Silvia Marchetti
da Roma
Scorrettezze istituzionali, nette invasioni di campo. Il Consiglio superiore della magistratura è diventato la «terza Camera» della Repubblica italiana. Intervenendo al convegno sul partito unico, il presidente del Senato Marcello Pera mette in guardia contro il «tricameralismo» del Csm, che negli ultimi tempi si è macchiato di troppe «interferenze» nei lavori del Parlamento. E così, dopo aver scatenato una «guerra» tra governo e mondo delle toghe, la riforma dellordinamento giudiziario ha investito le più alte cariche dello Stato.
I frequenti attacchi alla legge Castelli (bollata più volte come «incostituzionale»), il ricorso contro la «norma Carnevale» (poi bocciato dalla Consulta) e infine la recente spaccatura nel plenum del Csm sono gli ultimi episodi di una vicenda che si fa sempre più grave e che spingono il presidente del Senato a intervenire. Affilando le armi in difesa dellautonomia delle Camere, Pera solleva «dubbi» di costituzionalità circa le recenti azioni della magistratura contro il nuovo ordinamento giudiziario tuttora in fase di approvazione. Invocando il rispetto del perimetro delle proprie competenze: «Se il Csm mette allordine del giorno pareri contro una riforma che lo riguarda, attualmente discussa dal Parlamento, pone il problema se ciò che fa sia previsto dalla Costituzione, se il suo agire sia coperto dallarticolo 105. Ma anche se così fosse - ha precisato - il problema di una palese o virtuale interferenza tra Csm e Parlamento sovrano esiste». Tra le prerogative del «tribunale» dei giudici secondo Pera non rientrerebbe infatti lesame della riforma giudiziaria. Insomma, non spetterebbe ai signori togati formulare giudizi, specie quando non richiesti dal Guardasigilli. Ma laffondo di Pera non finisce qui: «Se linterpretazione della Costituzione che dà il Csm è questa, allora credo che la riforma dellordinamento giudiziario sia comunque da riscrivere». E per mettere bene in chiaro le cose, aggiunge ironicamente che lui e Casini hanno «pensato ad una riforma, non certamente alla nascita di un tricameralismo».
I due presidenti delle Camere, «custodi» della sovranità parlamentare, si ritrovano così uniti contro le «scorrettezze» istituzionali dei giudici. Casini, rispondendo indirettamente al vicepresidente del Csm Rognoni con il quale si era scontrato sulla «legge Carnevale», ha aggiunto che «per me richiamare allautonomia delle Camere e alla loro funzione legislativa non è lesa maestà, bensì un diritto». Le bacchettate al rispetto degli «spazi» istituzionali rientrano nelle prerogative dei due presidenti. Casini si spinge oltre e rammenta al Csm che «non è un organo di consulenza del governo come il Cnel, né un organo di sindacato legislativo». Una cosa, infatti, è «la leale collaborazione tra poteri dello Stato», unaltra il conflitto di attribuzioni.
Laffondo di Pera trova daccordo anche Marco Follini, che mette in guardia contro «una sovrapposizione tra il Csm e il confronto parlamentare». Ma la critica di «tricameralismo» non va giù a Rognoni, che difende «il dovere del Csm a esprimersi» su alcune parti della riforma. Mentre la sinistra ne approfitta per attaccare il governo. Gavino Angius (Ds) accusa Pera di «difendere come spesso avviene le leggi della Cdl.
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