La cifra che distingue un genio da un mediocre è la modestia. Il primo non ha bisogno della presunzione del secondo. E Tim Burton, al quale il Museo del cinema di Torino ha dedicato una mostra curata dal direttore Domenico De Gaetano che apre oggi e chiuderà il 7 aprile, è uno di quelli che odiano perfino la loro immagine.
"Detesto guardarmi. A casa mia ho coperto ogni superficie riflettente". Parla con il candore di un bambino delle sue molte esperienze artistiche. "Ho fatto cose diverse, per questo mi è difficile indicare un erede. Non siamo sempre sovrapponibili" commenta sorridendo. Il mondo di Tim Burton è un universo da vedere più che da vivere. E la guida sarà lui stesso che oggi inaugura l'esposizione, costata 900mila euro. "È un luogo intrigante e misterioso, non so perché non lo conoscevo. Ho già in mente gotiche ispirazioni". Sullo scalone ci sono polaroid, disegni, schizzi, pupazzi e spezzoni di quei capolavori che hanno costellato una carriera ineguagliabile. Da Beetlejuice di cui sta girando il secondo capitolo che uscirà nel 2024, dopo 36 anni dal primo. Attraverso Batman e Sweeney Todd. Edward mani di forbice e Willy Wonka. I vecchietti di Mars attack, i bambini speciali di Miss Peregrine e gli inferi della Sposa cadavere. Un itinerario "fantastico" fra tratti a china e profili a colori. Animazione ed effetti specialissimi. Da qui all'intelligenza artificiale che fa tanta paura il passo è breve.
Tim Burton ridimensiona le angosce. "È un mezzo dei nostri tempi, ha il suo utilizzo e basta usarlo per le sue proprietà". Lei ad esempio, quando ha iniziato a disegnare? "Da bambino, come tutti. È la prima forma di comunicazione dei più piccini. Il problema non è quando si comincia ma quando si smette. Magari per paura di non essere abbastanza bravi. L'errore è proprio quello di arrendersi al giudizio degli altri. Se qualcosa piace a noi, vuol dire che è bello. E va benissimo. Guai censurarsi". E sullo scalone della Mole, dove si snoda l'esposizione del Mondo di Tim Burton, ci sono anche soggetti che non si sono mai tradotti in un film. "Non sapevo neanche di averli» ammette candido il suo autore. "Amo tutto quello che appare in queste nove sezioni, rappresentano anche il mio lato oscuro". La regista Tara Wood - già alle prese con la biografia di Tarantino e di Richard Linklater - ora sta frugando tra le pieghe di Tim Burton. Ne uscirà un biopic.
"Odio guardare il mio passato e ripercorrerlo, meglio se lo fa qualcun altro. Benvenuta dunque. E che abbia libertà totale". Anche se non fosse politically correct: "Lo odio, impedisce a molte idee e progetti di nascere liberamente. Non mi si addice. Io, correct non lo sono mai stato".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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