Carlo III in Transilvania: il Re e quel legame col conte Dracula (di cui va fiero)

Il sovrano ha visitato la Romania, uno dei suoi luoghi del cuore, dove si trova una parte delle sue radici e dove visse un lontano, controverso antenato, Vlad Tepes

Carlo III in Transilvania: il Re e quel legame col conte Dracula (di cui va fiero)

Per il primo tour all’estero dopo l’incoronazione dello scorso 6 maggio Re Carlo III ha scelto la Romania. Un viaggio indietro nel tempo, in uno dei luoghi più amati da Sua Maestà, in cui è custodita una parte preziosa delle sue origini. Il sovrano, infatti, discenderebbe da un personaggio molto discusso, Vlad Tepes, che ha ispirato uno dei classici della letteratura mondiale, il romanzo “Dracula” di Bram Stoker.

Il luogo della pace: la Romania

Carlo III visitò per la prima volta la Romania nel 1998. Fu amore a prima vista. Il sovrano decise che sarebbe tornato ogni anno nel Paese, che sente come la sua seconda casa e ha “nel sangue”, come dichiarò in uno slancio affettivo. Il Re si trova così bene in Romania da aver acquistato ben 10 proprietà tutte, spiega l’Express, rigorosamente prive di televisione e radio. Inoltre, nel 2015, è nata la Prince of Wales’ Foundation Romania che si occupa della salvaguardia della natura e delle tradizioni della nazione.

Di solito Carlo soggiorna in un cottage del XVII° secolo, “Zalàn Guesthouse”, situato nel villaggio di Viscri, in Transilvania, a tre ore dall’aeroporto più vicino. La casa, aperta anche al pubblico, si trova in un’area rurale in cui, spiega il Daily Mail, il cavallo è ancora molto usato per il lavoro contadino. Il Re amerebbe trascorrere le sue giornate facendo passeggiate e dipingendo. La natura del luogo eserciterebbe un’attrazione irresistibile sul monarca, che ha raccontato così le sue sensazioni: “C’è un senso di ancestrale continuità qui. Un circolo virtuoso dove l’uomo e la natura sono in equilibrio”.

In Romania Carlo ritrova la serenità: “In Transilvania è un uomo in pace”, ha dichiarato al Daily Mail il botanico John Akeroyd, che conosce molto bene Sua Maestà e con il quale ha visitato la Romania diverse volte. “Ha un posticino dove sedersi fuori. Talvolta lo si vede sedersi lì a scrivere ed è meraviglioso. Forse sta lavorando molto, ma riesce anche a rilassarsi lì”. Questo luogo gli ricorderebbe gli anni dell’infanzia. A tal proposito avrebbe confessato ad Akeroyd durante il loro primo incontro: “Questo è il paesaggio dei miei libri per bambini, sono davvero i fratelli Grimm!...”.

Dunque non sorprende che il Re fosse molto preoccupato per questa nazione negli anni del tremendo regime di Ceausescu, in particolar modo quando al dittatore, ricorda ancora il Daily Mail, venne la pessima idea di radere al suolo foreste e demolire villaggi antichi e tradizionali per costruire anonime case di cemento. Capita non di rado che Carlo si rechi in Romania da solo, senza la regina Camilla. Come accaduto nell’ultimo viaggio di cinque giorni iniziato il 2 giugno 2023. Il Re è stato accolto dal presidente romeno Klaus Iohannis nel Cortroceni Palace Palace di Bucarest.

In suo onore è stato organizzato anche un ricevimento con 300 invitati. Durante il suo viaggio il Re ha fatto un piccolo discorso di ringraziamento che è anche una dichiarazione d’amore alla Romania: “Non posso descrivere il piacere di visitare di nuovo la Romania…Quando venni qui e anche prima sentii una profonda connessione con la Romania…Ho imparato ad amare la Romania, la cultura, l’arte, l’eredità, la storia, i paesaggi e la biodiversità…”.

Discendente di Vlad l’Impalatore

C’è un personaggio che lega indissolubilmente Re Carlo III alla Romania: Vlad III (1431-1477). Il voivoda (principe) di Valacchia nacque proprio in Transilvania ed è meglio noto con il patronimico “Draculea”, o con l’eloquente soprannome di “Tepes”, ovvero l’Impalatore, per la cruenta abitudine di impalare i nemici. Uno degli anelli di congiunzione tra Carlo III e Vlad III è la regina Mary di Teck, moglie di Giorgio V (nonno della regina Elisabetta). Ci sono 16 generazioni tra il voivoda e il re britannico, puntualizza il Mirror.

Per il popolo romeno l’Impalatore è un eroe nazionale, però ha anche una reputazione di uomo spietato e sanguinario. Il significato dell’epiteto (e patronimico) “Draculea” è interessante ed è stato oggetto di numerose discussioni: “Dracul” era il soprannome del padre di Vlad III, cioè Vlad II e gli venne dato in quanto membro dell’Ordine del Drago. Ovviamente sullo stemma di questa confraternita c’era un dragone sulla cui schiena era incisa una croce che simboleggiava la vittoria del bene sul male. Il drago era simbolo del demonio: infatti, in romeno “drac” vuol dire diavolo (“ul” è l’articolo determinativo) e “Draculea” significa “figlio del diavolo”.

Per mantenere il controllo della Valacchia Vlad II ottenne l’aiuto dei turchi, ma lo pagò caro: nel 1444 dovette inviare i suoi figli, il futuro Vlad III e Radu (non il primogenito Mircea, fondamentale per la dinastia) alla corte ottomana come ostaggi. Situazione molto precaria e delicata. Per tutta la vita e con alterne fortune l'Impalatore combatté contro i turchi. In quegli anni sarebbe nata la sua leggenda nera.

Per esempio si narra che il sultano Maometto II avrebbe inviato dei messaggeri alla corte di Vlad, per riscuotere il tributo annuale. Gli ospiti, però, si sarebbero rifiutati di togliere i copricapi in segno di rispetto. Così il voivoda li avrebbe fatti inchiodare sulla testa dei malcapitati. Sulla sua morte ci sono due versioni: sarebbe stato ucciso per sbaglio in combattimento, o forse decapitato dagli Ottomani. Nessuno sa con esattezza dove sia stato sepolto il suo corpo.

Da Vlad III a Dracula

Bram Stoker non ha scritto un semplice romanzo dalle atmosfere gotiche (comunque rinnovate, rivisitate dall’autore), ma un capolavoro che ha dato vita a un mito inesauribile, mescolando il folklore legato all’immagine del vampiro, i precedenti letterari come “Il Vampiro” di Polidori e “Carmilla” di LeFanu e la vita avventurosa e a tratti spaventosa di Vlad III. Per scrivere il suo romanzo “Dracula” (1897), Stoker impiegò 7 anni, durante i quali studiò le tradizioni, la cultura, la religione e avrebbe scoperto la storia di Vlad Tepes anche grazie al linguista e storico Armin Vambery, che gli avrebbe anche suggerito il titolo del libro.

Stoker seppe reinventare la figura del vampiro, donandogli carisma, fascino, creando una sorta di antieroe condannato a vivere nell’oscurità, senza anima (infatti la sua immagine non si riflette nello specchio, tradizionalmente connesso con la purezza dello spirito). Un “non morto” che si nutre del sangue (quindi della vita) delle sue vittime ma, in fondo, vive un’esistenza a metà, è un reietto.

Non è strano che Re Carlo III sia affascinato tanto dal mondo romeno quanto dalla figura di Vlad III Dracula.

L’Express ricorda che una volta, parlando della sua discendenza dal voivoda, Sua Maestà ha detto: “Si potrebbe dire che io abbia una quota di partecipazione nella nazione”, giocando sul termine “stake” che vuol dire non solo “quota di partecipazione”, ma anche “palo”, “paletto”. Il riferimento è all’Impalatore e al metodo tradizionale, secondo il folklore, per uccidere i vampiri: un paletto di legno conficcato nel cuore.

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