Boris III, zar di Bulgaria, fu avvelenato da Adolf Hitler?

Secondo alcune teorie Boris III, cognato della principessa Mafalda di Savoia, sarebbe stato assassinato per ordine di Hitler o di Stalin

Boris III, zar di Bulgaria, fu avvelenato da Adolf Hitler?

La morte dello zar di Bulgaria Boris III (1894-1953) è un mistero che nessuno, finora, è riuscito a risolvere. Ufficialmente il sovrano è deceduto per gravi problemi cardiaci, ma secondo alcuni tali, irreversibili danni sarebbero stati causati da un avvelenamento. La sua fine, infatti, è arrivata in circostanze piuttosto ambigue, che non smettono di generare dubbi. In particolare gli indizi porterebbero a due ipotesi diverse: una vendetta ordita dai nazisti, o un complotto organizzato dai sovietici.

Cugino della regina Vittoria

Boris III era figlio di Ferdinando I di Bulgaria, cugino della regina Vittoria e della principessa Maria Luisa di Borbone-Parma, sorella dell’ultima imperatrice d’Austria Zita. Il padrino di Boris fu Nicola II, l’ultimo zar di Russia. Il giovane si distinse per coraggio sia nelle due guerre balcaniche (1912-1913), sia durante la Prima Guerra Mondiale.

Divenne zar a soli 24 anni, il 3 ottobre 1918, dopo l’abdicazione del padre. Nel 1930 sposò la principessa Giovanna di Savoia, figlia di Vittorio Emanuele III, da cui ebbe due figli, Maria Luisa (1933) e Simeone (1937). Piccola curiosità: lo zar comparve sulla cover del Time datata 20 gennaio 1941, come ricorda il sito del magazine.

Allo scoppio del Secondo Conflitto Mondiale Boris III avrebbe tentato, almeno in un primo momento, di garantire la neutralità della Bulgaria. Sperava, però, di riannettere la Macedonia, persa con la disfatta della seconda guerra balcanica (la Macedonia, infatti, era stata ceduta alla Serbia, che nel 1918 entrò a far parte dello Stato degli Sloveni, Croati e Serbi, divenuto Regno di Jugoslavia dal 1929 al 1941). Così, pur temendo Hitler, accettò un’alleanza con la Germania e firmò anche una legge antisemita nel 1940.

Ciò, però, significava permettere ai nazisti di continuare le loro persecuzioni contro gli ebrei anche in Bulgaria. Le tensioni popolari crebbero, sostenute dalla Chiesa ortodossa. Temendo un’insurrezione, il sovrano non acconsentì alla deportazione degli ebrei residenti nel suo Paese (sembra, come ricorda il Daily Mail, che abbia aiutato degli ebrei bulgari a fuggire). Tuttavia, hanno spiegato The Times of Israel e il Daily Mail, avrebbe abbandonato al loro destino gli ebrei delle zone occupate dalla Bulgaria, ovvero la regione storica della Tracia (che oggi è divisa tra Grecia, Bulgaria e Turchia) e il territorio dell’odierna Macedonia del Nord (gesto su cui gli studiosi hanno dibattuto molto, perché secondo alcuni Boris non avrebbe avuto abbastanza potere per ribellarsi completamente a Hitler. La questione è ancora aperta).

Secondo l’Holocaust Encyclopedia vennero deportate circa 11mila persone e molti di loro morirono nel campo di sterminio di Treblinka (Polonia orientale). Su un punto, però, Boris III fu irremovibile: nonostante le insistenze di Hitler si rifiutò di dichiarare guerra all’Unione Sovietica. Forse fu proprio questo diniego a costargli la vita.

L’incontro tra lo zar e il fuhrer

Il 9 agosto 1943 Boris III ricevette l’invito di Hitler al quartier generale di Rastenburg, nella Prussia orientale (oggi parte della Polonia). Si trattava di una delle basi del fuhrer, situata in una foresta e conosciuta anche come “wolfsschanze”, cioè “tana del lupo” ("lupo" sarebbe stato il soprannome di Hitler). Un luogo di certo non scelto a caso: era isolato, difficilmente accessibile e molto vicino al confine con l’Unione Sovietica.

Lo zar arrivò nel quartier generale il 14 agosto. Durante i colloqui, durati otto ore, come riportato dal Daily Mail, Hitler tentò ancora una volta di convincerlo a muovere guerra contro i sovietici. Boris non si lasciò convincere. Il popolo bulgaro era amico di quello russo e lui non poteva certo rischiare un colpo di Stato (come era già successo in Bulgaria nel 1934), né attentati alla sua vita (ne aveva già subìti due nel 1925).

Tornato a Sofia Boris si sentì male: ebbe una strana eruzione cutanea, convulsioni e febbre molto alta. Due settimane dopo il viaggio morì, ufficialmente per un attacco cardiaco. Era il 28 agosto 1943. La versione della Casa reale, però, non convinse tutti. I sospetti di quell’improvvisa morte caddero subito su Hitler.

“Qualcosa di strano”

Da più di 80 anni, ormai, i discendenti dello zar Boris III aspettano risposte certe sulla sua morte. In tutto questo tempo sono nate diverse teorie, più o meno attendibili. Nell’agosto 2024, ha riportato il Daily Mail, il podcast “The Butterfly King”, della giornalista Becky Milligan, ha esaminato le più famose insieme ai figli dello zar Simeone (87 anni) e Maria Luisa (92), cercando di capire se davvero lo zar sia stato assassinato, da chi e per quale ragione.

Simeone, che aveva 6 anni all’epoca della scomparsa del padre, ha detto alla Milligan: “Tuttora non possiamo incolpare nessuno, né puntare il dito contro qualcuno, eppure abbiamo questo terribile sospetto che ci fosse qualcosa di strano. Si sentiva male, poi il suo fegato non funzionava e ci fu la polmonite. Durò così a lungo, dal lunedì alla domenica”. Anche Maria Luisa, che al momento dei fatti aveva 10 anni, non crede alla versione ufficiale.

Inoltre i fratelli hanno ricordato che la settimana in cui lo zar morì erano in vacanza con la loro madre, la quale venne informata delle condizioni di salute del marito solo quando era ormai troppo tardi. Circostanza strana, che diede adito a un sospetto agghiacciante: “Mia madre era convinta che fosse stato ucciso da qualcuno”, ha dichiarato Maria Luisa. “C’era la guerra, c’erano tante, tante persone che sarebbero state felici di liberarsi di lui”.

Simeone ha aggiunto: “I dottori tennero tutto segreto e questa è stata una delle ragioni per cui tutti sospettarono un omicidio”. I due arrivarono a capire da soli qual era stata la sorte del loro padre, prima ancora di esserne ufficialmente informati: “Arrivammo a Sofia, c’erano bandiere nere che sventolavano dagli edifici e così lo sapemmo”, ha spiegato Maria Luisa. "L’assistente di mio padre si avvicinò e si rivolse a me chiamandomi ‘vostra maestà’, non vostra altezza, come d’abitudine. All’improvviso compresi, mio Dio, che si rivolgeva a me come fossi il Re, quindi mio padre era morto”, ha rivelato Simeone.

Sospetti di omicidio

Maria Luisa e Simeone sospettano che la morte del loro padre sia stata ordinata da qualcuno il cui nome sarebbe rimasto nell’ombra per più di 80. Tra gli indiziati spicca il nome di Adolf Hitler, che avrebbe attuato una sorta di vendetta contro l’alleanza non incondizionata di Boris.

C’è anche un’altra teoria che, però, appare decisamente meno plausibile: Hitler e il ministro della propaganda tedesco Goebbels sarebbero stati certi che la responsabilità della morte dello zar fosse da imputare alla Casa reale italiana e che l’esecutrice materiale dell’omicidio fosse Mafalda di Savoia, figlia di Vittorio Emanuele III, cognata di Boris III.

Secondo Goebbels la principessa sarebbe arrivata a Sofia prima della morte del sovrano, ma stando alle ricostruzioni degli storici Mafalda giunse nella capitale in tempo per il funerale. Inoltre non è affatto chiaro il movente che avrebbe dovuto spingere i Savoia ad architettare l’assassinio di Boris. Non è da escludere che i nazisti abbiano fatto circolare questa voce per allontanare i sospetti dal fuhrer e trasformare Mafalda, da sempre invisa a Hitler e a Goebbels, nel perfetto capro espiatorio.

C’è anche una terza ipotesi, altrettanto debole, secondo la quale sarebbe stato l’allora primo ministro britannico Winston Churchill a ordinare la morte dello zar. I figli di Boris, comunque, sono convinti che il loro padre non sia stato ucciso dai tedeschi. “Non ne avevano motivo”, hanno detto entrambi. “Mi infastidisce vedere le persone che non sono obiettive…Non c’è niente di razionale, non abbiamo prove”, ha contestato Simeone. “Sono convinta che non siano stati i tedeschi”, gli ha fatto eco Maria Luisa.

Il podcast ha preso in esame anche un’altra teoria da non sottovalutare: a premeditare ed eseguire l’omicidio potrebbero essere stati i servizi segreti sovietici. Il movente sarebbe semplice: Stalin avrebbe voluto espandere i confini dell’Unione Sovietica e portare la dottrina comunista in tutto l’Est Europa. Con la sua presenza, con il suo regno Boris III avrebbe intralciato i piani del dittatore il quale occupò la Bulgaria nel 1944, un anno dopo la morte dello zar.

La storica Tessa Dunlop, citata dal Daily Mail, non è d’accordo con questa tesi e rivolge la sua attenzione alla fazione comunista bulgara, che era entrata in conflitto con Boris negli anni Trenta: “…Era la Seconda Guerra Mondiale, il più grande periodo di omicidi di massa mai conosciuto dall’umanità, senza escludere la presenza dei comunisti sul territorio”.

Veleno o infarto?

Il podcast cita un documento, datato 1953, secondo il quale “la morte [dello zar] non è stata naturale”, bensì causata “da un veleno di origine asiatiche” non meglio specificato. Tuttavia il dottor Deutschendorf, che analizzò il cuore del sovrano durante l’autopsia, ha sempre dichiarato di non aver trovato alcuna traccia di avvelenamento e che Boris sarebbe morto davvero per un attacco cardiaco.

Il patologo forense Stuart John Hamilton ha proposto la tesi secondo la quale Boris potrebbe aver sofferto di angina pectoris, cioè la riduzione dell’afflusso di sangue e ossigeno al cuore, nei giorni che precedettero la morte. Questo potrebbe spiegare i dolori al petto. La morte, poi, sarebbe sopraggiunta per un infarto, magari causato da un difetto al cuore che lo zar neppure sapeva di avere.

Hamilton ha chiarito: “Non mi alzerei in piedi in un tribunale dicendo, oltre ogni ragionevole dubbio, che questo è un omicidio, ma non posso nemmeno dire tranquillamente ‘liquidiamo la cosa, non è necessario tornarci su’. Nella mia professione non ci piace lasciare le cose in sospeso”.

Maria Luisa, però, ha ribattuto: “Un attacco cardiaco può essere indotto, il che non è una risposta, ci sono molti modi per indurre un attacco cardiaco. Sono convinta che sia stato messo qualcosa nel suo cibo”, rammentando che il sovrano avrebbe consumato l’ultimo pasto prima di sentirsi male, una cena, “con un assistente che lavorava con lui”. Il dottor Hamilton, rispondendo a questi dubbi, ha specificato: "Esistono sostanze che possono simulare un attacco di cuore, come la cocaina…Non sto dicendo che [lo zar] facesse uso di cocaina, ma sto pensando a ciò che può causare spasmi alle arterie e fermare l’afflusso di sangue al loro interno”.

Una zuppa di funghi velenosi?

Il patologo Hamilton è sicuro che “sia accaduto qualcosa di subdolo”, soprattutto a causa di un dettaglio fondamentale, che non sarebbe riuscito a spiegarsi in alcun modo: poco prima del decesso il corpo di Boris si sarebbe ricoperto di macchie marroni, che non sono sintomo di un infarto.

Edwin Stevoff, l’assistente menzionato da Maria Luisa, ha ricostruito i dettagli di quella cena, sottolineando che il sovrano avrebbe mangiato una zuppa di funghi e il giorno successivo sulla sua pelle sarebbero comparse le macchie marroni, aprendo la strada all’ipotesi di un sospetto avvelenamento. Il Daily Mail ha scritto in proposito: “L’avvelenamento da funghi divenne popolare negli anni Trenta e l’Unione Sovietica aveva aperto dei laboratori [dedicati] ai veleni, dove si effettuavano test sui prigionieri e si provò a creare una tossina che potesse simulare un attacco di cuore”.

Becky Milligan non ha dubbi: “…Credo che Boris sia stato assassinato dai sovietici. Il [suo] omicidio ha il marchio dei sovietici impresso ovunque, loro avevano i mezzi e con la loro ambasciata accanto al palazzo avevano numerose opportunità per mettere il veleno nel cibo o nelle bevande del Re. Per quanto riguarda il motivo ricordate che Stalin sognava di diffondere il comunismo nell’Est Europa e la Bulgaria era fondamentale…ma c’era un Re…un Re molto popolare. Credo sia stato ucciso dai sovietici o dai comunisti bulgari con l’aiuto dei sovietici”.

Anche i figli dello zar sono sulla stessa lunghezza d’onda: “Chi poteva trarre il vantaggio maggiore dalla sua eliminazione? L’Unione Sovietica”, ha dichiarato Maria Luisa.

Simeone ha concluso: “Deve essere stato un delitto, [Boris] è morto in un modo strano…”. Non vi sono certezze: la tesi tedesca e quella sovietica sono ugualmente attendibili, ma per ora nessuna delle due è mai stata verificata in maniera incontrovertibile. Il mistero rimane.

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