di Milano e le notizie romane sui tagli e la finanziaria, i leghisti milanesi inaugurano una nuova fase della politica di lotta e di governo. Una tattica che - col passare dei mesi che separano la città dalle elezioni comunali - sembra entrare sempre più nella stanza dei bottoni di Palazzo Marino. Così su bilancio, tributi, organizzazione dello staff comunale, gli uomini del Carroccio, da postazioni e su temi diversi, intonano il controcanto su tutte le questioni all’ordine del giorno.
L’ultimo fronte aperto è quello del fisco. Certo, la finanza pubblica costringe chi governa a far quadrare i conti. A volte con i salti mortali, pur di non tagliare i servizi. Anche con nuovi tributi o risorse recuperate fra le pieghe di bilancio. Ma i tempi di vacche magre rimettono in moto anche la politica, e i distinguo di chi ha interesse a non passare per un tartassatore, sia pure di turisti. Dunque sulla manovra il Carroccio al governo lavora sull’asse con il rigorista Tremonti, e a Milano manifesta scetticismo. Ieri Salvini ha ammesso: «Bisogna fare dei sacrifici e li stiamo facendo tutti, a partire dal mondo della politica. Mi sembra però che la Lombardia stia pagando troppo». Sul federalismo fiscale inoltre ha avvertito: «La situazione economica è quella che è, l’importante che qualcuno non ne approfitti per rallentare le riforme, altrimenti la Lombardia, se la fanno aspettare un altro po’, saluta, ringrazia, e se ne va».
Poi è arrivata la stroncatura della tassa di soggiorno. L’assessore Giacomo Beretta stava precisando che «non vi è alcuna intenzione» di applicarla. «È semplicemente - ha ridimensionato - una delle ipotesi discusse assieme ad altre nei mesi scorsi per fronteggiare, almeno in parte, i sempre minori trasferimenti statali ed evitare di aumentare tariffe e tasse che andrebbero a gravare sui residenti». Poi Beretta è tornato a chiedere comunque che il governo conceda anche a Milano quei vantaggi che «in materia fiscale ci siano accordate possibilità concesse ad altre città come Roma». Anche l’assessore alla Cultura, Massimiliano Finazzer Flory, ha preso le distanze. Salvini intanto bollava come «demenziale» la proposta della tassa. Seguito dall’assessore provinciale leghista. «A Milano - ha detto Stefano Bolognini - i flussi tengono ma abbiamo bisogno di incentivare i turisti a visitare la nostra città e non di spaventarli con una tassa».

Infine, per tenere il punto, Salvini ha criticato la scelta di Alain Elkann («Non penso ci fosse bisogno di altri comunicatori, a prescindere dal cognome») e auspicato la conferma del super manager Giuseppe Sala («è uno bravo, speriamo che rimanga»). Proprio quando Sala è dato in via di separazione dal sindaco.

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