Per la prima volta parla J. R. Moehringer, il ghostwriter della discussa biografia da record del principe Harry, Spare. Il minore. Il 58enne, di origine newyorkese è considerato il più bravo di tutti nel suo campo; infatti, il premio Pulitzer si è occupato anche di altri best seller come l’autobiografia del tennista Andre Agassi (Open) e quella del fondatore della Nike Phil Knight (Shoe Dog). Il ghostwriter ha scritto un articolo in prima persona che uscirà nei prossimi giorni sul The New Yorker dal titolo Note dal ghostwriter del Principe Harry, in cui racconta come è diventato lo “scrittore segreto” del duca di Sussex e alcuni aneddoti legati alla stesura del libro.
La lite con il principe Harry
"Quella lite con Harry alle due di notte... pensai che il giorno dopo non avrei potuto più lavorare con lui...mi aveva esasperato", racconta Moehringer a proposito di un’accesa discussione avvenuta con il duca di Sussex su Zoom. I due, certamente, hanno costruito un rapporto molto profondo e intenso basato sulla fiducia, ma - come fa sapere lo stesso scrittore - non senza tensioni.
Il premio Pulitzer, infatti, ha rivelato che ad un certo punto a metà libro, intorno alle due di notte nel corso di una videochiamata su zoom, lui e il duca di Sussex si sono trovati in disaccordo su un passaggio del testo; in particolare, quando Harry da giovane militare dell'esercito di Sua Maestà, partecipa a una esercitazione con altri soldati britannici. È in quell’occasione che uno di questi affronta il principe e "offende gravemente sua madre Diana". Così, Harry "vuole inserire a fine capitolo la sua reazione" perché – come spiega il ghostwriter – “dice che per tutta la vita in molti hanno sminuito le sue capacità intellettuali”. Moehringer, però, vorrebbe chiudere con il dispiacere del principe perché altrimenti il racconto "si sarebbe diluito troppo”. Una scelta questa che non è piaciuta al duca di Sussex e per questo, i due hanno litigano animatamente: "Mi batte forte il cuore, stringo le mascelle, e inizio ad alzare la voce. Ma tra me e me dico: ‘Che cosa strana, sto urlando al principe Harry’. Il quale fa lo stesso con me, le sue guance si infiammano, gli occhi si affinano. A un certo punto penso che la nostra collaborazione possa finire così", ha ricordato il ghostwriter.
Il rapporto con la stampa
Nell’articolo al The New Yorker, Moehringer ha raccontato quando è stato ospite nella villa dei duchi di Sussex e del sostegno di Meghan Markle durante la stesura del libro che offriva loro dolci e caffè. Tuttavia, lo scrittore ha spiegato quanto fosse stato difficile avere a che fare con la stampa: "Il mio nome non doveva necessariamente essere pubblico, però poi tutti sanno che io sono il ghostwriter e allora fotografi e giornalisti assediano me e la mia famiglia. Una mattina mi affaccio alla finestra mentre scrivo e un reporter del Mail on Sunday mi spunta davanti al vetro, dal giardino” – poi ha proseguito – “Insomma ho sperimentato di persona cosa hanno provato e subìto i duchi del Sussex negli anni”.
Il sodalizio con Harry
Lo scrittore ha voluto chiarire la notizia secondo cui sarebbe stato George Clooney a farlo conoscere al principe Harry e così, ha chiarito: "Di certo non è stato George Clooney a presentarci, come qualcuno ha scritto. Dopo tutte altre false speculazioni, un giorno ho contattato Harry e lui mi ha risposto: 'Benvenuto nel mio mondo, amico!' – poi ha continuato - "Harry mi è subito piaciuto come persona e poi avevo appena perso mia madre, come il principe l'aveva persa 23 anni prima. Il dolore era ancora vivo, per entrambi".
In conclusione, Moehringer si lascia andare al racconto di un momento emozionante, quello della fine della stesura del libro:
"Harry ringrazia editore e il team. E, commosso, alza il calice e propone un brindisi. Aveva seguito il mio consiglio ossia di credere nel libro. E finalmente essere libero. Harry allora inizia a piangere, e io con lui".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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