Addio Reverberi, pioniere della canzone

Il musicista Gian Franco suonò con Gaber, Tenco e Celentano e poi lanciò Lucio Dalla

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Se ne è andato un musicista dalla storia e dal talento straordinari. Gian Franco Reverberi è morto ieri a 89 anni portandosi dietro un pezzo grande della canzone d’autore italiana.
Nato a Genova nel 1934 è stato un esponente della scuola genovese degli anni Sessanta, uno degli autentici crocevia della nostra musica visto che raccoglieva Umberto Bindi, Fabrizio De André, Bruno Lauzi, Gino Paoli, Giorgio Calabrese e Luigi Tenco tanto per citarne i principali. Reverberi, che aveva studiato pianoforte ma poi si appassionò a fisarmonica e vibrafono, è stato una presenza fissa quando nasceva la musica che ha fatto storia.
Tanto per dire, quando era «a militare» fondò un trio jazz con Giorgio Gaber e Giorgio Buratti e poi, sempre a Milano alla fine degli anni Cinquanta, costituì uno dei primi gruppi di rock’n’roll nel quale suonavano Giorgio Gaber, Enzo Jannacci, Paolo Tomelleri, Nando De Luca e Luigi Tenco mentre alla voce c’era nientemeno che un giovanissimo Adriano Celentano.
Da allora Reverberi forma i Cavalieri ma soprattutto entra alla casa discografica Ricordi, grazie alla quale aiuterà o lancerà le carriere di tanti artisti come Tenco, Paoli, De Andrè, Lauzi, Ricky Gianco eccetera. Con Gino Paoli produsse poi gli esordi di Lucio Dalla e diresse spesso l’orchestra al Festival di Sanremo, ad esempio quando vinse Nicola Di Bari con Il cuore è uno zingaro e La prima cosa bella che non vinse ma fu il brano più venduto dell’anno. Insomma Reverberi era un musicista come si intendeva una volta, ossia curioso, aperto, capace di mettersi in gioco anche dopo una grande carriera.
Fu direttore artistico della Cgd con il leggendario Franco Crepax e poi scrisse molte colonne sonore.

Tra queste anche quella di Preparati la bara! con Terence Hill, un film tutto sommato arginale ma la cui colonna sonora fu ripresa da Gnarls Barkley per il brano Crazy, che è diventato uno dei più grandi successi degli ultimi anni. La sua ultima apparizione è stata nel documentario La nuova scuola genovese del bravo Claudio Cabona.

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