La morte di Grace Kelly, nel 1982, sconvolse il mondo. Nessuno riusciva a credere che quell’icona di bellezza e grazia, ex attrice musa di Hitchcock e principessa amata e ammirata fosse morta in un terribile incidente automobilistico. Che la sua luce abbagliante si fosse spenta in un attimo. Come spesso accade in questi casi alla versione ufficiale dell’accaduto si affiancarono congetture più o meno complottiste, indiscrezioni e suggestioni formulate da quanti si rifiutarono di vedere in quella scomparsa una disgrazia, una fatalità avvenuta in un giorno che doveva essere come tanti. Dopo quarantadue anni quelle voci resistono ancora, seppur in sottofondo, affievolite dal tempo e dalla mancanza di dimostrazioni valide.
“Ghiaccio bollente”
Grace Kelly è entrata di diritto nel firmamento delle celebrità mondiali. Nella sua breve carriera cinematografica vinse tutti i premi più importanti, primo fra tutti l’Oscar come migliore attrice per il film “La Ragazza di Campagna” del 1955 (ed era già stata candidata, come migliore attrice non protagonista, per la pellicola “Mogambo”, del 1953, girata con Ava Gardner e Clark Gable).
Alfred Hitchcock coniò per lei l’ormai famosa dicotomia “ghiaccio bollente”, per esprimere la sua eleganza apparentemente distaccata, perfino algida da cui filtrava, però, una sensualità dirompente, sebbene non ostentata. Il regista la scelse per alcuni dei suoi capolavori: “Il Delitto Perfetto” (1954), “La Finestra sul Cortile” (1954) e “Caccia al Ladro” (1955). Durante le riprese di quest’ultimo film Grace conobbe il futuro marito, il principe Ranieri III di Monaco.
Dopo il fidanzamento la diva si congedò da Hollywood con due ultime pellicole entrate nella storia del cinema: “Il Cigno” (1956, in cui interpretò proprio una principessa) e “Alta Società” (1956). Il 19 aprile 1956 Grace sposò Ranieri, aprendo un nuovo capitolo della sua vita, fatto di doveri ufficiali e impegni mondani.
Il microcosmo scintillante dell’aristocrazia monegasca non le fece dimenticare l’amore per il cinema, causandole, pare, diversi attriti con il marito. Seppur a malincuore la principessa dovette rifiutare tutti i copioni che le vennero proposti, persino la parte da protagonista nel film “Marnie” (1961) di Hitchcock (Ranieri si sarebbe sempre opposto al ritorno sul set della moglie, soprattutto in questo caso, giudicando troppo oscuro e ambiguo il ruolo della cleptomane Marnie).
Nonostante ciò Grace non si tirò mai indietro di fronte alle responsabilità del suo ruolo a corte. Non si ribellò. In qualche modo riuscì ad adattarsi a una condizione di certo privilegiata, ma in cui non era completamente padrona delle sue scelte. Nessuno poteva immaginare che il destino avrebbe infranto all’improvviso quel relativo equilibrio, costruito giorno dopo giorno e che sembrava dovesse durare per sempre.
La “curva del diavolo”
Il 13 settembre 1982 Grace Kelly ebbe un incidente mortale. Alle 9.30 circa, come ricostruito nel libro “Grace Kelly. La Principessa Americana” di Robert Lacey (2014), la principessa si mise alla guida della sua auto, una Rover 3500 V8 S. Accanto a lei, sul sedile passeggero, c’era la figlia Stephanie. Le due partirono da Roc Agel, la residenza estiva dei Grimaldi, alla volta di Monaco.
Alle 9.45, sulla strada D37 verso i comuni La Turbie-Cap-d’Ail, all’altezza del tornante “Coude du Diable” (“curva del diavolo”, lo stesso tornante che compare nelle riprese del film “Caccia al Ladro”, ben conosciuto dagli automobilisti per la sua pericolosità), la Rover iniziò a sbandare fino a sfondare il muretto di protezione, per poi precipitare lungo la scarpata. La terribile caduta terminò quaranta metri più in basso, nel giardino di Villa Jean Pierre. Grace Kelly venne portata all’ospedale La Colle già prima di sensi e operata d’urgenza. Purtroppo i medici non riuscirono a fermare l’emorragia cerebrale. La principessa morì alle 22:30 del 14 settembre 1982.
Invece Stephanie, estratta ancora cosciente dalla macchina, riuscì a cavarsela con fratture multiple. Sia le autorità del Principato sia quelle della confinante Francia avviarono un’indagine per stabilire con esattezza la dinamica dell’accaduto. Infatti l’incidente era avvenuto proprio in territorio francese: Roc Agel si trova nel comune di Peille, in Costa Azzurra, a pochi chilometri da Monaco.
“Non ero alla guida dell’automobile”
La stampa dell’epoca scrisse che alla guida dell’auto ci sarebbe stata Stephanie, che allora stava per prendere la patente e non sua madre. Ciò non fece altro che alimentare misteri, teorie di complotto e una grande confusione sulla morte di Grace Kelly. In realtà si trattò di un equivoco generato dal fatto che Stephanie venne fatta uscire dal lato del guidatore, poiché l’auto si era capovolta sul lato destro, quello del passeggero. Nessuna stranezza, dunque.
Tuttavia, negli anni, molti continuarono a riproporre questa teoria, tanto che nel 2002 la principessa Stephanie decise di mettere un punto sulla questione, concedendo un’intervista a Paris Match, citata dal Guardian: “Non ero io alla guida, è evidente. Infatti venni sballottata da una parte all’altra dell’auto come mia madre, che fu catapultata sul sedile posteriore…La portiera sul lato passeggero era completamente schiacciata. Uscii dall’unico lato accessibile, quello del guidatore”. Stephanie raccontò di aver tentato di evitare l’incidente: “Ho anche tirato il freno a mano…ma non stavo guidando”.
Poi si soffermò sul dolore provato per la perdita della madre e sulla sofferenza causatale dalle menzogne che avrebbero raccontato i giornali: “Non riesco più a sopportarlo. Tutte quelle calunnie che sono state dette e scritte hanno alimentato un mistero inesistente. Voglio solo dire ‘Basta’. Lasciatemi crescere i miei figli in tranquillità e andare avanti con la mia vita serenamente”.
Qualcuno sostenne persino che madre e figlia stessero litigando al momento dell’incidente, incolpando Stephanie di aver causato la morte di Grace, sebbene in maniera indiretta. Infatti stando alle indiscrezioni l’allora diciassettenne principessa avrebbe voluto sposare il suo ragazzo, Paul, figlio dell’attore Jean-Paul Belmondo. La notizia avrebbe sconvolto Grace Kelly, facendole perdere il controllo della macchina.
Nell’intervista Stephanie, pur rifiutando categoricamente questa tesi, preferì non rivelare l’argomento dell’ultimo discorso fatto con la mamma: “[Rimane] tra noi due soltanto”. Specificò di voler tenere privati “certi segreti, certe immagini, certe cose di questa storia che appartengono al mio cuore”. Un desiderio, un diritto alla riservatezza comprensibile e che va rispettato: “Perdere mia madre quando ero molto giovane ed esserle accanto al momento dell’incidente…non potete immaginare la sofferenza che ho sopportato e che ancora sopporto. Perciò quando leggo sui giornali che ho ucciso mia madre, ciò è semplicemente orribile” aggiunse Stephanie. “Non ho niente da rimproverarmi. Salvo, forse, il fatto di essere ancora qui, di essere sopravvissuta”.
Perché Grace non ha voluto l’autista?
Perché quel 13 settembre Grace non si fece accompagnare dall’autista? Questa è la domanda che si pongono quanti non credono alla versione dell’incidente o, comunque, ritengono che fosse piuttosto strano vedere la principessa al volante. In realtà Grace era libera di guidare quando voleva. In ogni caso ci sarebbe una spiegazione plausibile all’assenza dell’autista. Stando alla ricostruzione del libro “Rainier and Grace. An Intimate Portrait” di Jeffrey Robinson (1989), infatti, sui sedili posteriori della Rover la moglie di Ranieri avrebbe sistemato delle cappelliere, dei bagagli e adagiato un abito stirato che avrebbe dovuto indossare quella sera stessa a un ricevimento. Sarebbero rimasti liberi solo i due posti anteriori, per questo Grace avrebbe scelto di fare a meno dell’autista. Quest’ultimo avrebbe anche proposto di fare un secondo viaggio portando solo gli abiti, ma la principessa si sarebbe opposta.
Il mistero dei freni
Secondo le testimonianze e i rilievi effettuati dopo l’incidente, nei pressi del tornante Grace non avrebbe neppure provato a frenare. Al contrario, la macchina avrebbe accelerato. I giornali ipotizzarono un guasto ai freni, o addirittura una manomissione. Le perizie effettuate, però, smentirono entrambe le possibilità. Rimaneva una terza ipotesi: Grace Kelly avrebbe confuso il pedale del freno con quello dell’acceleratore. Magari distratta dalla conversazione con la figlia potrebbe aver commesso un tragico errore, pur avendo esperienza al volante. A tal proposito, nell’intervista a Paris Match, la principessa Stephanie disse solo: “Mia madre ha confuso il freno con l’acceleratore? Non lo so”. Infine ribadì: “Ma io non stavo guidando”.
Due emorragie cerebrali
L’autopsia rivelò che la principessa avrebbe avuto due emorragie cerebrali, ma solo una sarebbe stata causata dall’incidente. I medici avanzarono l’ipotesi che Grace potesse aver avuto un ictus mentre era alla guida. Questa divenne la versione ufficiale, quella più realistica, attendibile e accettata ancora oggi, soprattutto perché dalle testimonianze dello staff di corte emerse che nei giorni precedenti alla tragedia la principessa si sarebbe lamentata per dei forti e persistenti mal di testa. L’ictus spiegherebbe anche il motivo per cui Grace perse il controllo dell’auto, non riuscendo né ad affrontare il tornante, né a frenare. Non è escluso che, colta dal malore, non si sia neppure resa conto di aver messo il piede sull’acceleratore.
Nell’aprile 2016 il National Enquirer riportò una ricostruzione mai dimostrata e apparentemente piuttosto fantasiosa: Grace Kelly sarebbe stata uccisa per aver scoperto dei presunti traffici illegali della loggia massonica P2 nel Principato. I freni dell’auto sarebbero stati manomessi, ma ciò non sarebbe bastato a eliminare la principessa. Così degli sconosciuti avrebbero ricevuto l’ordine di introdursi nell’ospedale in cui era ricoverata e farle un’iniezione in grado di provocare un ictus. Questa versione, però, ha un importante difetto, come abbiamo visto: i controlli effettuati sulla macchina non hanno riscontrato manomissioni e non abbiamo alcuna prova per ritenere che possano essere stati falsificati.
“Troppo perfetta”
In un’intervista dell’ottobre 1989 al Chicago Tribune, citata da Hello, Stephanie di Monaco cercò di spiegare la grande attenzione mediatica nei confronti della scomparsa della madre e l’inarrestabile proliferazione di teorie complottiste: “C’era così tanta magia a circondare la mamma, così tanto di quel sogno, che in un certo senso quasi aveva smesso di essere umana. Era difficile per le persone accettare che potesse fare qualcosa di così umano come avere un incidente d’auto. La gente supponeva che dovessi aver causato io l’incidente, perché lei era troppo perfetta per fare qualcosa del genere. Dopo un po’ non puoi fare a meno di sentirti in colpa”.
Non ci sarebbe nessun mistero dietro la scomparsa di Grace. Si sarebbe trattato di un tragico incidente, forse causato da un malore. Eventi banali, pur nella loro drammaticità, che possono accadere a chiunque. Anche il principe Ranieri, citato sempre da Hello, volle commentare quella che reputò una vera e propria persecuzione mediatica: “Hanno fatto del loro meglio per continuare a far circolare la notizia e non hanno mostrato molta compassione per il dolore che stavamo provando.
Quando la stampa inventò la storia della mafia che voleva uccidere Grace, sebbene io non riesca proprio a capire per quale ragione avrebbe voluto ucciderla, se vi fosse stata qualche interpretazione che poteva sembrare minimamente possibile, avrei detto va bene. Ma quando continuano a rivangare la storia secondo cui Stephanie era alla guida, pur sapendo che non è vero, quando sanno che è stato provato il fatto che non stesse guidando, ciò ferisce tutti noi”.
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