Il caso Povia e i sindaci sceriffi che hanno paura di quattro canzoni

Un contratto stracciato da un sindaco e un altro sindaco che si dissocia: la libertà di parola in Italia è in mano agli "sceriffi" che interpretano la Costituzione a loro piacimento

Il caso Povia e i sindaci sceriffi che hanno paura di quattro canzoni
00:00 00:00

Povia può piacere, così come può non piacere. E in Italia i secondi sembrano essere più dei primi. Non è certo una novità che il cantante milanese non abbia orde di fan pronti ad andare ai suoi concerti, presumibilmente anche lui ha fatto pace con questa verità. Detto questo, impedirgli di cantare è un atto contro la democrazia. L'articolo 11 della Costituzione di cui tanti si riempiono la bocca a giorni alterni non prevede eccezioni o esclusioni ma sostiene che "ogni persona ha diritto alla libertà di espressione. Tale diritto include la libertà di opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche e senza limiti di frontiera".

Povia, per altro, difficilmente sarebbe salito sul palco a comiziare su aborto, vaccini e diritti gay, argomentazioni per le quali il sindaco di Nichelino ha dichiarato di aver chiesto di stracciare il contratto. Avrebbe cantato "I bambini fanno ohh", "Vorrei avere il becco" e probabilmente anche "Luca era gay". Sarebbe stato probabilmente questo il gesto più eversivo del cantante milanese sul palco di Nichelino sul quale non lo hanno voluto per le sue idee. A stracciargli il contratto è stato un sindaco del Partito democratico, dimostrando ancora una volta che a sinistra il diritto di parola e di pensiero vale solamente a senso unico, quando coincide con ciò che professa la dottrina dei progressisti. Tutti gli altri o si adeguano o vengono censurati. Ancora più imbarazzante il comportamento dell'amministrazione comunale di Bisceglie. Pensando di essere furbi, dopo il contratto stracciato a Povia a Nichelino e le polemiche che ne sono seguite, invece di censurare il cantante hanno deciso che si sarebbero dissociati da lui, annunciandolo urbi et orbi.

Ma poi, dissociarsi da cosa? Da quattro canzoni? Perché Povia, sui palchi, non porta le sue idee ma le sue canzoni. E una delle sue canzoni, "Ti insegnerò", che probabilmente porta ai suoi concerti, non avendo chissà quale enorme repertorio, è un inno all'amore che, tra le altre cose, recita: "Ti insegnerò che dare è meglio che avere, perché se non ti aspetti niente ciò che ti arriva lo saprai godere". Davvero da Bisceglie si dissocerebbero da questo? E dire che da quelle parti sono quelli che si ergono a difensori della Costituzione. E dire che alle sagre di paese e nei grandi eventi salgono spesso "artisti" che inneggiano a stupri, sparatorie, droga e morte: eppure nessuno si dissocia o ne straccia i contratti. Sarebbero più onesti a dire che difendono la libertà di parole sono solo quando è di loro gradimento.

Che ora un sindaco possa anche decide che musica debbano ascoltare i su oi concittadini non sembra accettabile ma evoca echi lontani e inquietanti. Il sindaco potrà anche essere parte di quella maggioranza che non apprezza Povia, ma questa non è una ragione sufficiente.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica