La commedia all'italiana, la "supercazzola", la morte. Quando Ugo Tognazzi fu "arrestato" come brigatista

Il 27 ottobre 1990 se ne andava Ugo Tognazzi, protagonista indiscusso del periodo d'oro della commedia all'italiana. "I mostri", "La voglia matta", "Amici miei", "Il commissario Pepe" sono solo alcuni dei film che lo hanno reso celebre e tengono ancora viva la sua memoria

La commedia all'italiana, la "supercazzola", la morte. Quando Ugo Tognazzi fu "arrestato" come brigatista
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Se a Ugo Tognazzi avessero detto che la piccola parte recitata al fianco di Walter Chiari ne "I cadetti di Guascogna" gli avrebbe spalancato le porte del mondo del cinema non ci avrebbe creduto. Invece proprio il ruolo nel film di Mario Mattioli del 1950 ha dato inizio all'incredibile carriera di uno degli attori più amati, apprezzati e rimpianti di sempre.

Prima a teatro al fianco di Raimondo Vianello (con il quale diede vita a un duo comico che intrattenne il pubblico negli anni '50) poi al cinema come protagonista della commedia all'italiana, Ugo Tognazzi ha saputo lasciare il suo personale segno nella cinematografia nostrana, recitando in film come "La voglia matta", "I mostri", "Nel nome del popolo italiano" e "Il gatto". L'apice del successo, che lo ha portato a essere apprezzato da un più vasto pubblico, è arrivato però nella metà degli anni '70 quando è stato protagonista delle trilogie "Amici miei" e "Il vizietto".

Amici miei, la “supercazzola”

Quello del conte Nello Mascetti è sicuramente uno dei ruoli più iconici interpretati da Ugo Tognazzi. La trilogia "Amici Miei" (uscita tra il 1975 e il 1985) è diventata un cult della cinematografia italiana anche per la famosa "supercazzola", inventata proprio dall'attore ben prima che le telecamere si accendessero su set del film. "Antani... la supercazzola prematurata con doppio scappellamento a destra...tarapia tapioco", il classico scioglilingua senza senso, che Mascetti recitava spesso nelle tre pellicole della triologia per togliersi dagli impicci, nacque a casa di Tognazzi a Velletri. A raccontare come andarono le cose fu il figlio dell'attore Gianmarco anni fa: "Erano le tre di notte e in mezzo alle bottiglie semivuote del vino mio padre disse a Piero (lo sceneggiatore De Bernardi, ndr): 'Allora scrivi. Eh? scrivi: tarapia'. E lui ubriaco come mio padre si fece scrupolo di aver capito bene e chiese: 'Terapia?'. E via con il botta e risposta: 'No tarapia Poi: tapioco', 'Tapioca?', 'No, tapioco, come fosse Antani'. Così inventando parole assurde".

Il finto arresto nel 1979

Ugo Tognazzi era un giocatore, nel senso più puro del termine. L'attore amava giocare e scherzare e la data di giovedì 3 maggio 1979 è rimasta nella storia per lo scherzo orchestrato dalla rivista satirica "Il Male" con la complicità proprio di Tognazzi. L'attore accettò di farsi fotografare in manette, accerchiato dai carabinieri, finendo sui giornali come capo delle Brigate Rosse. Finte edizioni di quotidiani come "La Stampa", "Il Giorno" e "Paese Sera" vennero distribuite nelle edicole, riportando la clamorosa notizia del suo arresto: "Schiaccianti prove lo indicano come il cervello delle Br. Arrestato Ugo Tognazzi. Ricercato Vianello". L'incredibile scherzo fu orchestrato dalla rivista all'indomani della retata del caso "7 aprile" legato proprio alle Br. Lo scherzo durò alcune ore ma creò scompiglio e scalpore a livello nazionale e Ugo Tognazzi, quando la verità fu chiarita, rivendicò la goliardata come "un diritto alla cazzata" in un clima politico e sociale, che era tutt'altro che allegro.

La depressione e la morte

Appassionato di cucina, amante del calcio e con una famiglia allargata (tre mogli e quattro figli), Ugo Tognazzi ha vissuto una vita piena, dalle mille sfaccettare. La sua irriverenza, il suo estro e il suo sorriso vennero spenti, però, negli ultimi anni dalla depressione. Difficile pensarlo triste e malinconico, ma così ha vissuto Ugo Tognazzi l'ultimo periodo della sua vita segnato da "una vena malinconica e da una vitalità in esaurimento", disse la figlia Maria Sole, raccontando gli ultimi anni del padre. "Lo ricordo piangere fissando un quadro. Mio padre era un ragazzino che non voleva crescere.

Quando è diventato adulto ha iniziato a spegnersi", rivelò la donna nel documentario "Ritratto di mio padre". A portarlo via non fu però la depressione ma un'emorragia cerebrale avuta nel sonno il 27 ottobre 1990 a soli 68 anni.

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