Perseguita la ex , arrestato per stalking. Il giudice: «Gelosia patologica»

In carcere un calabrese di 57 anni, minacciava di morte la donna con cui aveva vissuto per dieci anni. Il gip: «Ossessione pericolosa»

Perseguitava e minacciava di morte la donna che lo aveva lasciato dopo dieci anni di convivenza. Per questo, un calabrese di 57 anni - già condannato in passato per omicidio - è stato arrestato. Secondo il gip Enrico Manzi, che ha emesso la misura di custodia cautelare in carcere nei suoi confronti, l'indagato è affetto da «gelosia patologica» perché in ben tre occasioni ha sfondato la porta di casa della ex, convinto che all'interno ci fosse un altro uomo. «Circostanza - sottolinea il gip - frutto dell'ossessione dell'indagato». Tuttavia le minacce sono state tali, che la vittima ha dovuto cambiare abitazione. Antonino L. è stato arrestato con le accuse di stalking e violazione di domicilio ed è indagato a piede libero per danneggiamento. La sua ex lo ha denunciato il 29 aprile dopo mesi di persecuzioni, a cui hanno assistito anche il figlio e alcuni amici. L'incubo della donna è cominciato a gennaio, quando ha messo la parola fine alla relazione. «Brutta troia io non ce la faccio più, o torni con me o ti ammazzo, tanto io non ho niente da perdere», l'ha aggredita una prima volta Antonino L., che abitava nello stesso stabile della donna a Magenta. Tre volte, convinto di aver visto un altro uomo salire nella sua abitazione, di notte le ha sfondato la porta dell'appartamento, è entrato e l'ha minacciata con un coltello. Una volta l'ha persino afferrata per il collo, strappandole una ciocca di capelli. La vittima ha denunciato sempre tutto ai carabinieri, che sono intervenuti più volte. Ma lo scorso 9 maggio Antonino L. le ha sfondato ancora una volta la porta di casa, cosa che si è ripetuta il giorno successivo. Tant'è che l'11 la vittima e il figlio si sono trasferiti. I militari hanno poi trasmesso al pm le fonti di prova raccolte e nei confronti dell'uomo è stata chiesta la misura di custodia cautelare.

Secondo Manzi, «gli indizi di colpevolezza sono gravi» ed «esiste il concreto pericolo» che l'indagato reiteri il reato. Il gip lo desume non solo «dalla condotta complessiva tenuta», ma anche dalla personalità di Antonino L. «che è stato già condannato per gravissimi delitti contro l'incolumità personale (omicidio)».

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