Maria Antonietta (1755-1793) è ancora oggi un’icona celebrata da libri, film e documentari. La sua vita non smette di affascinarci, poiché contiene tutti gli elementi del romanzo: l’amore, l’odio, la morte, la paura e il coraggio, ovvero ciò che caratterizza l’esistenza di tutti noi. L’ultima Regina di Francia dell’Ancien Régime è stata una figura tragica, una donna amata, ma anche odiata, chiacchierata, calunniata. Ma è riuscita a riscattare ogni suo errore, ogni frivolezza con la determinazione e la dignità dimostrate durante la prigionia e sul patibolo. C’è, però, un tassello del suo passaggio terreno che ha fatto discutere per molto tempo e che ha appassionato i tanti ammiratori della sovrana, forse per l’aura di romanticismo che porta con sé: Maria Antonietta ha davvero avuto una relazione con il conte Fersen? La possibilità che la moglie di Luigi XVI si sia innamorata di un altro uomo non è un evento fine a se stesso, in quanto ci racconta molto di più dell’indole della Regina, ma è anche strettamente connesso ai tempi convulsi che travolsero Maria Antonietta, l’Ancien Régime e la Francia intera.
Da Vienna a Parigi
Maria Antonietta aveva solo 15 anni quando, nel 1770, venne data in sposa a Luigi Augusto (1754-1793), Delfino di Francia e nipote di Luigi XV. Nonostante l’educazione impartitale alla corte viennese, in vista del matrimonio, la ragazzina era ancora troppo giovane per comprendere davvero cosa significasse diventare erede al trono e poi Regina di Francia. Il carattere socievole, allegro e spensierato di Maria Antonietta, incline alla noia e derivato anche da un’infanzia tranquilla fu, in parte, causa dei suoi problemi a corte e con il popolo francese. O meglio, la giovane sovrana non riuscì ad adattare quest’indole alla sua evoluzione da Delfina a Regina. Mancò, inoltre, di lungimiranza, difetto che in parte condivise con il marito.
Il suo destino iniziò davvero a prendere forma quando, in viaggio verso la sua nuova patria, Maria Antonietta si fermò con il suo seguito su un’isola del Reno. Lì era stato appositamente costruito un padiglione di legno per la cerimonia del “remise”, ovvero l’abbandono da parte della ragazza di tutto ciò che era austriaco, a partire dai suoi vestiti, prontamente sostituiti con abiti francesi. La vita alla corte francese non fu affatto facile: non tutti i nobili vedevano con favore le nozze del Delfino con una straniera e molti si auguravano che la nuova alleanza franco-austriaca naufragasse miseramente.
Il 16 maggio 1770 Luigi e Maria Antonietta si sposarono, ma il matrimonio non venne consumato per 7 lunghi anni. Gli storici ritengono che la ragione fosse solo nell’atteggiamento inibito del Delfino, che aveva ricevuto un’educazione bigotta che lo aveva letteralmente bloccato (si parlò anche di fimosi, ma il disturbo non sarebbe stato accertato). Fu, però, Maria Antonietta a farne le spese, perché la corte e i francesi pretendevano un erede, sottoponendola a forti pressioni psicologiche. Nel 1777 l’imperatore Giuseppe II, fratello della sovrana, giunse in Francia per cercare di risolvere la questione. Parlò con gli sposi, ormai Re e Regina dal 1774 e si rese conto che non vi era alcuna malattia a impedire che il matrimonio fosse consumato. I due erano solo dei “perfetti pasticcioni”, come riporta Antonia Fraser nella biografia dedicata a Maria Antonietta (2002).
Questo punto è scabroso, ma anche importante: sembra che la sovrana non fosse molto interessata alla sua vita sessuale, contrariamente a ciò che i libelli raccontarono su di lei. Non era affatto la donna avida di piaceri descritta attraverso immagini e accuse infamanti. Di Maria Antonietta si può dire molto, ma non questo. Di certo non ebbe rapporti incestuosi con il figlio Luigi Carlo, accusa costruita dai rivoluzionari, che vi insistettero quasi con un piacere sadico e disgustoso.
Tuttavia, con il suo comportamento orgoglioso, la Regina si inimicò gran parte della nobiltà. Anche il popolo francese, dopo l’iniziale entusiasmo, era piuttosto scettico nei suoi confronti. I più malevoli erano certi che Maria Antonietta volesse influenzare la politica nazionale a vantaggio dell’Austria, mettendo in pratica gli ordini e i consigli che la madre, Maria Teresa d’Austria, le scriveva nelle sue lettere. Non era così e, comunque, la ragazza non aveva una raffinata mente politica. L’amministrazione del Paese non era nei suoi pensieri.
Il capro espiatorio
Maria Antonietta fu vittima dei tempi, ma anche di una propaganda violenta che insistette con tale perseveranza nel ritrarla come una donna sanguinaria, ingorda, malvagia, da far apparire vere delle colossali ed evidenti bugie. In un certo senso si applicò nei suoi confronti una caccia alle streghe, anzi, alla strega. La Regina divenne il capro espiatorio di tutti i mali che affliggevano la Francia. Conduceva una vita lussuosa, impossibile negarlo, le sue spese folli sono diventate proverbiali, ma non fu lei a far vacillare lo Stato depredandone i forzieri. La crisi del regno era già cominciata, seppur con timidi segnali, all’epoca di Luigi XIV, nel Seicento.
Maria Antonietta venne soprannominata "Madame Deficit", ma nessuno capì che dietro agli acquisti frivoli vi era una donna annoiata dalla vita di corte, troppo distratta e immatura, che non riusciva a essere la Regina che gli altri si aspettavano fosse. Le lacune nell’istruzione ebbero un loro peso (per esempio la sovrana non scriveva e non parlava francese alla perfezione, cosa che le inimicò ulteriormente popolo e nobili), ma va anche detto che forse Maria Antonietta non venne sufficientemente preparata al ruolo che il destino le aveva assegnato. Né a Vienna, né a Parigi trovò una vera guida che la accompagnasse verso il trono. Imparò da sola, ma troppo tardi e a sue spese.
Un bagliore nel buio: Hans Axel von Fersen
Nell’inverno del 1774 Maria Antonietta e Hans Axel von Fersen (1755-1810), figlio del Feldmaresciallo Fredrik Axel von Fersen, si incontrarono per la prima volta a un ballo in maschera all’Opéra di Parigi. Il conte svedese era impegnato nel suo Grand Tour, il viaggio d’istruzione che i ragazzi di alto rango compivano in Europa e in quei giorni aveva fatto tappa a Parigi. Forse tra loro vi fu un vero e proprio colpo di fulmine. Del resto Fersen era un giovane bellissimo e affascinante, alto un metro e novanta con occhi azzurri e Maria Antonietta non amava suo marito, il timido, goffo Luigi, interessato solo alla costruzione di serrature.
La loro era stata un’unione dinastica in cui, per definizione, non vi era spazio per i sentimenti. Per la verità il Delfino e sua moglie impararono a volersi bene con il tempo, ma sembra proprio che il loro non sia mai stato un vero, grande amore. Dopo il ballo il conte scrisse sul suo diario di aver conosciuto la Delfina e di averle parlato a lungo, quella sera, prima di capire chi fosse in realtà. Fersen sarebbe diventato il favorito di Maria Antonietta, che amava passeggiare con lui nel Jardin de la Reine e pretendeva che fosse ospite nel suo Petit Trianon. Un’amicizia che suscitò numerosi pettegolezzi e l’invidia dei nobili nei confronti del conte svedese.
Quando Luigi XV (1710-1774) morì di vaiolo, il 10 maggio 1774 e Luigi Augusto ascese al trono, Hans lasciò la corte, forse ritenendo di non poter più aspirare all’amore di Maria Antonietta, ormai diventata Regina di Francia. I due si rividero un paio di anni dopo, ma Fersen non si trattenne a lungo nel regno: voleva fare la sua parte nella Guerra d’Indipendenza Americana e, nel 1779, si unì all’esercito francese in partenza per l’America.
Il conte tornò a Parigi solo nel 1784, quando era ormai un politico e un diplomatico al servizio del suo Re, Gustavo III. Era cambiato molto in quegli anni. La Francia che rivedeva non era più il Paese che aveva lasciato. Focus.it cita una lettera che Ferse scrisse a un amico in proposito: “Tutte le menti degli uomini sono in fermento. Non si parla di altro che di una costituzione…”. La Presa della Bastiglia, il 14 luglio 1789, fu l’inizio della fine. Il 5 ottobre 1789 un corteo di donne inferocite marciarono da Parigi a Versailles con l’obiettivo di vedere la Regina e chiedere cibo per i loro figli. Fersen riuscì a precedere la folla e ad avvisarla del pericolo.
Il conte organizzò la tristemente famosa fuga, tra il 21 e il 21 giugno 1791, di Maria Antonietta e della sua famiglia, conclusasi con l’arresto a Varennes. Chiese aiuto e asilo per i reali nelle principali corti europee. Invano. Tutti temevano che l’eventuale presenza di Luigi XVI e di Maria Antonietta nei loro regni portasse con sé il vento della rivoluzione.
"Tutto a te mi guida"
Maria Antonietta e Fersen si innamorarono davvero? Il loro fu amore platonico, come si sosteneva fino a non molto tempo fa? Esiste un carteggio, composto da circa 60 missive che i due amanti si scambiarono tra il 1791 e il 1792, che può rispondere a queste domande. Maria Antonietta bruciò molte delle lettere che possedeva, invece Fersen decise di conservarle, ma avendo cura di cancellare le frasi più scabrose. I suoi discendenti le donarono agli archivi nazionali francesi, dove, nel 2020, il team della scienziata Anne Michelin ha potuto esaminarle con la tecnica della fluorescenza di raggi X decifrando, così, le parti censurate.
In una lettera la Regina scrisse al conte: “Vi amo alla follia. Non c’è momento in cui io non vi adori”. L’altro rispose: “Vivo ed esisto solo per amarvi. Adorarvi è la mia sola consolazione”. Ormai vicina alla fine Maria Antonietta tentò di rassicurare l’amato: “Non essere turbato sul mio conto, non mi succederà nulla. L’Assemblea Nazionale mostrerà clemenza. Addio, uomo amatissimo. Stai calmo, se puoi, Abbi cura di te stesso, fallo per me. Non posso più scrivere, ma nulla al mondo potrebbe impedirmi di adorarti fino alla morte”.
Maria Antonietta venne ghigliottinata il 16 ottobre 1793. Fersen apprese la notizia mentre era a Bruxelles. Nelle sue memorie, citate ancora da Focus.it, scrisse: “Sebbene fossi preparato per questo e me lo aspettassi sin dal trasferimento alla Conciergerie, fui devastato dalla realtà”. L’uomo riuscì a vedere la Regina un’ultima volta prima che venisse condotta al patibolo. In quell’occasione lei gli diede un biglietto su cui era scritto: “Tutto a te mi guida”. Questa frase e tutte le altre missive che la coppia si scambiò lasciano intuire che, molto probabilmente, la loro relazione non fosse solo platonica.
Il destino di Fersen fu crudele e violento quanto quello di Maria Antonietta. Nel 1810 venne accusato di aver avvelenato il principe della Corona di Svezia Carlo Augusto. Il popolo non perdonò, sebbene non vi fossero prove del presunto assassinio. Il 20 giugno di quell’anno, durante il funerale del principe, la carrozza su cui viaggiava Fersen venne presa d’assalto dalla folla, il conte trascinato fuori e linciato senza che l’esercito intervenisse.
Per anni il conte si torturò con il pensiero di non aver fatto abbastanza per la
sua Maria Antonietta. Non si sposò mai e in una lettera indirizzata alla sorella, quando ancora la Regina era viva, scrisse: “Non posso appartenere che a una persona, colei che mi ama davvero”.
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